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 2015  agosto 26 Mercoledì calendario

Renzi sfugge alle contestazioni a L’Aquila non presentandosi all’appuntamento in Comune. Trecento persone erano accorse da diverse parti dell’Abruzzo nel centro storico della città per protestare contro la trivellazioni petrolifere nel mare Adriatico e il decreto “Sblocca Italia”

Matteo Renzi, ieri pomeriggio, non è riuscito a entrare nel centro storico dell’Aquila. A bloccare la visita del premier nel cuore della città distrutta dal terremoto e completamente puntellata, sono stati 300 contestatori accorsi da diverse parti d’Abruzzo per protestare contro la trivellazioni petrolifere nel mare Adriatico e il decreto “Sblocca Italia”.
Eppure, il presidente del Consiglio era nel capoluogo di regione per annunciare al governatore Luciano D’Alfonso, al sindaco Massimo Cialente e a tanti sindaci del comprensorio che i soldi per la ricostruzione finalmente ci sono, e sono già sul conto corrente della ricostruzione. «Ho scelto di venire all’Aquila solo oggi, perché ho preferito prima produrre risposte concrete da mettere a disposizione di questo territorio. In passato in troppi qui hanno fatto solo passerelle mediatiche. Oggi la risposta dello Stato c’è. I fondi ci sono, la conferma ufficiale l’abbiamo avuta pochi giorni fa. Ora tocca a voi spenderli e spenderli bene» ha detto il premier durante la riunione operativa che in seguito ai tafferugli – con una poliziotta e due manifestanti feriti, e un terzo colpito da malore – è stata spostata dagli organizzatori locali dalla sede comunale al centro di ricerca “Gran Sasso Science Institute”, situato all’ingresso della città. Renzi non ha mai raggiunto il municipio, prima tappa della sua visita in città. E così la sala universitaria che doveva ospitare solo una veloce visita di cortesia del presidente del consiglio, alla fine è stato il luogo dove si è svolto il “meeting” sulla ricostruzione.
E il sindaco Cialente – che per anni ha contestato i governi fino ad arrivare al punto, durante l’esecutivo Letta, di riconsegnare la fascia di primo cittadino all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – stavolta ha preso la parola per ringraziare. «Finalmente i soldi ci sono con una programmazione a lungo termine che ci permette di far partire davvero i cantieri del centro storico e garantire che entro il 2017 termineremo una fase centrale della ricostruzione. Ora mi pento di quando riconsegnai la fascia tricolore, ma eravamo disperati. Ma abbiamo lavorato molto: dei 56mila sfollati del 6 aprile 2009, oggi solo 12mila sono ancora fuori dalle loro case». E il governatore D’Alfonso ha chiesto pubblicamente a Renzi un «supplemento di approfondimento» sulle trivellazioni in Adriatico, sul progetto Ombrina Mare, che di tutti quelli in attesa di approvazione è il più impattante, grande quanto uno stadio di calcio. «Il turismo e lo sviluppo economico non sono antitetici» ha risposto Renzi «sulle trivellazioni in Adriatico faremo ulteriori approfondimenti».
Renzi ha scelto L’Aquila anche per annunciare il patto per il Sud. Quindici «accordi specifici» per quindici aree del Paese. «Noi metteremo i fondi ma chiederemo agli enti locali il rispetto dei tempi». E mentre dentro la sala dell’istituto scientifico si ragionava di investimenti e rilancio dell’Aquila e del Meridione fuori la polizia caricava i manifestati che tentavano di forzare il varco ed entrare nell’istituto. Non solo, una volta terminato l’incontro sindaci e amministratori locali sono stati accolti da una sassaiola. Scatenando la reazione del presidente della Provincia, Antonio De Crescentis. «Non ci sto a farmi chiamare cameriere di Renzi».