la Repubblica, 26 agosto 2015
Anche dal Pd piovono critiche su Ignazio Marino per la sua scelta di non ritornare dalle ferie negli Usa né dopo il funerale-show dei Casamonica né, soprattutto, in occasione del consiglio dei ministri di domani che prenderà in esame il “pacchetto-Roma”. Intanto al sindaco verranno affiancati quattro tutor per grandi appalti, debiti e Giubileo
L’appuntamento, sul sagrato della chiesa di San Girolamo Emiliani a Casal Morena, periferia sud della capitale, è fissato per le 11.30. A quell’ora, oggi, si ritroveranno nuovamente i parenti di Vittorio Casamonica per una messa a suffragio a 8 giorni dalla morte del loro “Re di Roma” che il questore della capitale, Nicolò D’Angelo, ha imposto in forma «strettamente privata». Una cerimonia (sorvegliata con attenzione dalle forze dell’ordine) che dovrà essere obbligatoriamente più sobria della precedente e che arriva all’indomani della decisione della procura di Roma di aprire un’inchiesta sul funerale-show dello scorso 20 agosto.
L’input è un esposto presentato dal movimento politico “Lega Italica” (sul loro sito, tra tricolori e foto col leghista Mario Borghezio, campeggia lo slogan «Per un nuovo risorgimento italiano») e al momento il fascicolo è senza ipotesi di reato né indagati. La denuncia punta il dito sul «disagio sociale» provocato da quelle esequie in pompa magna, tra carrozze, cavalli e petali lanciati da un elicottero, e chiama in causa diverse autorità, dal prefetto Franco Gabrielli, al questore D’Angelo al sindaco della capitale Ignazio Marino.
Col prefetto (dopo la riunione del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza di lunedì in cui Gabrielli ha bacchettato le forze dell’ordine senza però indicare nè punire i responsabili della «falla» nel sistema informativo) se la prendono anche due parlamentari: Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica, trova «inaccettabile che si possa anche solo pensare che un episodio sconcertante come quello del funerale show di Casamonica possa passare in cavalleria senza che qualcuno ne risponda con le dimissioni, non fosse altro per salvare la dignità delle istituzioni». Sulla sua stessa linea anche il deputato Pd Dario Ginefra: «Se si afferma che ci sono state falle nel sistema di sicurezza, si deve passare poi al capitolo dell’individuazione dei responsabili e all’applicazione di sanzioni esemplari».
Ma al centro della polemica politica c’è ancora il sindaco della capitale, da 10 giorni in ferie negli States. La sua decisione di non rientrare in città né dopo le esequie organizzate dai Casamonica né, soprattutto, in occasione del consiglio dei ministri di domani che prenderà in esame il “pacchetto-Roma” (Giubileo e relazione di Angelino Alfano su Mafia capitale), ha sollevato una bufera politica.
Alle critiche del centrodestra (Barbara Saltamartini, Lega: «Il suo è uno schiaffo alla città») si aggiungono quelle del suo partito: «Trovo incredibile – afferma Gennaro Migliore, Pd- che il primo cittadino stia discettando di quello che succede nella sua città da migliaia di chilometri di distanza, perché Roma merita di essere governata». A difendere Marino, il suo vicesindaco, Marco Causi: «Sono stato qui tutto agosto e mi sento un po’ offeso: è come se mi si dicessero che non ho fatto bene il mio lavoro in sostituzione del sindaco. Il Comune non è mai stato poco presidiato, anzi».
Una rete di salvaguardia. Un coordinamento operativo. Palazzo Chigi sfuma i termini. Ma nel lungo faccia a faccia di ieri tra il vice sindaco di Roma, Marco Causi e il sottosegretario Claudio Vincenti la questione della giunta Marino sotto tutela o, se si preferisce, “sotto sorveglianza” del governo, è stata affrontata senza tanti giri di parole. In vista del Giubileo, ma non solo, sarà varato dal consiglio dei ministri di domani un provvedimento che affida al prefetto Franco Gabrielli il coordinamento sulla sicurezza e su alcune opere pubbliche. Le spese per gli appalti invece – che per ora ammontano a una cifra considerata dal sindaco e dalla sua giunta modesta ovvero di 30 milioni (in tutto la disponibilità è di 50, ma 20 sono per la manutenzione metrò) – saranno super visionate da Raffaele Cantone. Il capo dell’Authority anti corruzione entra quindi a pieno titolo nella partita capitolina. Inoltre Silvia Scozzese, renziana, assessore al Bilancio romano, che si è dimessa un mese fa, rientra in gioco. Sarà lei il commissario straordinario del governo sul debito del Campidoglio, ruolo che era di Massimo Varazzani. Risponderà direttamente al Ministero dell’Economia. Incarico che ovviamente va ben al di là del Giubileo. E poi c’è il rebus del quarto controllore della giunta Marino. Filtra dal governo la possibilità di un alto funzionario statale che passi al setaccio gli atti amministrativi capitolini.
Nella capitale martoriata dalle indagini di Mafia e dalle messinscene del clan dei Casamonica, le decisioni sono urgenti. Marino è negli Usa in vacanza, ma Causi spiega di informarlo punto per punto. Sul controllo anche degli atti, il vice sindaco sembra cadere dalle nuvole. Con De Vincenti – dice – si è parlato di cose in gran parte risapute. Di certo c’è che domani è il D-Day per Roma. Renzi e i ministri ascolteranno in consiglio la relazione di Angelino Alfano sulle infiltrazioni mafiose e appunto saranno varate le misure per il Giubileo. Causi nega polemiche e braccio di ferro: «Quando vengo a Palazzo Chigi non mi sento commissariato ma aiutato e tutelato». Infatti di tutor preferiscono parlare dalle parti del governo. Dal consiglire politico Matteo Orfini al funzionario-revisore delle decisioni amministrative, la giunta del sindaco Marino è “accompagnata”.
Il Campidoglio sta tra l’altro battendo cassa, convinto che si possa raschiare il barile e convincere il ministro Padoan e la Ragioneria dello Stato a qualche sforamento utile per prepararsi al meglio al Giubileo. C’è da recuperare tra l’altro l’immagine della Capitale massacrata dalle connivenze e dalle complicità con Buzzi e company e dallo scaricabarile di responsabilità per i funerali-show dei Casamonica. La trattativa tra Campidoglio e governo è stata aggiornata a oggi. Sarà Renzi personalmente l’interlocutore. Fino all’ultimo il Campidoglio cercherà di ottenere il massimo dell’autonomia. Marino non vorrebbe tutele, però ci sarà di certo una stretta sulle procedure amministrative con modalità specifiche. Il funzionario ad hoc è una delle ipotesi che spetterà al cdm accogliere o meno.