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 2015  agosto 26 Mercoledì calendario

Il prezzo (troppo caro) delle adozioni. Mai così poche richieste dall’Italia: tempi biblici, nessuna certezza, richieste economiche esagerate. I più cari sono i bambini russi: anche 35mila euro. Per un vietnamita ne bastano 30mila, un peruviano 22 mila, un cinese può costare ancora meno. E poi servono anni: anni di documenti, certificati, richieste, viaggi.. Molto denaro, molto tempo, nessuna certezza

I più cari sono i bambini russi: anche 35 mila euro. Per un vietnamita ne bastano 30 mila, un peruviano 22 mila, un cinese può costare ancora meno. E poi servono anni: anni di documenti, certificati, richieste, viaggi.. Molto denaro, molto tempo, nessuna certezza. Così l’Italia tocca il record negativo: mai così pochi i bambini adottati.
Nel mondo ci sono 168 milioni di minori senza genitori. Nel 2010 in Italia vennero adottati 4.130 bambini, poi il crollo: nel primo semestre del 2014 il nostro paese aveva toccato il fondo, solo 950 bambini adottati, meno 30% rispetto al semestre precedente. Quest’anno è peggio.
Oggi a Gabicce Mare (Pesaro) inizia un convegno sul futuro dell’adozione internazionale promosso dall’Associazione amici dei bambini (Ai.Bi.) una due-giorni di confronto tra Italia, Spagna, Francia e altri paesi per un piano di rilancio anche politico. “In questi ultimi cinque anni – dice l’Ai.bi. – in Italia si evidenzia il forte calo delle domande di adozione”. Una causa su tutte: il costo insostenibile.
Ma alle cifre non si arriva facilmente. E i dubbi non si dissolvono neanche cliccando sul sito ufficiale della Cai, la Commissione adozione internazionale (l’autorità centrale in Italia), di diretta pertinenza del presidente del consiglio Matteo Renzi che ne ha delegato la guida all’ex magistrato ed ex senatore Silvia Della Monica.
Sulle pagine on-line della Cai latitano gli ultimi aggiornamenti degli enti autorizzati. In Italia non è possibile l’adozione fai-da-te e bisogna rivolgersi ad associazioni, fondazioni, ong, congregazioni accreditate a mediare tra i futuri genitori – con decreto di idoneità – e i paesi stranieri. Le tabelle esistenti mostrano totali al ribasso e non rispondenti alle spese reali cui vanno incontro le coppie intenzionate a procedere con l’adozione internazionale.
Di fatto, alla più o meno reale conoscenza di quanto possa costare effettivamente un’adozione internazionale si arriva solo dopo aver partecipato alle “riunioni di gruppo” che gli enti organizzano per le coppie con decreto di idoneità. È lì che si scopre che il cammino di chi ha fatto la lunga trafila di test, incontri con psicologi, psichiatri, giudici, ospedali e documenti per ottenere dal tribunale dei minori la famosa certificazione, potrebbe interrompersi a causa delle spese da sostenere, suddivise tra associazioni competenti, Paesi concedenti e viaggi per raggiungere il figlio assegnato. E capita di dover prendere l’aereo più volte, con permanenze che possono andare dai trenta giorni ai nove mesi (le più lunghe in Africa e in America Latina).
E non è solo questione di costi. Troppo spesso mariti e mogli restano soli di fronte ad attese e silenzi snervanti, anche dopo che le procedure per l’adozione dei minori sono concluse. È il caso dei 48 genitori italiani che aspettano di abbracciare i loro bimbi già adottati da due anni in Congo.
Eppure, sarebbe lecito avere dalle istituzioni aggiornamenti puntuali e sapere se i Paesi con cui esistono accordi sull’adozione siano o meno rispettosi degli obblighi sottoscritti o se siano in linea con il citatissimo “diritto dei bambini”. Sarebbe lecito chiedere se è vero, ad esempio, che alcuni stati stanno favorendo le adozioni in patria con aiuti pubblici e permettono alle coppie locali di scegliere i bambini attraverso banche dati (accessibili sul web) con foto in evidenza. E la preferenza è per i più piccoli e i più sani. Ed è vero che sempre più paesi stanno creando liste special needs (bambini portatori di disabilità fisiche e/o psichiche reversibili o meno) destinate solo alle adozioni internazionali?
Di tutto questo le coppie sono a conoscenza prima di assegnare il mandato a un ente? Qualcuna lo scopre solo dopo il primo bonifico in favore dell’associazione/fondazione/congregazione, quando arriva sulla propria casella di posta elettronica l’inimmaginabile elenco dei documenti da produrre.
“L’adozione è un percorso, un viaggio – scrive l’Unione famiglie adottive italiane (Ufai) sul suo sito – con una destinazione meravigliosa. Raggiungerne la meta è impareggiabile. Purtroppo il viaggio non lo è”. La presidente del comitato Ufai, Elena Cianflone, oltre alle varie iniziative sul tema, ha avviato una petizione indirizzata alla Cai – a Renzi e all’attuale presidente Della Monica – per chiedere più trasparenza e aggiornamento dei costi dell’adozione. L’iniziativa, lanciata due mesi fa, è ancora attiva su change.org.
Sull’adozione è chiaro anche il pensiero di papa Francesco. L’allora cardinale di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, conversando con il rabbino Abraham Skorka (nel libro Il cielo e la terra, Mondadori) denuncia in modo trasparente la facile deriva verso la corruzione: “Il problema è che lo Stato non fa ciò che dovrebbe fare. Occorre guardare i casi dei bambini che vivono in certi istituti dove si fa tutto, salvo recuperarli. (…) È necessario migliorare le norme sull’adozione, eccessivamente burocratiche e la cui attuale applicazione favorisce la corruzione”.