Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 26 Mercoledì calendario

Ecco ci è Antonio Monella, l’idolo dei leghisti: «Ho ucciso per sbaglio». L’imprenditore di cui il Carroccio invoca la liberazione nel 2006 ammazzò un albanese che gli stava rubando l’auto. Calderoli ha proposto la concessione della grazia in cambio del ritiro di 500mila emendamenti alla riforma del Senato

La concessione della grazia in cambio del ritiro di 500 mila emendamenti alla riforma del Senato. L’uscita del leghista Roberto Calderoli trasforma la vicenda dell’imprenditore bergamasco Antonio Monella in una sorta di baratto politico tra il Carroccio e il governo Renzi. Eppure quella del 57enne di Arzago d’Adda è una storia complicata e sofferta, sia sul piano umano sia su quello giudiziario. Monella è in carcere dall’8 settembre 2014. Sulle spalle ha una condanna definitiva a sei anni e due mesi per omicidio volontario con l’esclusione del “dolo intenzionale”. Nel 2006 sparò e uccise Helvis Hoxa, un albanese di 19 anni che assieme a due complici assaltò la sua villa tentando poi di rubargli un Mercedes fuoristrada. I giudici respinsero la richiesta di assoluzione per legittima difesa. E nonostante questo, fin da subito il suo caso ha unito forze politiche diverse nella richiesta di grazia.
La storia di Monella inizia la notte del 6 settembre 2006. L’imprenditore edile si ritrova davanti tre banditi che subito scappano verso il garage della villa. In mano hanno le chiavi del suo suv. Monella se ne accorge e imbraccia un fucile da caccia regolarmente detenuto. Spara due volte. Decisivo il primo colpo che entra nell’auto e ferisce il giovane albanese. Alle 3 del mattino del 7 settembre i carabinieri trovano il ragazzo accasciato sotto i tavolini di un bar di Truccazzano in provincia di Milano. I complici se ne sono liberati. Hoxa morirà poche ore dopo all’ospedale di Niguarda. Sentito in procura a Bergamo, Monella si difenderà spiegando che il primo colpo è partito per sbaglio.
Nonostante i suoi legali siano ottimisti per l’archiviazione in base alla legge sulla legittima difesa, l’imprenditore edile finisce indagato per omicidio volontario. Cinque anni dopo, il Tribunale di Bergamo lo condanna a otto anni. Il 29 giugno 2012 la Corte d’Appello di Brescia riduce la pena a sei anni e due mesi. Il primo marzo del 2014 i giudici della Cassazione confermano tutto. Il 22 marzo successivo il Tribunale di sorveglianza decide per il differimento della pena di sei mesi, giudicando “non improbabile la concessione del richiesto provvedimento clemenziale”. Monella, che ha risarcito i familiari della vittima con 215 mila euro, entrerà nel carcere bergamasco di via Gleno l’8 settembre accompagnato dal figlio di 26 anni.
La politica si attiva subito. Due giorni dopo la sentenza della Cassazione, il sindaco Pd di Arzago d’Adda annuncia la nascita di un comitato per chiedere al presidente della Repubblica la grazia. La Lega si associa e subito cavalca la vicenda. Il neo-leader del Carroccio Matteo Salvini corre nella villa di Arzago. Commenta: “Rischia di finire in galera per aver ucciso un ladro che gli era entrato in casa. Spacciatori tranquilli a spasso e chi si difende in galera, roba da matti”. La questione, però, non è solo politica. Il fatto pone il problema della legittima difesa. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando il 5 marzo 2014 annuncia l’avvio dell’istruttoria relativa alla domanda di clemenza. La vicenda di Monella torna d’attualità il 3 febbraio scorso quando in provincia di Vicenza, il benzinaio Graziano Stacchio uccide un uomo che stava rapinando una gioielleria. La Lega torna all’attacco proponendo di allargare la legge sulla legittima difesa.
L’iter per comporre la domanda di grazia prosegue. E dopo il differimento di pena, è arrivato anche il parere favorevole della Procura generale della Corte d’Appello di Brescia. L’ultimo passaggio sarà il parere del Tribunale di sorveglianza sul comportamento in carcere di Monella. Il sottosegretario Ferri annuncia: “Ci sono le condizioni perché il ministro esprima parere positivo sulla grazia a Monella”. Orlando promette un’accelerazione. La Lega festeggia. Anche se la vicenda di Monella è poco politica e tutta umana.