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 2015  agosto 26 Mercoledì calendario

L’incredibile vicenda del martellista polacco Pawel Fajdek, che vince l’oro ai Mondiali di Pechino, la sera si ubriaca e per pagare il taxi, non avendo contanti, regala la medaglia al tassista (che poi l’ha restituita alla polizia)

La medaglia d’oro più sorprendente, ma anche quella che è durata di meno, ai mondiali di atletica di Pechino, non è stata consegnata su di un podio, ma davanti all’ingresso di un albergo. Ed è stata riconsegnata a una stazione di polizia.
L’aveva, a buon diritto si direbbe, un tassista della capitale cinese: nella notte fra gli hutong e i “localini”, il tassista aveva preso su un ragazzone polacco, 26 anni e 120 chili, che aveva alzato un po’ troppo il gomito, altro che nel giro (ne fa quattro) del lancio del martello di cui era fresco campione del mondo l’altra sera. Costui, Pawel Fajdek, aveva deciso di festeggiare a modo suo, che poi è un modo piuttosto usuale: gran mangiata e più ancora gran bevuta, che tanto ci vuole a riempire l’ultraquintalata di stazza. Poi l’occhialuto campione dalla faccia buona aveva fatto come tutti i non cinesi a Pechino: aveva preso un taxi, mostrato un foglietto con l’indirizzo dell’albergo e il tassista lo aveva portato a destinazione.
SOSTA AL VERDE
Qui Pawel s’era frugato inutilmente nelle tasche e, non trovando denaro, neppure lo svalutato yuan dei nostri giorni, si era sfilato la medaglia d’oro che aveva al collo e l’aveva passata al tassista. «Okay, amico?», e pacca sulle spalle. Okay, parola del tassista.
Salito in camera e ripensato alla giornata d’oro, Pawel voleva mettere al sicuro la medaglia: ma al collo non c’era più. Un attimo, e la sbronza era passata. Fajdek è sceso alla reception, un po’ urlando e un po’ frignando, ed ha denunciato la scomparsa dell’oggetto più che prezioso.
Indagini immediate, ritrovamento del tassista, il quale non voleva saperne di restituire la medaglia. «Ma quale smarrimento? Mi ha pagato con quella». Trattative lunghe, ma poi sono comparsi i soldi del prezzo della corsa e il buon tassista s’è arreso allo scambio. E Pawel è risalito in camera ed ha dormito con la medaglia al collo.
LA PRIMA VOLTA DEL KENYA
Chissà se lo avrà fatto pure Nicolas Bett, il kenyano che (47.79) ha vinto la finale dei 400 ostacoli, primo oro kenyano in gara breve: «Dagli 800 alla maratona i kenyano sino troppo forti per me, così ho deciso di accorciare» ha sorriso Bett, ben deciso. Poco dopo un altro kenyano, David Rudisha, vinceva l’oro negli 800 (1:45.84) con primo giro ad andamento lento e secondo feroce, dietro di lui, novità, due europei, un polacco e un bosniaco.
MAMMA AFRICA
Africa anche nei 1500 donne, con l’etiope Genzebe Dibaba che festeggiava acchiappando farfalle sul traguardo facilmente suo (4:08.09) mentre le altre due medaglie d’oro di giornata erano della cubana Caballero nel disco (69.28) e del mozzarellone inglese Greg Rutherford (8.41) nel lungo.
RITORNO SPRINT
Ma l’attesa era per il ritorno in pista di Bolt e Gatlin: tutto facile per i due nelle batterie dei 200, settimo tempo per Justin (20.19), tredicesimo per Usain (20.28) ciascuno vincitore del proprio heat. Il crono non conta: hanno corso solo in curva e tanto per essere sicuri del passaggio del turno. Oggi alle 14.30 le semifinali e domani, alle 14.55, la gran finale.
LIBANIA OUT
Finale che nei 400 non farà invece Libania Grenot: «Pensavo di essere scesa sotto i 51 secondi – racconta l’atleta italiana – Ho corso una bella seconda curva e sul rettilineo ho tenuto. E invece anche stavolta devo dire niente finale. È una delusione grande grande». E così l’italiana, con 51.44, è finita nella lunga lista degli azzurri da comparsata cinese.
Piero Mei