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 2015  agosto 25 Martedì calendario

Caso Casamonica, il prefetto di Roma Gabrielli assolve tutti: «Non faccio rotolare teste. Tanti errori, ora nuove regole perché non accada più». Domani altra messa per il boss Vittorio: proibito qualsiasi show

L’informazione stavolta è arrivata con 48 ore di anticipo e non è stata sottovalutata. D’altra parte, dopo che il funerale di Vittorio Casamonica è finito sulle pagine dei giornali di tutto il mondo, non poteva essere altrimenti. Per questo domani, in occasione dell’ottavario (la messa a suffragio di un defunto a 8 giorni dalla morte), i Casamonica si dovranno accontentare di una cerimonia «in forma strettamente privata».
Così ha disposto il questore di Roma Nicolò D’Angelo in base all’articolo 27 del testo unico di pubblica sicurezza. «Non si può vietare un funerale in un luogo di culto», ricorda il vice questore Luigi De Angelis. Ma all’esterno della chiesa (stavolta la più piccola parrocchia di San Girolamo a Casal Morena, Roma sud), non ci saranno carrozze e cavalli ma forze dell’ordine a presidiare il sagrato.
Ad annunciare il provvedimento è il prefetto di Roma Franco Gabrielli che ieri ha messo attorno a un tavolo tutti gli attori (assenti per ferie il questore e il sindaco Ignazio Marino) di quella che ha definito «una vicenda gravissima», una «falla», un «vulnus», un «baco» nel sistema informativo che ha consentito ai Casamonica «di fare ciò che volevano». Non tanto «un messaggio mafioso alla città», quanto «un’ostentazione – spiega Gabrielli della capacità del clan di controllare il territorio». Con un’annotazione in più: «Loro stessi volevano far montare la storia sui mass media. Tutti noi siamo stati un loro strumento inconsapevole». Una cerimonia che preoccupa non solo per la scarsa «sensibilità» con la quale è stata trattata un’informazione che «c’era, seppure in maniera indiretta» e che tutti conoscevano, dai carabinieri alla polizia. Il problema vero in una città che si prepara ad ospitare dall’8 dicembre milioni di pellegrini per il Giubileo di Papa Francesco, è il controllo dei cieli. Perchè se sull’elicottero che il 20 agosto ha sparso petali di rosa sulla parrocchia di Don Bosco al Tuscolano, ci fosse stato un terrorista «sarebbe stato un problema per tutti», avverte Gabrielli. «Il tema del sorvolo è molto importante e attiene alla sicurezza nazionale – prosegue – ma questi casi si risolvono con un’attività preventiva di intelligence». Quella che è mancata in questa occasione.
Per il resto, Gabrielli (che pure ha chiesto a polizia e carabinieri «di svolgere adeguati accertamenti su profili di carattere disciplinare») assolve tutti: «Non sarò io a far rotolare teste. Se necessario lo farà il ministro». Anche perché «tutti hanno seguito a memoria “la libretta”, ed è difficile contestare mancanze». È mancata, appunto, la sensibilità.
Per questo, secondo l’ex capo della Protezione civile, serve «un cambio di mentalità». Verrà creato un «gruppo di raccordo informativo» che definisca «un ranking delle notizie che servono». Queste, poi, dal livello più basso viaggeranno rapidamente ai vertici per essere analizzate più attentamente, colmando così le lacune della scorsa settimana.
Per quanto riguarda i Casamonica, invece, ci sarà una stretta sulle loro attività («Ma non li scopriamo ora. Dal 2010 ne abbiamo ar-restati 117») e sui controlli sulle case popolari da loro abusivamente occupate (il Campidoglio ne ha individuate una trentina): «Dobbiamo fare uno sforzo – conclude Gabrielli per dimostrare che non abbiamo paura dell’ambiente criminale. Ma non in un’ottica di legge del taglione».