Corriere della Sera, 25 agosto 2015
Una vita da Bolt. Oltre i successi, è una macchina da soldi, che fattura oltre 20 milioni di dollari a stagione e ha un cachet di 350 mila ad apparizione. Lui avrebbe voluto ritirarsi dopo i Giochi 2016, a 30 anni suonati e senza nulla più da chiedere all’atletica, ma lo sponsor è stato convincente: 10 milioni di dollari all’anno fino al 2017, Mondiale di Londra
Il più grande spettacolo dopo il weekend è sempre lui, Usain Bolt. Si sveglia tardi, legge i tweet (pubblico trasversale: da Linford Christie a Paula Radcliffe, dal presidente del Cio Bach a Schweinsteiger: 3.767.347 follower) e aggiorna Facebook (16.449.686 amici contro i 14 mila di Roger Federer e i 7 mila di Michael Phelps), come impone il manuale del perfetto campione moderno e moooolto social. Trova persino il tempo di farsi un selfie con Massimo Stano da Grumo Appula (Bari), il marciatore azzurro che con mano tremante allunga il telefonino davanti alla barba reggae del più grande di tutti. Vita da Bolt.
Anche il podio dei 100 metri, digerito il centesimo di secondo che ha fatto la differenza con il resto del mondo (9’’79 contro 9’’80 di Gatlin), è one man show. Cappuccio della felpa tigrato, telecamera in mano. Mentre Gatlin se la prende con uno spettatore che importuna sua madre in tribuna, Bolt fa la linguaccia, balla, riprende i 50 mila del Nido, incanta Pechino. Non gratis, s’intende: le immagini finiranno dentro un film-documentario che racconterà la vita dell’uomo più veloce del pianeta e le sue giornate verso Rio 2016. Produzione inglese (Gabe e Ben Turner i registi, già dietro alla boy band One Direction), riprese iniziate a maggio, uscita l’anno prossimo, anche nei cinema.
In pista e fuori, Usain Bolt non fa nulla a caso. La macchina da soldi, che fattura oltre 20 milioni di dollari a stagione e ha un cachet di 350 mila ad apparizione, ha iniziato a fare i conti: ogni oro individuale di Pechino ne vale 60 mila, più un bonus di 100 mila in caso di record del mondo. La Federazione giamaicana gliene riconosce 30 mila per ogni vittoria olimpica o mondiale. A Berlino 2009, con tre ori e due primati, il bottino sfondò i 400 mila dollari. Ma i premi sono gocce nel mare del suo patrimonio. Nel luglio 2002, dopo aver vinto l’oro nei 200 al Mondiale Junior di Kingston, bruciando Nike e Adidas i talent scout della Puma fecero il colpo del secolo: era chiaro che quel ragazzino capace di spazzolare a 15 anni e 332 giorni in 20’’61 il mezzo giro di pista, era un talento da mettere subito sotto contratto. Nessuno, nemmeno il cucciolo di Lampo, immaginava che sarebbe stato a vita.
Bolt avrebbe voluto ritirarsi dopo i Giochi 2016, a 30 anni suonati e senza nulla più da chiedere all’atletica, ma lo sponsor è stato convincente: 10 milioni di dollari all’anno fino al 2017, Mondiale di Londra. 4 milioni da lì in poi, perché Bolt rimarrà ambasciatore del marchio, finché morte non li separi. Più le percentuali sull’abbigliamento e gli altri sponsor personali: prima di volare a Pechino ha girato a Londra lo spot di una linea di occhiali.
Stella abbagliante, Bolt è il padre-padrone di un’atletica che lo subisce e lo osanna, lo munge ed è munta. E che già trema al pensiero di un ritiro che posticipare al Mondiale 2019, per non dire all’Olimpiade di Tokio 2020, è pura utopia (ecco un altro problemino per il neopresidente della Iaaf Sebastian Coe…).
Eppure, in tanto business, resta una corsia per una vita quasi normale. Il buen retiro di Trelawny, dai genitori, in campagna. L’appartamento di Londra, base europea, dove lo scapolone ha coltivato la storia d’amore con una modella conosciuta alla presentazione delle divise giamaicane per i Giochi 2012, finita quando Bolt le ha chiesto di trasferirsi a Kingston e lei ha detto no. L’amico del cuore Nugent Walker, conosciuto a 5 anni. Nugent sta a Usain come Uccio sta a Valentino (Rossi). È lui a raccontare l’aneddoto più umano: «Ogni tanto mi chiede di ritirare dei contanti, di dividerli in cinquanta buste e di distribuirli alle famiglie fuori dallo stadio di Kingston».
Un Lampo sensibile che oggi, nelle batterie dei 200, riprende la corsa all’oro.