Corriere della Sera, 25 agosto 2015
Lo strano caso del Pil greco che sale ad agosto e quelle dimissioni all’Ufficio statistiche. Ha sorpreso tutti il dato del +0,8% nel terzo trimestre, due volte meglio della Germania. Ma altri indicatori dicono il contrario. Qualcuno ha truccato i dati?
Tra aprile e giugno l’economia greca ufficialmente si è espansa dello 0,8%, un ritmo di circa il 3,2% in proiezione annuale. È una velocità doppia rispetto alla Germania e quadrupla rispetto all’Italia, registrata mentre Tsipras entrava nella fase più dura del confronto con il resto d’Europa. Ma anche agli esperti resta difficile capire come si sia arrivati a quel dato, o se esso sarà ribadito nelle stime definitive fra qualche giorno.
È possibile che la conferma arrivi, anche se la crescita in Grecia fra aprile e giugno ha sorpreso un po’ tutti. Del resto questa è una fase di transizione per l’Elstat, l’ufficio statistico incaricato di elaborare e pubblicare i dati più sensibili. Il 2 agosto si è dimesso il suo presidente Andreas Georgiou, che era arrivato dal Fondo monetario internazionale nel 2010 per far luce sul vero stato dei conti. Il suo mandato è scaduto ma Georgiou, forse anche per ragioni di salute, non ha atteso neanche per un giorno la nomina di un successore. Per lui questi cinque anni sono stati durissimi: prima alcuni dei suoi più stretti collaboratori all’Elstat hanno cercato di mandarlo a processo per alto tradimento, poiché aveva osato rivedere al rialzo i dati di deficit della Grecia (l’inchiesta è durata cinque anni, prima dell’archiviazione); da gennaio, poi, malgrado le continue minacce anonime, il governo Tsipras ha tolto a Georgiou qualunque forma di protezione, ignorando le sue ripetute richieste.
Il dato a sorpresa sul Pil, uscito l’8 agosto, è il primo che l’Elstat pubblica da quando Georgiou ha lasciato (l’interim è affidato al direttore generale Athanasia Xenaki). Nessuno aveva previsto una crescita così forte, perché quasi tutti gli indicatori puntavano al ribasso. L’indice Pmi, che misura fattori come gli ordinativi delle imprese, la produzione o l’occupazione sulla base di interviste a centinaia di manager, è sceso nettamente rispetto al periodo gennaio-marzo ed ha viaggiato regolarmente ben sotto quota 50, la soglia fra espansione e contrazione dell’economia (a giugno risulta a 46,90). La produzione industriale, dopo lievi aumenti in gennaio e febbraio, è caduta in ciascuno dei tre mesi fra aprile e giugno (-1,7%, seguito da -4,6% e -0,2%). Anche l’indicatore del «sentiment» economico fotografato dalla Commissione europea mostra sulla Grecia un peggioramento progressivo in aprile, maggio e giugno in ogni sua componente. Né può aver aiutato il blocco totale degli investimenti pubblici e dei pagamenti dello Stato alle imprese, al punto che la fiducia di queste ultime scende sempre di più nel secondo trimestre e con essa l’utilizzazione degli impianti. La stessa Elstat mostra che l’attività nell’edilizia sia più bassa ad aprile e a maggio rispetto ai livelli di marzo. E tanto le importazioni che le esportazioni calano nel primo semestre rispetto al precedente.
Tutto puntava verso la recessione, prima che l’Elstat dichiarasse una crescita fra le più dinamiche d’Europa. Certo il settore del credito non può aver aiutato: fra depositi e prestiti da altri istituti, nel secondo trimestre le banche greche hanno subito un’emorragia da 15,4 miliardi. Potrebbe aver dato una mano il turismo. Ha aiutato anche il fatto che i greci, fra aprile e giugno, si sono precipitati a investire in auto in un tentativo di mettere al sicuro i propri risparmi comprando un bene di valore. E in un’economia in deflazione, la stima del Pil può risultare distorta.
Certo l’enigma sulla credibilità resta, anche per gli addetti ai lavori. George Papakonstantinou, l’ex ministro delle Finanze che per primo denunciò i falsi nelle statistiche greche, non crede a nuove frodi: «Nel quadro attuale sarebbe difficile provare nuovi trucchi», dice. Eppure il viaggio della Grecia verso istituzioni più affidabili, a quanto sembra, deve ancora iniziare.