Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 22 Sabato calendario

La frenata cinese affossa le Borse • Bufera su Alfano per il funerale show di Vittorio Casmonica • Attacco terrorista su un treno in Francia • L’Isis demolisce il monastero di Mar Elian • Martina Levato torna in carcere ma potrà vedere il piccolo Achille • Hollywood prepara due film su Enzo Ferrari • Il brainstorming inibisce il pensiero creativo

 

Cina La frenata cinese, con il nuovo inatteso punto di caduta dell’industria manifatturiera, è costata 260 miliardi alle Borse europee, ieri tutte a picco. È la terza seduta consecutiva in ribasso e ha dato vita alla peggiore settimana dei listini dall’agosto 2011. Le perdite vanno dal -2,83% del Ftse Mib di Piazza Affari al -2,95% del Cac40 di Parigi, fino al calo del -3,19% del Dax30 di Francoforte. Anche per Wall Street è stata una giornata nera: ha perso il 3%.

Casamonica 1 Per il funerale show di Vittorio Casamonica (vedi Fior da fiore di ieri) – con lancio di petali di rosa dall’elicottero, la musica del “Padrino”, la carrozza e la Rolls Royce - il prefetto, Franco Gabrielli, a breve consegnerà al ministro dell’Interno Angelino Alfano una relazione: «L’apparato di sicurezza non ha saputo cogliere i giusti segnali di quel che sarebbe successo. Soltanto il questore poteva dare prescrizioni sulla cerimonia, ma né sul suo tavolo né sul mio sono arrivate segnalazioni. Errori, dunque. Ma non si dica che la città è connivente». La questura di Nicolò D’Angelo ha già avviato un’indagine. E la polemica politica non si placa. Chiedono ad Alfano di riferire in Parlamento: Lega, Fi, M5S e un esponente del Pd (Federico Gelli). Giovanni Toti (FI) parla di «scaricabarile». Chiedono lo scioglimento del Comune dal M5S a Forza Italia. Maurizio Gasparri e FdI (con Fabio Rampelli) attaccano sulla sicurezza: quell’elicottero, sostengono, avrebbe potuto sganciare delle bombe. E a pochi giorni dal Consiglio dei ministri, il sindaco Ignazio Marino si augura che quell’occasione serva «per stabilire quali azioni ulteriori intraprendere perché a Roma vinca la legalità». E se Matteo Salvini torna ad attaccare la Chiesa — «l’8 per mille di un boss fa più gola» — il Pd, con Matteo Orfini, chiama la gente in piazza proprio nella zona del corteo dei Casamonica. E definisce «sciacallo senza scrupoli» chi chiede di sciogliere il Comune. I membri dell’Antimafia sollecitano la presidente Bindi perché convochi Gabrielli, e Renato Brunetta vuole una seduta straordinaria del Copasir per la «totale impotenza dei servizi di sicurezza». Il parroco che ha celebrato il funerale, Giancarlo Manieri, non capisce tanto clamore: «Lo rifarei, è il mio mestiere». E i parenti di Casamonica: «Non chiediamo scusa a nessuno. Al massimo solo al Papa e al Vaticano».

Casamonica 2 L’Enac ha sospeso la licenza all’elicotterista perché «ha effettuato una deviazione non prevista». C’erano 12 auto dei vigili urbani ad accompagnare il corteo funebre, una macchina dei carabinieri e una della polizia — sia pure per pochi minuti — nella piazza della parrocchia. E i vigili sostengono di essere arrivati al funerale senza alcun piano per l’emergenza viabilità: «Non c’era ordine di servizio, abbiamo dovuto improvvisare».

Casamonica 3 Qualcuno certamente sapeva che i Casamonica stavano preparandosi a seppellire Vittorio, il «re di Roma», con tutti gli onori. Perché tra i gentiluomini giunti in chiesa per le esequie alcuni erano ai domiciliari e hanno avuto bisogno dell’autorizzazione. Così è stato per il figlio del defunto e per altri appartenenti al clan. Il via libera della magistratura era stato consegnato loro a casa. Dai poliziotti del commissariato di zona e da un carabiniere di Ciampino. Prefettura e Questura sostengono di non aver ricevuto alcuna comunicazione. E comunque, dalla Questura, spiegano che i mezi per impedire questi funerali in grande stile non c’erano: «Non ci risultano condanne per associazione mafiosa, Vittorio Casamonica non era un boss riconosciuto. Non stiamo parlando di Totò Riina. Sapendolo con anticipo avremmo potuto imporre delle restrizioni, evitare la sfilata di auto. Ma erano liberi di suonare quello che volevano, anche la Traviata».

Casamonica 4 Danno spazio alla vicenda tutte le grandi testate, dal New York Times a Le Figaro a El Mundo. L’inglese Guardian titola «Disgusto a Roma per il funerale glamour del boss mafioso con colonna sonora del Padrino»; la Bbc parla di rabbia «per il funerale in stile Il Padrino per presunto boss della mafia». La notizia si è diffusa ovunque, riportata in Australia dal Sydney Morning Herald e in Vietnam dal quotidiano Dan Tri. (Al. Cap., Cds) [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Attentato Ayoub El Qahzzani, marocchino, 26 anni, sale alla stazione di Bruxelles Midi sul treno Alta velocità Thalys che collega Amsterdam a Parigi. Intorno alle 17 e 45, all’altezza del confine tra Belgio e Francia, l’uomo prende la borsa e si chiude nella toilette. Dentro la sacca, si scoprirà poi, ci sono un kalashnikov, una pistola, un coltello e 9 caricatori. Due passeggeri lo notano, qualcosa li insospettisce. Sono militari americani in borghese, Marines fuori servizio di stanza in una base Nato (secondo la Cnn). Al di qua della porta della toilette, i due soldati riconoscono il rumore del caricatore che viene inserito nel fucile d’assalto. Appena El Qahzzani esce, pronto a fare fuoco, i due americani intervengono. Affrontano l’attentatore, lottano corpo a corpo, uno viene ferito da un colpo di pistola, l’altro riceve una coltellata, ma con l’aiuto degli altri passeggeri riescono a bloccare l’assalitore. L’attore Jean-Hughes Anglade, noto per il film di Luc Besson «Nikita» e più di recente per la serie tv «Braquo», si ferisce alla mano rompendo il vetro del segnale di allarme. Il treno si ferma poco dopo nella stazione di Arras, a 185 chilometri da Parigi. L’attentatore viene portato via dai poliziotti francesi, è privo di documenti, afferma solo di essere marocchino, poi «si rinchiude in un mutismo totale», dicono le autorità. La prudenza del governo francese viene superata dal primo ministro belga Charles Michel, che si sente al telefono con il presidente François Hollande e poi per primo usa l’espressione «attentato terroristico». A giudicare dalla dotazione di armi dell’arrestato, l’intenzione era provocare una strage, evitata solo grazie alla circostanza che nello stesso vagone del terrorista erano seduti due Marines. Secondo le prime ricostruzioni, la loro presenza è dovuta semplicemente al caso. Il terrorista El Qahzzani era noto ai servizi belgi e francesi, schedato con la lettera «S» (che sta per «sicurezza nazionale») per i suoi contatti con gli ambienti dell’islam radicale.

Isis Un cumulo di pietre e di polvere è quel che resta del monastero siriano di Mar Elian (Sant’Elian), distrutto dai bulldozer dell’Isis dopo essere sopravvissuto a quasi 1600 anni di storia. I combattenti islamici hanno mostrato come un trofeo sul Web le immagini delle ruspe in azione, la tomba di Elian, martire del 285 dopo Cristo, aperta e profanata, la chiesa a tre navate ridotta in rovine. Una giusta punizione, dal loro punto di vista, al culto di un «idolo» che andava cancellato. Il complesso era stato fondato nel 432, nella sue sale erano custodite sculture e manoscritti millenari.

Levato Martina Levato e il figlio sono stati separati di nuovo, con la possibilità di vedersi, anche se non si sa quando e in che modo: la donna è tornata a San Vittore, il bimbo è stato sistemato in un comunità scelta dal Comune di Milano. A deciderlo, il Tribunale per i minorenni, che ha emesso un nuovo decreto urgente, nonostante l’istanza depositata dai legali di Levato per chiedere che madre e figlio fossero collocati insieme all’Icam, l’istituto per madri detenute, o nella comunità di don Mazzi. I giudici, invece, hanno scelto di nuovo la strada della separazione, e confermato l’affidamento provvisorio al Comune. In attesa che sia Levato sia Alexander Boettcher, padre del bimbo e condannato con lei a 14 anni, in primo grado, per aver sfigurato con l’acido Pietro Barbini, siano sottoposti a un’indagine per stabilirne le capacità genitoriali. Indagine a cui saranno soggetti anche i nonni.

Ferrari Negli Stati Uniti sono in arrivo due film sulla vita di Enzo Ferrari, imprenditore, ingegnere, pilota e fondatore di una casa automobilistica ormai nella leggenda. Uno con Christian Bale, l’attore di Batman, diretto da Michael Mann; l’altro con Robert De Niro (che sarà un Ferrari più maturo), prodotto da Gianni Bozzacchi e forse diretto da Clint Eastwood (uscirà nel 2016). De Niro: «Ho deciso di abbracciare quest’avventura perché ultimamente non mi sono più imbattuto in un progetto cinematografico così avvincente. Per me raccontare la vita di un uomo così fuori dal comune è un onore e una gioia». (Soave, Cds)

Brainstorming Secondo l’Università del Minnesota, il brainstorming (tempesta di cervelli), inventato nel 1939 dal pubblicitario Alex Osborn, è «uno spreco di tempo e risorse». I ricercatori hanno usato come cavie i dipendenti della società 3M, alcuni hanno lavorato in gruppo, altri da soli e in tutti i casi 4 persone che avevano lavorato in maniera isolata hanno prodotto dal 30 al 40% di idee in più rispetto ai gruppi. E secondo dei giudici indipendenti si trattava anche delle soluzioni migliori. Ulteriori esperimenti con gruppi sempre più rilevanti hanno dimostrato che «il brainstorming, a prescindere dal numero di partecipanti, non favorisce il pensiero creativo, lo inibisce». Una spiegazione c’è e si chiama gerarchia: il brainstorming si fonda su un’utopia e cioè che chiusi in una stanza i dipendenti si dimentichino di chi è il capo, chi il vicecapo e così via. Quando una persona può influenzare la tua carriera e il tuo stipendio è difficile contrapporre delle soluzioni invece di sviluppare ciò che arriva come suggerimento dall’alto. (Sideri, Cds)

Einstein Albert Einstein produsse la Teoria della relatività ristretta chiuso in un ufficio brevetti di Berna dove lavorava come impiegato (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)