Corriere della Sera, 21 agosto 2015
Battaglie navali. Russia e Cina uniscono le loro flotte in un’esercitazione congiunta che apre nuovi scenari nel Pacifico. Dopo decenni di sospetti e rivalità, l’isolamento di Mosca spingerebbe Putin a rafforzare i rapporti con Pechino
Venticinque navi e sottomarini delle flotte di Cina e Russia hanno cominciato ieri nove giorni di manovre congiunte al largo di Vladivostok e nel Mar del Giappone. È la seconda volta quest’anno, dopo le esercitazioni di primavera nel Mediterraneo: ma allora le navi furono nove e quelle cinesi solo tre. Questa volta si tratta della più grande operazione condotta insieme dalle forze armate di Pechino e Mosca.
Dalla base di Qingdao, la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione ha fatto salpare nei giorni scorsi sette unità: un caccia lanciamissili della classe «Luzhou», un altro di costruzione russa classe «Sovremennyy», due fregate di tipo «Jiangkai», una nave per operazioni anfibie, una per sbarco di mezzi corazzati e un rifornitore. I cinesi hanno mobilitato anche sei elicotteri, cinque aerei e 200 assaltatori di marina. La flotta russa impiegherà 16 unità di superficie, due sottomarini e 12 aerei, secondo le informazioni diffuse dall’agenzia cinese Xinhua. Punto di incontro la Baia Pietro il Grande di fronte a Vladivostok, poi navigazione a Est, nel Mar del Giappone.
Le fonti di Pechino hanno fatto sapere che le manovre simuleranno combattimento anti-sub e difesa aeronavale. Il reparto di marines cinesi sarà impegnato in uno sbarco con una ventina di mezzi anfibi. Nonostante la prova di attacco terrestre che prevede l’occupazione di un’isola, i cinesi dicono che questo dispiegamento di potenza con i russi «non è diretto ad alcuna terza parte e non riguarda lo status quo nella regione». Alla fine dell’anno scorso, dopo l’annuncio dei programmi comuni con i cinesi, però, il ministro della Difesa di Mosca Sergei Shoigu aveva commentato che gli Stati Uniti «rappresentano un fattore in queste esercitazioni nel Pacifico». E ancora: «Crediamo che lo scopo principale di addestrare le nostre forze con i cinesi sia di formare un sistema collettivo di sicurezza regionale, visti i tentativi americani di rafforzare la loro presa politica e militare in Asia e nel Pacifico».
Secondo questa lettura, la Russia di Putin, isolata e posta sotto sanzioni da Usa ed Europa per l’occupazione della Crimea e la crisi con l’Ucraina, sarebbe pronta a costituire una nuova alleanza con la Cina di Xi Jinping, che è a sua volta impegnata in una contesa territoriale per le isole Diaoyu/Senkaku con il Giappone e rivendica il 90 per cento del Mar cinese meridionale, dove si affacciano Paesi come Filippine e Vietnam. Qualche giorno fa il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha aggiustato il tiro affermando che Mosca è «fortemente a favore di soluzioni dettate dalla legge internazionale nel Mar cinese orientale e meridionale e in ogni altro mare».
Resta il fatto che per la prima volta le due flotte si preparano a prendere d’assalto (per esercitazione difensiva), una spiaggia affacciata sul Mar del Giappone. La Xinhua ha prevenuto le critiche ieri con un commento secondo il quale non c’è alcuna nuova alleanza militare con la Russia, perché la Cina è fedele alla sua politica di non-allineamento e comunque «la natura di queste manovre è difensiva, noi non saremo mai i primi ad attaccare». Ma intanto quest’anno la Difesa di Pechino ha programmato 100 esercitazioni a fuoco in Cina che coinvolgono 50 corpi d’armata e una dozzina di manovre congiunte con Paesi che vanno dal Pakistan alla Turchia, fino alla Colombia.
A Tokyo, il primo ministro Shinzo Abe ha risposto facendo votare al Parlamento una legge che abbandona settant’anni di pacifismo stretto e varando un piano di riarmo massiccio. E anche i marines giapponesi si addestreranno presto con gli americani in operazioni di sbarco (anche queste difensive, naturalmente).
Qiu Zhenwei, commentatore militare di Pechino, dice al Corriere : «In queste manovre russo-cinesi non vedo alcuna minaccia a Tokyo, anche perché la situazione attuale non la richiede». Ma sta emergendo un’alleanza militare tra la Cina e Russia dopo decenni di sospetti e rivalità? «L’avvicinamento dipende dall’America. Con gli Stati Uniti che hanno messo sotto pressione i russi e abbassato il controllo sul Giappone di Abe in Asia, è inevitabile che ci sia una collaborazione militare stretta tra Pechino e Mosca. Alleanza? Secondo me è probabile, resta solo il problema di come chiamarla».