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 2015  agosto 21 Venerdì calendario

Ventitré ville con piscina, Rolls-Royce, Ferrari e una pista da trotto. E sono solo alcuni dei beni dei Casamonica. Il Clan conta un migliaio di affiliati, con ramificazioni al Nord, in Abruzzo e in Molise. Tutti impegnati in attività di spaccio, truffa, estorsioni e usura. Sono stati «decapitati» più volte, ma sono sempre risorti. Trasformandosi in una nemesi per gli investigatori

Dalla Romanina ai Castelli, fra San Basilio e Ostia. A Roma i Casamonica spuntano nel dopoguerra ma diventano stanziali solo trent’anni dopo. «Quantitativamente e qualitativamente cresciuti oggi contano su almeno un migliaio di aderenti» censisce il dizionario Castelvecchi sulle mafie.
Colonie del clan più solvibile d’Italia si rintracciano anche in Abruzzo, Molise e Nord Italia. Impegnati in attività di spaccio, truffa, estorsioni e usura sono stati «decapitati» più volte, sempre risorgendo. E talvolta trasformandosi in una nemesi per gli investigatori.
Nel 2013, portati in trionfo dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina con una maxi retata che coinvolse una trentina dei loro pusher, i Casamonica finirono per distruggere la carriera del pm che li arrestò, Roberto Staffa. Travolto da uno scandalo per aver preteso favori sessuali dalla moglie di Consiglio Casamonica, alla quale, per l’accusa, avrebbe promesso di liberarlo. Accusato di concussione, Staffa, è tuttora a processo.
Gli uffici della Procura di Roma hanno, da sempre, un pm specializzato. Fra questi, il procuratore aggiunto Alberto Caperna (morto nel 2013) aveva conosciuto un Casamonica intellettuale di mestiere. Biografo ufficiale della famiglia si presentò nel suo ufficio durante un’indagine per usura che aveva coinvolto Ferruccio Casamonica, rendendosi disponibile a ricostruire il complicato intreccio generazionale nel quale, disse, gli investigatori rischiavano di perdersi. In seguito al sequestro di beni – fra cui ventitrè ville con piscina, Rolls-Royce, Ferrari e una pista da trotto – ci fu chi ipotizzò che la consulenza del biografo fosse finalizzata a trarre in salvo qualcosa, la pista da trotto forse. Il clan compare anche in Mafia Capitale, sia per il rapporto fra Massimo Carminati e Luciano Casamonica che per altro. Nel 2013, quando esplose il caso dell’ex sindaco Gianni Alemanno fotografato con un Casamonica, Salvatore Buzzi assume la posizione più garantista a difesa del sindaco: «È doveroso precisare che la foto fu scattata col telefono di quest’ultimo e postata sul suo profilo Facebook in occasione di una cena con le coop. Rimango stupefatto dell’uso strumentale della vicenda».