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 2015  agosto 21 Venerdì calendario

È scoppiata la bufera per l’Amleto di Benedict Cumberbatch. L’anteprima a Londra inizia con il famoso monologo “essere o non essere” interpretato dall’attore inglese e i puristi insorgono. La produzione costretta a fare dietro-front: il soliloquio torna dove era stato previsto, nel terzo atto

C’è del marcio nel teatro, dice qualcuno, se basta un critico velenoso o qualche commento dal pubblico su un’anteprima per far cambiare idea ad un regista. E a fargli fare marcia indietro rispetto all’idea di aprire il suo ‘Amleto’ direttamente con il monologo più famoso, l’essere o non essere, idea non particolarmente rivoluzionaria che però non è piaciuta. Fatto sta che Benedict Cumberbatch, vestendo i panni tormentati del principe di Danimarca, nella versione definitiva dello spettacolo che andrà in scena al Barbican di Londra dal 25 agosto in poi, si chiederà “se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni” nel terzo atto, come voluto da William Shakespeare.
SUCCESSO
Una produzione, quella dell’Amleto con la superstar britannica, che sta facendo parlare di sé da mesi ormai e che comunque vada sarà un successo. I biglietti si sono venduti alla velocità della luce, più rapidamente che per qualunque altro spettacolo della storia britannica, e tutte le notti ci sono persone accampate davanti all’imponente costruzione brutalista, il Barbican, pronte a tutto per accaparrarsi i 30 biglietti venduti ogni mattina a 10 sterline.
PREVIEW
Lo spettacolo ha avuto qualche settimana di ‘preview’, ossia di repliche in anteprima, con biglietti a prezzi comunque elevati e che hanno riempito le prime pagine dei giornali del mondo perché hanno offerto a Cumberbatch l’occasione per fare un altro monologo importante, sebbene più informale, per il teatro contemporaneo: smettetela di registrare e far foto e godetevi lo spettacolo con gli occhi, non con gli smartphone. Un appello al pubblico di cui si è parlato per settimane e che però ha portato più di qualcuno a chiedersi se quella in scena fosse un’anteprima o lo spettacolo vero e proprio.
MOULIN ROUGE
Qualunque cosa fosse Kate Maltby, sul Times, ha stroncato lo spettacolo, definendolo un “Amleto per bambini cresciuti al Moulin Rouge” e rivendicando il suo diritto a basare la sua recensione sulla versione provvisoria, vista la pubblicità e l’attenzione data alla versione diretta da Lyndsey Turner.
La decisone di aprire con l’Essere-o-non-essere, per Maltby, è “indifendibile” visto che il principe è a lutto, ma non ancora furioso, e il fantasma del padre non gli è ancora apparso per raccontargli la verità sulla sua morte. Come se si aprisse la Turandot direttamente con Nessun dorma per andare incontro ai fan che sanno le parole a memoria… Una versione a misura di seguace di Cumberbatch anche secondo un commentatore del Financial Times, che in un articolo ironico – non una recensione – intitolato “Shylock contro Sherlock” sottolinea come il “Celebrity Shakespeare” possa non essere la soluzione per resuscitare l’interesse delle giovani generazioni verso il Bardo.
CELLULARI
Lo stesso attore, parlando ai suoi fan di quanto sia difficile dare il meglio mentre la sala è invasa dalle lucine rosse dei cellulari, aveva commentato la decisione di avere il monologo all’inizio della tragedia con un secco: «Non è il punto più semplice in cui iniziare una piece, fine».
E ora, per gli ultimi dei ben 17 giorni di anteprima e per tutto il tempo in cui Amleto sarà in scena, fino al 31 ottobre, il sipario si aprirà sul principe di Danimarca che ascolta Nature Boy di Nat King Cole sul suo giradischi. Prima che il suo mondo vada in frantumi.