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 2015  agosto 21 Venerdì calendario

Tsipras si dimette, subito il voto • Il funerale show di Vittorio Casamonica • Martina Levato chiede di essere mandata da don Mazzi col figlio • Gli inglesi bevono birra e prosecco italiani • Sempre più uomini si fanno crescere la barba

  Tsipras 1 Il giorno dopo il sì tedesco al piano di aiuti, nelle stesse ore in cui l’Europa versa i primi 13 miliardi di euro, Alexis Tsipras, ormai premier di un governo di minoranza, dà le dimissioni e annuncia elezioni anticipate. Si potrebbero tenere fra un mese esatto, il 20 settembre. Fra elezioni e referendum, per i greci è la quinta volta in poco più di un anno, la terza da gennaio. Tsipras avrebbe voluto evitarlo, ma ha deciso che è l’unico modo per capitalizzare il consenso (forte) di cui ancora gode fra i greci prima di essere logorato dalla sua stessa maggioranza e dalle scelte impopolari a cui è costretto dagli accordi. Il leader ha annunciato le dimissioni con un discorso in tv: «Ho la coscienza tranquilla perché ho combattuto per il mio popolo. Ora il popolo deve prendere nuovamente il potere nelle sue mani. Dovrete decidere voi se siamo riusciti a portare la Grecia su una via positiva, e se siamo in grado di portarlo fuori dal memorandum europeo». «Abbiamo portato il caso greco in tutto il mondo. Siamo stati da esempio per altri popoli. L’Europa non è più la stessa dopo questi mesi perché l’idea di porre fine alle misure di austerità sta prendendo piede e noi abbiamo avuto un ruolo importante nell’affermarsi di queste nuove idee».

Tsipras 2 Nelle reazioni ufficiali Bruxelles minimizza, sposando in pieno la linea Tsipras. Annika Breidthardt, portavoce del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, ribadisce che «il sostegno per il memorandum e il rispetto degli impegni saranno la chiave del successo». Lo stesso capo dell’Eurogruppo, l’olandese Jeroen Dijsselbloem che nei lunghi mesi di negoziato non ha mai nascosto le perplessità sulle capacità di riuscita del governo greco, si limita a ricordare che ci sono patti da rispettare e richiama «la larga maggioranza che ha già approvato il memorandum nel Parlamento di Atene: spero che con le prossime elezioni la maggioranza diventi ancora più ampia». [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Casamonica 1 Nella parrocchia di Don Bosco, al Tuscolano, i funerali di Vittorio Casamonica, uno dei maggiorenti dell’omonimo clan che, secondo varie inchieste, a Roma è responsabile di usura, racket e traffico di stupefacenti. La salma arriva in una carrozza nera, con bassorilievi dorati, trainata da sei cavalli: in sottofondo la colonna sonora del film Il padrino; al termine del funerale, il feretro va via in Rolls-Royce, mentre un elicottero lascia cadere petali di rosa e la banda accompagna il corteo con le note di 2001: Odissea nello spazio ; la facciata della chiesa, in quel momento, è coperta da gigantografie del Colosseo e della cupola di San Pietro, con sotto le scritte: «Hai conquistato Roma, ora conquista il paradiso» e «Vittorio Casamonica re di Roma».

Casamonica 2 Moltissime le polemiche politiche sul funerale-show di Casamonica. Roberto Maroni attacca: «Eh sì, con il Pd al governo Roma è proprio Mafia Capitale». Replica il presidente Pd Matteo Orfini: «La mafia a Roma ha dilagato quando c’era il tuo amico Alemanno e tu governavi. Abbi la decenza di tacere». Per il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, «è allarmante che il funerale di un esponente del clan Casamonica, coinvolto in numerose inchieste sulla criminalità e su Mafia Capitale, si sia trasformato in una ostentazione di potere mafioso. Non è accettabile». Il M5S accusa «le giunte di destra e sinistra che hanno permesso con i loro silenzi e il più delle volte con vere e proprie complicità — scrive la deputata Roberta Lombardi — un’infiltrazione senza precedenti». E il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, dice che quello che arriva dal funerale è «un messaggio terribile da combattere con tutte le forze». La domanda centrale della vicenda è: come è potuto accadere? Il deputato del pd Dario Ginefra chiede ad Alfano «un’indagine per verificare come sia stato possibile che la questura romana abbia consentito che si svolgesse un funerale in pieno stile mafioso». Con una nota, la questura risponde: «Il defunto risulta ai margini degli ambienti criminali. Il primo intervento effettuato sul posto risulta essere alle ore 11 per motivi di viabilità». E il volo a quota bassa con lancio di petali? «Allo stato risulta noleggiato un velivolo commerciale che non necessita di autorizzazioni». Ma un piano di volo avranno dovuto presentarlo. Il sindaco Ignazio Marino: «I funerali non possono essere strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi». Per i Verdi quanto accaduto a Roma è una «sfida allo Stato».

Levato Il Tribunale dei minori di Milano questa mattina deciderà dove dovranno passare i prossimi mesi Martina Levato e suo figlio Achille. L’ipotesi più ragionevole è che finiscano all’Icam, la struttura penitenziaria attenuata dove vengono recluse le madri con il loro figlio fino al compimento del terzo anno di età. Oppure al carcere di Como, il più vicino attrezzato con un asilo nido. Oppure il Tribunale potrebbe continuare nella sua linea dura - Martina può vedere il figlio solo 40 minuti al giorno e non può allattarlo direttamente ma con il tiralatte – e decidere che Martina torni a San Vittore e il piccolo in una struttura comunale in attesa che tra mesi lo stesso Tribunale decida se Achille può essere dato in adozione o meno. Dai difensori di Martina arriva un’altra ipotesi, più difficile da percorrere. Gli avvocati Stefano De Cesare e Laura Cossar presenteranno questa mattina un’istanza perché lei e il figlio possano andare nella comunità Exodus di don Antonio Mazzi. Martina Levato per le aggressioni con l’acido è stata condannata a 14 anni di carcere di cui ha scontato solo pochi mesi. Per finire nella comunità di don Mazzi le dovrebbero essere concessi gli arresti domiciliari. Un’altra istanza in questo senso è già stata respinta dal tribunale.

Birra Per le birre italiane le esportazioni sono triplicate negli ultimi dieci anni - dai 74,9 milioni di chili del 2005 ai 213,15 dello scorso anno - con il Regno Unito al primo posto (43%), seguito da Cina (10%) e Stati Uniti (8%). Se le apripista sono state le grandi marche come Peroni e Moretti, per citare le più celebri oltreconfine, si difendono bene anche i piccoli e la carica dei birrifici artigianali, che oggi in Italia sono più di 900 e rappresentano il 10% del totale delle esportazioni con una produzione stimata in poco meno di 30 milioni di litri. Secondo i dati elaborati da Coldiretti, rispetto ai primi cinque mesi dello scorso anno le spedizioni per il Regno Unito segnano un più 27%. In Gran Bretagna anche il Prosecco va fortissimo: nell’ultimo anno la crescita è del 72% in valore, con un record di 338 milioni di sterline spese per le celebri bollicine italiane, e del 78% in volume per 37,3 milioni di litri. (Ferrigo, Sta).

Barbuti Uno studio di Braun su 6500 uomini in 6 capitali europee dello stile (Londra, Milano, Parigi, Barcellona, Berlino, Istanbul) prova che sempre più uomini decisono di non radersi: i barbuti sono il 54%. Ma è New York la capitale mondiale delle barbe: la porta il 67%. Tra le città europee spicca Milano con un 60%. A Parigi resistono lamette e rasoi: il 53% estirpa il pelo alla radice. (Salemi, Sta).

(a cura di Roberta Mercuri)