La Stampa, 20 agosto 2015
Il ritorno in tv di Enrico Montesano: «Ecco una commedia musicale scritta, diretta e cantata da me. Alla faccia dei settant’anni». Domani sera lo spettacolo su Raiuno, dopo quasi vent’anni di assenza. «E poi l’autobiografia, teatro e il film da regista»
È di buon umore, Enrico Montesano, disteso, allegro. L’ultimo giorno di vacanza a Marsala, ieri, e poi di nuovo a Roma, a lavorare. E ad attendere il responso del pubblico per il ritorno su mamma Rai dopo quasi vent’anni («troppi») di assenza. A giugno ha compiuto 70 anni («Non è vero. Ci dev’essere un errore all’anagrafe. Io di anni ne ho 50») e come regalo il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, gli ha dato una prima serata per lo spettacolo musicale C’è qualcosa in te, un viaggio nella memoria della commedia italiana. Scritto, diretto e interpretato da Enrico Montesano.
«Io sono un ex attore che si occupa dei costumi di un teatro in abbandono e che racconta a una ragazza i momenti più belli del palcoscenico degli Anni Sessanta e Settanta», racconta. Un po’ amarcord, «sicuramente un azzardo – dice -. Il pubblico televisivo non è più abituato alla commedia musicale, ma spero che si lasci catturare dalla magia della storia, dalle musiche di Gorni Kramer, Armando Trovajoli, Renato Rascel. L’anno scorso, quando ad agosto hanno dato Dario Fo, mi sono detto che in tivù c’era ancora spazio per fare delle cose diverse. Con tutto il rispetto per i cuochi e i reality show».
Nostalgia, entusiasmo, grinta si fondono nelle parole di Montesano che vorrebbe non parlare di quel Fantastico Enrico, show del sabato sera legato alla lotteria Italia, abbandonato dopo poche puntate e che ha segnato nel ’97 il suo lungo esilio, con poche eccezioni, dalla Rai. Ha fatto pace anche con questo. «Non so cosa sia successo. Avevo già condotto Fantastico dieci anni prima ed era stato un successo strepitoso, probabilmente non abbiamo capito che i gusti del pubblico erano cambiati definitivamente».
E adesso l’azzardo di confrontarsi con un pubblico che è ancora cambiato, che ingurgita velocemente menu, serie tv, talk show e reality e che da anni non è abituato a sedersi sul divano di casa come fosse la poltrona di un teatro. «Ma io credo che ci sia ancora interesse per la commedia musicale italiana. Non può essere diversamente, visto che da anni in teatro facciamo il tutto esaurito». Lui la tivù la vede poco e se deve citare due programmi dice Petrolio e Report: «Informazione, approfondimento, insomma».
«Era da tanto tempo che volevo fare un omaggio alla commedia musicale e a Garinei e Giovannini. Devo dire grazie a Leone. Ho parlato direttamente con lui, come si faceva un tempo. Mentre oggi se non sei rappresentato da un agente potente, se non sei di una grande scuderia è difficile farsi ascoltare».
Sarà per questo che è rimasto lontano così a lungo? «Potrebbe essere». D’altronde Montesano a un certo punto disse chiaramente cosa pensava degli agenti, «anzi dei prendenti». che secondo lui lo avevano gestito male.
Saranno i settant’anni («La prego, non insista con questo numero, non mi appartiene. Dica 50, sia buona»), saranno i sei figli, i grandi successi e i fallimenti come la politica («Un grande sbaglio»), ma Montesano oggi sembra pacificato, senza spigoli, senza conti da saldare con il suo passato. Zen.
Ha passato l’estate a scrivere un’autobiografia che lui preferisce chiamare «confessione» condita da «elucubrazioni e congetture» e a leggere il copione del Marchese del Grillo che porterà in teatro a Natale «senza scimmiottare Alberto Sordi. Lo farò a modo mio con grande rispetto per Albertone, insuperabile. Come feci con Rugantino e Nino Manfredi». A pensare al film che si vuole regalare in questa nuova giovinezza. «Sarebbe il mio secondo film come regista. Con il primo, A me mi piace, nell’85, vinsi un David di Donatello come miglior esordiente. Io ho i tempi lunghi».
Montesano scherza su questo prendere la vita con filosofia. La forza di un grande attore, uno showman, un comico («Una bellissima parola, mestiere di cui vado fiero») che ha creato personaggi indelebili come la romantica signorina inglese («Oh, pittoresco...»), Felice Allegria («N’apocalisse...»), il pensionato sor Torquato («Dicono che de Aids se more... perché, de Inps se vive?»).
«Ma basta parlare del passato...». Ok. Domani, prima serata per C’è qualcosa in te. Tra gli attori, anche due figli, Marco Valerio, 18 anni, e Michele, 21. «Questa commedia è stato il loro debutto, sono bravi altrimenti non li avrei mai scelti. Dipende solo da loro continuare». Emozionato? «Più che emozionato, c’ho strizza».