Corriere della Sera, 20 agosto 2015
Il grido d’allarme di Mattarella: «Il terrorismo alimentato da fanatiche distorsioni della fede in Dio cerca di introdurre i germi della Terza guerra mondiale. sta a noi, all’Europa prosciugare l’odio, far crescere la fiducia e la cooperazione». Il messaggio del Capo dello Stato nel saluto al Meeting di Rimini: «L’umanità che mostreremo nell’accogliere i profughi disperati, l’intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di esseri umani saranno il modo con il quale mostreremo al mondo la qualità della vita democratica»
Immigrazione, terrorismo, populismo, nazionalismo, impegno del singolo nella società. Tocca tutti i temi d’attualità del dibattito italiano e internazionale Sergio Mattarella, tranne le questioni tutte interne alla politica – a partire dalle riforme – che fanno discutere il palazzo. E sembra intervenire, il capo dello Stato, per cercare un equilibrio tra le posizioni contrapposte che hanno scatenato polemiche soprattutto sulla questione immigrazione, con il Vaticano rappresentato dal segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino, e quello di esponenti di maggioranza e opposizione che hanno chiesto meno invasioni di campo e una linea più comprensiva dell’operato dei vari governi che si sono succeduti in questi anni.
Sull’immigrazione, è infatti il messaggio del presidente, servono assieme «umanità e fermezza». E sul terrorismo di matrice religiosa che spesso si evoca come pericolo connesso ai flussi migratori, bisogna stare in guardia perché esso contiene – è l’allarme drammatico – i «germi della Terza guerra mondiale». Parole forti, ispirate a quelle di papa Francesco, all’indomani della decapitazione dell’ex capo del sito archeologico di Palmira.
Le riflessioni sono contenute nel messaggio di saluto diretto alla platea e ai protagonisti che prenderanno parte al tradizionale Meeting di Rimini di Comunione e liberazione, che si apre oggi per concludersi il 26 agosto e che vedrà fra gli altri la partecipazione del premier Matteo Renzi e di cinque ministri oltre allo stesso monsignor Galantino.
«L’umanità che mostreremo nell’accogliere i profughi disperati, l’intelligenza con cui affronteremo i fenomeni migratori, la fermezza con cui combatteremo i trafficanti di esseri umani saranno il modo con il quale mostreremo al mondo la qualità della vita democratica», dice Mattarella. Tema delicato quello dell’immigrazione, dei costi, delle difficoltà e anche delle paure che i grandi esodi portano con sé, legate a situazioni esplosive che il capo dello Stato non sottovaluta affatto.
«Il terrorismo alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una Terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla», è il monito che arriva dal Quirinale. «Sta a noi prosciugare l’odio, far crescere la fiducia e la cooperazione, mostrare i vantaggi della pace – sottolinea il capo dello Stato —. L’Europa ha il compito di grande rilievo perché il dialogo tra le religioni monoteiste può svilupparsi già all’interno delle nostre società, divenute plurali e multietniche».
È dunque un invito all’apertura ma anche alla cautela quello lanciato da Mattarella ad una politica e una società nelle quali si «avverte ancor più l’esigenza di valori e di percorsi ispirati a ideali sinceri» e soprattutto di «testimoni credibili, che conducano la loro azione con coerenza e moralità, rompendo l’area grigia dell’opportunismo, che purtroppo sfocia spesso nella corruzione, germe distruttivo della società civile».
Un passaggio, questo che può essere letto come un monito a una politica macchiata da casi di corruzione, così come anche in chiave interna può essere letto l’ultimo passaggio del messaggio di Mattarella: «Il rischio di chiusure settarie, o di tentazioni fondamentaliste, è sempre in agguato. Basta guardare attorno a noi il riemergere di populismi e nazionalismi», che possono essere contrastati solo da «testimonianze di moralità, di solidarietà, di impresa responsabile, di governo dei conflitti, di ricostruzione del diritto laddove la sua rete è stata lacerata».