National Geografic, 20 agosto 2015
I disegnatori al seguito della Guerra di secessione
ALL’EPOCA DELLA GUERRA DI SECESSIONE gli otturatori delle macchine fotografiche erano troppo lenti per scattare immagini nitide di scene in movimento. Fotografi famosi come Mathew Brady e Timothy O’Sullivan, costretti a viaggiare con pesanti negativi di vetro e carri ingombranti che facevano da camera oscura, non potevano lavorare sui terreni accidentati né in mezzo ai campi di battaglia. Per questo gli editori dei giornali reclutarono disegnatori professionisti e dilettanti perché illustrassero le azioni di guerra per i lettori. Questi “artisti speciali”, embedded al seguito delle truppe di entrambi gli schieramenti, furono i primi inviati di guerra americani a lavorare con le immagini. Erano giovani uomini (mai donne), molto diversi per provenienza e istruzione – c’erano soldati, ingegneri, incisori, pittori e qualche illustratore già affermato – in cerca di guadagni, di esperienze e di avventura. Ma l’avventura poteva finire male. Uno degli artisti, James R. O’Neill, fu catturato e ucciso dai Quantrill’s Raiders, una banda di guerriglieri sudisti. Altri due rimasero feriti. Frank Vizetelly rischiò di morire a Fredericksburg, in Virginia, nel dicembre 1862, quando “una granata portò via una parte della testa a un soldato del South Carolina, a quattro metri da me. Alfred Waud, che nell’estate del 1862 seguiva le truppe unioniste, scrisse a un amico: “Nessuna somma di denaro potrà mai ripagare quello che abbiamo sofferto noi in questi ultimi giorni”.
L’inglese Waud e l’americano Theodore Davis furono gli unici due artisti che seguirono ininterrottamente la guerra, dalle salve iniziali dell’aprile 1861 alla resa dei confederati quattro anni dopo. In seguito Davis elencò le qualità richieste a un illustratore al fronte: “Totale disinteresse per la sicurezza e le comodità; capacità di stare sveglio tutta la notte come un gufo e all’erta tutto il giorno come un falco; sopportare la scarsità di cibo; essere disposti a cavalcare per un numero imprecisato di miglia solo per fare uno schizzo, magari completandolo di notte senza altra luce che quella di un falò”.
Malgrado il notevole coraggio di cui questi uomini diedero prova e gli eventi che testimoniarono con il loro lavoro, le loro storie sono passate quasi inosservate: D. H. Strother, sostenitore dell’Unione, che ebbe il pericoloso incarico di raffigurare gli accampamenti dei Confederati intorno a Washington e fu arrestato come spia; Theodore Davis, avventatamente inviato dietro le linee sudiste, e anche lui catturato e accusato di spionaggio; W.T. Crane, eroico corrispondente da Charleston, la città ribelle dove la guerra cominciò; Alfred Waud, fatto prigioniero da una compagnia di cavalleggeri della Virginia, e liberato in cambio di un ritratto; Frank Vizetelly, che seguì di persona il tentativo del presidente sudista Jefferson Davis di scappare all’estero.
Gli artisti di guerra dovevano agire in fretta, individuare una scena cruciale, fissare gli elementi principali della composizione in pochi minuti e poi completare il disegno una volta tornati all’accampamento. Ci tenevano molto a realizzare disegni il più autentici possibile. Poi li spedivano via corriere a cavallo, treno o nave alle redazioni dei giornali, dove gli incisori li ricopiavano sulle matrici di legno: i più esperti si occupavano dei dettagli delle figure e delle composizioni complicate, lasciando agli apprendisti gli elementi più semplici dello sfondo. Una volta completata la matrice si procedeva alla preparazione del cliché mediante un processo di galvanotipia. Copie delle incisioni potevano essere inviate agli editori stranieri per aumentare i ricavi. Di solito le immagini andavano in stampa dopo due o tre settimane, ma in caso di battaglie o eventi importanti l’intera lavorazione poteva essere ridotta a qualche giorno.
NEL 1861 li. MERCATO AMERICANO era dominato da due settimanali illustrati pubblicati a New York: Frank Leslie’s Illustrated Newspaper e Harper’s Weekly. Frank Leslie era lo pseudonimo di Henry Carter, un inglese emigrato negli Stati Uniti dopo aver diretto il reparto incisioni dell’Illustrated London News, il primo e più prestigioso settimanale illustrato del mondo. Il suo Leslie’s iniziò le pubblicazioni nel 1855, e già prima della guerra vantava tirature di oltre 100 mila copie, con edizioni speciali che arrivavano a 300 mila.
La rivista si proclamava rigorosamente neutrale, e qualche mese dopo l’elezione del presidente Lincoln, nel novembre del 1860, Leslie inviò William Waud, fratello minore di Alfred, a Charleston per documentare il montare del sentimento secessionista. Da inglese, William poteva presentarsi come neutrale e quindi rappresentare legittimamente il desiderio del suo editore: “Realizzare un giornale libero da idee non obiettive o punti di vista faziosi sulla politica nazionale, così da poter circolare in ogni parte dell’Unione ed essere letto da ogni famiglia come attendibile resoconto dei fatti”. I disegni di William Waud descrivono gli ultimi giorni di pace del Sud. Quando i confederati aprirono il fuoco contro Fort Sumter – l’atto che diede il via al conflitto – Waud disegnò la scena in mezzo alla folla radunata sulla diga foranea.
Contrariamente a Frank Leslie, Fletcher Harper, l’editore di Harper’s Weekly, si schierò nettamente per il partito repubblicano, il presidente Lincoln, l’abolizione della schiavitù e l’Unione. Le sue idee, i suoi corrispondenti e il suo settimanale illustrato non erano affatto graditi nei territori sudisti. Harper’s era nata nel 1857 come rivista più letteraria che giornalistica, ma la guerra cambiò tutto. All’inizio del secondo anno di guerra Harper aveva assunto grandi firme dell’illustrazione, come Alfred Waud, Winslow Homer e Thomas Nast, mettendo loro a disposizione tutte le risorse necessario per arricchire le pagine del giornale con immagini incisive e convincenti.
Ad Alfred Waud, l’artista di guerra più prolifico, si devono molti dei disegni più suggestivi. Spesso era il primo a raggiungere il fronte: il 21 luglio 1861 arrivò al campo di battaglia di Bull Run a bordo del carro fotografico del suo amico Mathew Brady, e si mise a combattere contro i confederati. Il giorno dopo, di ritorno dal fronte, non esitò a puntare la pistola contro un soldato nordista che tentava di sequestrare il suo cavallo. Spesso otteneva permessi speciali per ritrarre le linee difensive nemiche; aveva ottimi rapporti con molti ufficiali ma amava anche condividere la vita dei soldati semplici.
Nel prosieguo del conflitto, nessun artista seppe ritrarre la vita negli accampamenti meglio di Edwin Forbes, di Leslie’s, che si specializzò in ritratti che svelavano gli aspetti umani della guerra. I suoi schizzi che raffigurano i soldati mentre riposano, cucinano, fanno le pulizie, leggono, si radono, si dedicano allo sport o ad altre attività quotidiane documentano l’umanità di quell’esistenza condivisa. Winslow Homer, destinato a diventare un pittore famoso, si basò sugli schizzi che aveva riportato dal fronte per realizzare alcuni dei suoi dipinti più apprezzati. Durante la Campagna peninsulare – la prima offensiva lanciata senza successo dall’esercito nordista in Virginia – Homer realizzò lavori di grande vivacità, ma rimase segnato dalle privazioni della vita militare. “Tornò a casa così cambiato che i suoi migliori amici non lo riconoscevano più”, scrisse la madre. Nato in Baviera, Thomas Nast, collega di Homer, divenne il vignettista politico più influente d’America. Acceso sostenitore di Lincoln e del Partito repubblicano, demonizzava i sudisti, si batteva per l’abolizione della schiavitù e ridicolizzava quanti, anche al Nord, chiedevano negoziati di pace. Nel 1864 le illustrazioni che celebravano le vittorie dell’Unione e le corrosive vignette di Nast contribuirono a rafforzare il sostegno alla guerra dell’opinione pubblica e a far rieleggere Lincoln. Su entrambi gli schieramenti, le autorità militari impararono ad apprezzare le abilità degli artisti, offrendo loro incarichi nell’esercito e inviandoli in missione per disegnare le fortificazioni nemiche.
Gli artisti non avevano alcun controllo sui loro disegni dopo averli spediti. Nel dicembre 1862 Arthur Lumley, un irlandese che seguiva la battaglia di Fredericksburg per il New York Illustrated News, mostrò in un disegno le truppe dell’Unione che saccheggiavano la città. Indignato, scrisse sul retro del disegno: “Venerdì notte a Fredericksburg. La città era nel caos, razziata dai soldati nordisti – case incendiate, mobili sparsi per strada – dappertutto uomini che saccheggiavano – una scena da Rivoluzione francese e una vergogna per l’esercito dell’Unione”. Il giornale non pubblicò mai l’immagine.
Harper e Leslie contribuirono a orientare l’opinione pubblica, censurando le immagini che consideravano troppo negative o crude, modificando i disegni per farli apparire più ottimistici o commoventi. I redattori di Harper’s, per esempio, corressero uno schizzo di Alfred Waud che raffigurava l’amputazione di una gamba in un ospedale da campo per attenuare i dettagli più cruenti a beneficio dei lettori impressionabili. In un altro disegno di Waud comparivano cavalli esausti che trascinavano a fatica i carri dell’artiglieria; gli incisori lo ritoccarono in modo che i cavalli apparissero con la testa alta, la coda dritta, gli zoccoli che sollevavano schizzi di fango, quasi stessero portando le armi al fronte di gran trotto.
Eppure, raffigurando gli eventi nel modo più realistico possibile, Waud, Lumley, Henri Lovie e gli altri riuscirono a indebolire il mito della guerra come avventura romantica. Man mano che i lettori si abituarono alle immagini violente anche la censura fu allentata.
LA CONFEDERAZIONE non aveva dalla sua, in pratica, nessun organo di stampa illustrato, ma anche al Sud lavorarono artisti che produssero centinaia di immagini. Molti furono pubblicati dall’Illustrated London News: dopo l’elezione di Lincoln, in Gran Bretagna le questioni americane suscitavano molto interesse, e allo scoppio della guerra sulla stampa e nell’opinione pubblica si accese un intenso dibattito sul possibile riconoscimento della Confederazione secessionista. Nel maggio del 1861 giunse in America Frank Vizetelly, esperto illustratore di guerra che aveva appena seguito la spedizione dei Mille. In un primo tempo Vizetelly fu positivamente colpito dalle truppe unioniste, rappresentando in toni favorevoli il fervore patriottico, il morale alto e il cameratismo dei soldati nordisti.
Tutto cambiò il 21 luglio, con la battaglia di Bull Run, una grave sconfitta per l’Unione. Una settimana più tardi Vizetelly inviò un disegno poco lusinghiero, intitolato The Stampede From Bull Run ("La precipitosa fuga da Bull Run"), accompagnato da una descrizione altrettanto esplicita: “Alle cinque e mezzo le truppe federali erano in piena ritirata, inseguite in diverse direzioni dai neri destrieri della Black Horse cavalry [una celebre compagnia di cavalleria, ndr] della Virginia. Il termine ritirata non rende in pieno l’idea di questa disonorevole disfatta. (…) I soldati terrorizzati gettavano via le armi e l’equipaggiamento e fuggivano come pecore impazzite senza seguire alcun ordine. (…) Le ruote dei carri pesanti lanciati a tutta velocità schiacciavano i corpi dei feriti. Nell’orribile confusione creata dal panico i carri più leggeri su cui viaggiavano i rappresentanti del Congresso si ribaltavano e andavano in pezzi”.
Da allora a Vizetelly fu vietato l’accesso alle linee unioniste. Per raggiungere il fronte di Richmond, l’artista decise di aggregarsi all’esercito confederato: con l’aiuto di simpatizzanti sudisti e di uno schiavo liberato attraversò il Potomac e si unì alle truppe del generale Lee. Finì per abbracciare la causa dei ribelli: “Circondato come sono dalla gente del Sud”, scrisse, “affermo con vigore che il Sud non potrà mai essere soggiogato”. Rimase affascinato dagli ufficiali, dai soldati, dalla gente, dai paesaggi e dagli ideali della Confederazione. Per la prima volta dall’inizio della guerra, il Sud aveva il suo artista, anche se lavorava per un giornale pubblicato a Londra.
Tra gli artisti schierati con il Nord, alcuni sostennero apertamente l’emancipazione dei neri. Nel maggio del 1866, un anno dopo la fine delle ostilità, Alfred Waud illustrò l’epilogo della guerra firmando un lavoro commovente e simbolico: i ritratti dei soldati afroamericani riuniti a Little Rock, in Arkansas, prima che fosse sciolto il loro reggimento. Mentre i soldati smobilitavano e la popolazione tornava alle normali occupazioni, molti artisti continuarono a lavorare per raffigurare la vita degli americani in tempo di pace.
Nel giro di una generazione, gli illustratori di guerra sarebbero stati sostituiti dai fotografi armati delle prime Kodak portatili. Ma non del tutto. Ancora oggi ci sono artisti che partono per il fronte su incarico degli stati maggiori o dei media, per raccontare la guerra come macchine fotografiche e telecamere non riescono a fare: catturando, ad esempio, le emozioni profonde dei soldati coinvolti in una tragedia tanto più grande di loro.