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 2015  agosto 20 Giovedì calendario

La saggezza di Moana. Lo scrittore Mauro Covacich ricorda quella nuvola di cocco con i tacchi alti che non aveva nulla da nascondere. Alle interviste rispondeva con coraggio e sincerità, che le chiedessero del fidanzato, di eventuali figli o del Partito dell’amore. Le sue performance ricalcavano i più scontati cliché della donna oggetto ma nessuno abusava di quel corpo perché era lei quel corpo. In ricordo di una pornostar che pensava come se non dovesse morire mai

Ma allora è vero! Non pensavo che il giornale avesse questi poteri. Prego, prego, entri, benvenuta. Lei mi supera gettandomi un’occhiata distratta. Indossa un top turchese senza spalline e una minigonna plissettata coordinata con un paio di sandali argentati dal tacco altissimo, quel tipo di scarpa che andava di moda prima che tornassero in auge le zeppe.
Incede nella stanza col suo passo deciso, avvolta in una nuvola di bagnoschiuma al cocco. Era dagli anni Ottanta che non sentivo questo odore sui corpi delle persone. La seconda cosa che mi colpisce è la leggerezza dei suoi capelli, si sollevano ariosi in due ali mentre cammina. Forse avrei dovuto stringerle la mano, ma ormai è troppo tardi. Si muove così sicura che viene presa in contropiede dalla sua stessa sicurezza. Si gira a guardarmi. Prego, prego, si sieda dove vuole. Sceglie il divano – le gambe accavallate, la trousse in grembo, un braccio sollevato sul bordo dello schienale – io avvicino una sedia e mi sistemo di fronte. Sigaretta? Scuote appena il capo, gli occhi sempre a mezz’asta. No, neanch’io fumo, sa, queste le ho acquistate apposta per l’occasione, pensavo che magari a lei andasse. Non sorride, si limita a osservarmi. Sì, ecco, allora, intanto mi permetta di ringraziarla ancora dell’opportunità, non capita spesso che simili desideri vengano esauditi. Quando mi hanno chiesto con chi avrei voluto passare un’ora, non ho avuto esitazioni. Ma, ecco, insomma, sì, non vorrei che ci fossero equivoci. Lei ha sempre suscitato in me sentimenti complessi. Non è facile spiegarli. Ricordo con quale passione ascoltavo le sue parole. Mi viene in mente quell’intervista con Pippo Baudo, ricorda?
Lei mi guarda impassibile. Lo so, ne ha fatte tante, intendo quella in cui doveva rispondere alle domande del pubblico, tutte donne, e lei sapendolo è arrivata con un vestito di lamè rosso fuoco, scollato fin quasi all’ombelico. Ecco, il coraggio, il suo coraggio. Che non era mai spavalderia, semmai determinazione. Quel modo di testimoniare coi gesti, molto prima delle parole, che lei non aveva nulla da nascondere. E loro: cosa dice il suo fidanzato del lavoro che fa? Fidanzato, la lingua italiana del perbenismo premoderno. Quando torna a casa da lui ha ancora voglia di fare l’amore? Se un giorno diventerà mamma cosa dirà ai suoi bambini? Aspettava le domande e rispondeva calma, guardando dritta in faccia l’interlocutrice. Non credo che farò mai figli, non sopporterei di doverli esporre a domande a cui non saprebbero rispondere. Un uomo adulto, frequentandomi, accetta in coscienza di affrontare le difficoltà che derivano dalle mie scelte di vita, ma un bambino no, un bambino ne sarebbe costretto. Dio, che forza.
Oppure quell’intervista a Samarcanda, o forse da Maurizio Costanzo, in cui racconta della sollevazione della Federcasalinghe all’ipotesi che partecipasse a un programma televisivo. O quando, di fronte alla gelosia del suo uomo, che lei stessa trova inevitabile, ammette senza alcuna enfasi che le si profila un futuro di solitudine. E vogliamo parlare del suo sostegno ai radicali e all’avventura politica di Ilona Staller? Ma lei non dice niente, si limita a guardarmi, mi osserva sollevando una palpebra appena un po’ di più dell’altra. E del Partito dell’amore, ne vogliamo parlare? Abolizione della censura, libertà del piacere, guerra alla criminalità organizzata. Come non votarla? Per non parlare poi del suo bellissimo libro La filosofia di Moana. Insomma, quello che voglio dire è che lei ha messo in discussione ogni mia certezza: da un canto, le sue performance ricalcavano i più scontati cliché della donna oggetto, dall’altro, quell’uso così consapevole del proprio corpo era anche una nuova forma di femminismo. Lei se ne infischiava dei giudizi della gente, nessuno abusava di quel corpo perché c’era lei a vigilare lì dentro, anzi, era lei quel corpo. Lei, la ragazza pensosa che porta il nome di un’isola hawaiana, la bionda che al microfono parla di interiorità secoli prima che comincino a farlo a Miss Italia. E poi quella frase, che credevo fosse di Nietzsche e invece era sua: Vivi come se dovessi morire domani, pensa come se non dovessi morire mai. Che saggezza per una ragazza di trentadue anni.
Lei finalmente si muove, estrae il rossetto dalla trousse, lo ripassa, prima sopra, poi sotto, senza smettere di fissarmi. Su bello, che ne dici di venire al dunque?