la Repubblica, 19 agosto 2015
Oggi l’atletica mondiale cambia presidente. La lotta è tra uno Zar e un Lord. Sergey Bubka è ucraino, ha 52 anni, è lo stakanovista del record (35), l’uomo che ha volato più in alto nell’asta, il primo a superare il confine dei sei metri mentre Coe – per tutti Seb – ha sempre vinto: sul tempo (record mondiale sugli 800 nell’81) sugli avversari (due ori olimpici nei 1.500), in politica nelle file dei conservatori, nel mondo internazionale portando a casa in una notte (con l’aiuto di Blair) i Giochi di Londra 2012. Un duello tra leggende, che fino a stamattina si sorridevano con fair-play
Sintonizzatevi su House of Sports: oggi l’atletica mondiale cambia presidente. E sceglie per la Iaaf un altro sovrano, tra due campioni che mettono insieme 43 record mondiali. Un duello tra leggende, che fino a stamattina si sorridevano con fair-play. La lotta è tra un Lord (Coe) e uno Zar (Bubka). Se ne va il senegalese Lamine Diack, 82 anni, entrerà un europeo (per la seconda volta ci sono due candidati). Complotti e scandali in un’atletica accusata di aver perso i suoi traguardi, soprattutto etici. La Russia ai mondiali farà marciare un solo atleta, Yargunkin, 34 anni, nella 50 km. Cancellati tutti gli altri. Doping, insabbiamenti, sponsor dittatoriali, perdita di ascolti televisivi. Tante, troppe ombre su quella che una volta era la regina dello sport e ora è solo una principessa scalza. Chi può riportarla in rotta verso nuove mete? Il favorito è Sebastian Coe, per tutti Seb, assai british, cresciuto a Stratford-upon-Avon, of course. Sua madre, appassionata di teatro, scelse per i bimbi nomi da Tempesta shakespeariana, (l’altra figlia si chiama Miranda). Coe, 59 anni, ha sempre vinto: sul tempo (record mondiale sugli 800 nell’81) sugli avversari (due ori olimpici nei 1.500), in politica nelle file dei conservatori, nel mondo internazionale portando a casa in una notte (con l’aiuto di Blair) i Giochi di Londra 2012. Ha presenza, carisma, quattro figli (che cita sempre), nell’ultimo anno ha fatto quattro volte il giro del mondo per convincere tutti che lui è l’uomo giusto per il futuro. Era anche candidato a sindaco di Londra e a presidente della Bbc, ma ha scelto di restare nella corsia sportiva. È appoggiato dagli anglosassoni, da America, Russia ed Europa, ma resta l’incognita Africa, divisa a metà, su cui il presidente uscente Diack ha potere di influenza. Votano in 213. Seb di ufficiali ne ha 38 (paesi che contano) mentre Bubka solo 5.
Coe che ha difeso l’operato della Iaaf dopo i recenti nuovi scandali, vuole modernizzare l’atletica e quindi sbarazzarsi degli intrighi familiari. C’è una commissione etica che si sta occupando di Diack figlio, Papa Massata, che si è dimesso da consulente marketing della Iaaf, dopo l’accusa di aver intascato una mazzetta di 5 milioni di dollari per sostenere la candidatura 2017 ai mondiali di Doha (poi ottenuti per il 2019). Diack padre dice che il figlio sa badare a se stesso, ma tra parentesi il capo della commissione della Iaaf è l’avvocato inglese Michael Beloff, consulente della Regina, e buon amico di Coe, che tra i suoi programmi ha anche quello di rendere la figura dei controllori più autonoma, indipendente ed esterna alla Iaaf (antidoping compreso). E soprattutto svecchiare l’atletica: portarla più in strada. «Dobbiamo essere capaci di arrivare ai ragazzi usando il loro linguaggio e la loro tecnologia. Altrimenti è una battaglia persa. C’è una generazione iPod e Internet da raggiungere, non da combattere. Mentre il nostro sport è ancora troppo conservatore. Dobbiamo capire che le forme di comunicazione e di reclutamento devono cambiare. Oggi tutto è più veloce, puoi vedere i concorrenti sul web, come si allenano, decidere che anche tu vuoi quella cosa lì».
Sergej Bubka è ucraino, ha 52 anni, è lo stakanovista del record (35), l’uomo che ha volato più in alto nell’asta, il primo a superare il confine dei sei metri. Si è mosso con discrezione, ha Asia e Sudamerica con lui, ma ha sempre faticato molto a farsi eleggere (come vicepresidente), non è ben visto, ha un programma troppo generico, non convince la sua voglia di combattere il doping visto che il suo paese non brilla per presenza di laboratori e di controlli. Anche lui, sembra, è finito nel malaffare Doha, di cui ha appoggiato la candidatura. Viene giudicato, nonostante sia più giovane, un uomo troppo vecchio regime. Dategli un’asta e solleverà il mondo, ma qui serve uno che con velocità e resistenza lo rimetta in piedi.