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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

«Sulla disoccupazione il governo non ha idee», «Sull’accoglienza va seguito l’esempio tedesco», «Sul Sud si fa poco», «L’Europa non sia maledizione», «I politici sono mezzecalzette». Galantino, un semplificatore, schietto, umile e senza peli sulla lingua. Ritratto di monsignor Megafono, la voce amplificata dell’interventismo dei vescovi

Chi è Nunzio Galantino? È Monsignor Megafono. È la voce amplificata dell’interventismo dei vescovi, e non c’è tema che sfugga alla sua facondia. Alla bulimia sacerdotale della parola. Al presenzialismo mediatico rimproverato da Galantino – numero due della Cei – ai politici ma evidentemente praticato anche fuori da quello che egli ieri ha chiamato «piccolo harem dei furbi e dei cooptati» dei partiti, del governo e del Parlamento.
Monsignor Megafono doveva andare al convegno su Alcide De Gasperi, ma Nanni Moretti ha fatto scuola anche Oltretevere (non solo con il film «Habemus Papam») e dunque il mi si nota di più se vado, se non vado o se vado e mi metto in disparte è diventata in queste ore la dottrina episcopale di Galantino. Al convegno sullo statista trentino non ci va, ma parla lo stesso. E giù altri appunti, critiche, polemiche, battute. Non solo l’«harem» ma ecco anche il «puzzle di ambizioni personali»: questa è la vita pubblica italiana secondo la teologia non della liberazione ma dell’esondazione (verbale) che ha trovato in Monsignor Megafono la sua star.
REMAKE
Un personaggio così è perfetto per spingere Matteo Salvini a inscenare, fuori tempo, fuori luogo e fuori tono, questa sorta di invedibile remake estivo di Peppone (cioè lui, il leader leghista che da ragazzo fu comunista) e don Camillo: ossia il vescovo insolentito alla maniera lumbard, poco urbana, da quel «chiacchierone da bar» (e in questo caso l’uscita galantiniana non è infelice) che è il Matteo in camicia verde. Altra cosa è notare invece di fronte alla raffica di giudizi politici quotidiani di Monsignor Megafono («Sulla disoccupazione il governo non ha idee», «Sull’accoglienza va seguito l’esempio tedesco», «Sul Sud si fa poco», «L’Europa non sia maledizione», «I politici sono mezzecalzette»), che il precetto cavouriano di «libera Chiesa in libero Stato» deve avere anche la sua reciprocità: libero lo Stato di non essere ogni giorno invaso dalle parole del segretario generale della Cei. Famiglia Cristiana ha dovuto mettere una toppa quando egli ha detto che «il governo è del tutto assente sul tema dell’immigrazione». E in più non solo il presidente dei vescovi – cardinal Bagnasco – sembra imbarazzato di fronte al protagonismo del suo vice, ma anche rispetto al Papa si nota una discrepanza. Non ha, Francesco, professato fin dall’inizio del suo pontificato che la Chiesa non si sarebbe occupata dei fatti politici italiani, volendo marcare così una discontinuità rispetto ad altre recenti stagioni?
COSTITUZIONE
Suscitarono clamore, per esempio, le parole con le quali Galantino commentò la sentenza pro-Berlusconi in Cassazione per la vicenda Ruby: «La legge arriva fino a un certo punto, ma il discorso morale è un altro». E le critiche all’attuale governo, tra l’altro, sulle unioni civili non in nome del Vangelo ma della Costituzione repubblicana? «La famiglia tradizionale è garantita dalla Carta. E allora chiunque, rispetto a questa, fa passi che vanno avanti o di lato realizza una sorta di bullismo istituzionale». Monsignor Megafono è fatto così ma, a proposito di carte, quelle del Concordato potrebbero ricordargli che i preti non sono invitati a intervenire nelle questioni italiane.
Nel caso del vice Bagnasco, il gusto della tuttologia si allarga dalla politica («Senza politica si muore». «La politica è l’ordine supremo della carità») a materie che potrebbero rientrare più strettamente nelle sue competenze ma andrebbero forse maneggiate senza slang. «L’impegno dei cattolici in politica è una cosa, l’inciucio è un’altra», così ha avvertito. Oppure, a proposito di un nodo profondo qual è quello della maniera con cui gli uomini di fede vivono il rapporto con la Chiesa: «Il clericale è un replicante senz’anima, capace di parlare sempre nello stesso dialetto».
I TIFOSI
I fan sostengono che Galantino sia un semplificatore, schietto, umile e senza peli sulla lingua, come il Papa. E sicuramente è così. Ma forse Giuseppe Giochino Belli, che i prelati li conosceva bene, avrebbe potuto riadattare per lui – con tutto il rispetto che aveva per le figure così importanti – il sonetto intitolato «Er prete ammalato». Ma non grave: si tratta soltanto di interventite acuta.