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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

Un video inchioda l’attentatore di Bangkok • Nei musei statali italiani sette direttori su venti sono stranieri • In Germania è record di richieste d’asilo di profughi • Martina Levato può vedere il figlio ma non allattarlo • Quando Mita Medici era fidanzata con Califano • Gli italiani si vergognano della doggy bag

 Bangkok Il video di una telecamera di sorveglianza inchioda l’attentatore di Bangkok (vedi Fior da fiore di ieri): pochi minuti prima dell’esplosione, un ragazzo con la maglietta gialla entra con fare sospetto nel complesso dell’Erawan. Si guarda intorno, togliendosi lo zaino dalle spalle, e lo lascia a terra prima di dileguarsi senza dare nell’occhio. Le fattezze sembrano asiatiche e la pelle chiara. Per la polizia, però, è più un «arabo bianco», termine che non esclude l’ipotesi di una vendetta degli uiguri musulmani. A luglio la Thailandia ne ha rispediti 109 in Cina, dove sono discriminati e considerati terroristi.

Musei 1 Per la prima volta, venti direttori dei musei statali italiani sono stati scelti con un concorso internazionale. Ma, soprattutto, sette stranieri (3 tedeschi, 2 austriaci, un britannico e un francese) guideranno posti chiave del nostro patrimonio culturale. A partire dalla punta di eccellenza, la Galleria degli Uffizi di Firenze — due milioni di visitatori ogni anno — che passa sotto la direzione dello storico dell’arte tedesco Eike Schmidt, 47 anni. I venti - 10 uomini e 10 donne - entreranno in carica per quattro anni, tra la fine di settembre e ottobre. L’età media dei nuovi direttori è di cinquant’anni. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: «Con queste venti nomine di così grande levatura scientifica internazionale il sistema museale italiano volta pagina e recupera un ritardo di decenni».

Musei 2 Sulle nomine il mondo dei beni culturali è diviso. Di «lista mediocre dettata dalla fretta» parla lo storico dell’arte Tomaso Montanari che aggiunge: «Le vere eccellenze non hanno fatto domanda. Esportiamo storici migliori di quelli che importiamo. L’amministrazione dei beni culturali ha subito uno schiaffo da parte del ministro. In più i nuovi direttori si troveranno a gestire una macchina vecchia. Prima bisogna rendere funzionanti i musei e poi cercare i direttori. In alcune nomine c’è troppo azzardo: è scioccante pensare che a guidare il museo archeologico di Napoli ci sia una persona che ha diretto solo un museo a Cortona». Per il critico Achille Bonito Oliva, al contrario, «l’apertura ad altri direttori da Paesi dell’Unione Europea è positiva: l’arte non conosce dogane. Segnalo solo una “piccola questione meridionale”: a Napoli Mariella Utili e Valeria Sampaolo, che avevano fatto bene, non sono state confermate a Capodimonte e all’Archeologico». Sono nella lista dei “bocciati eccellenti” con Natali e Fabrizio Vona, già soprintendente al Polo museale di Napoli. «Franceschini mortifica il suo esercito», polemizza il critico Vittorio Sgarbi al quale si uniscono Lega e M5S.

Profughi La Germania è alle prese con un numero record di richieste d’asilo da parte di profughi: nel 2015 sono previste tra le 650 e le 750 mila richieste (soprattutto dal Nord Africa) contro le 450 mila delle attese. Una cifra record, quasi il doppio del massimo mai registrato nella Repubblica Federale, nel 1992, quando i migranti economici dell’ex blocco sovietico si precipitavano in massa nell’eldorado tedesco.

Levato È arrivata la decisione dei giudici sulla sorte del piccolo Achille (nato il 15 agosto), il figlio di Martina Levato e Alexander Boettcher, condannati a 14 anni di carcere per l’aggressione con l’acido a Pietro Barbini . I magistrati hanno deciso di affidare il bambino al Comune di Milano in attesa di aprire un’istruttoria sull’adozione. A Martina è stata concessa la possibilità di vedere il figlio una volta al giorno – ieri sera ha già abbracciato il piccolo che le era stato tolto dopo il parto - però non potrà allattarlo. I giudici hanno così preso tempo prima di dover affrontare il nodo centrale: per raggiungere l’obiettivo di tutelare il bambino, è giusto affidarlo a una famiglia estranea, tagliando qualsiasi legame con i genitori (tesi sostenuta dal pm Fiorillo)? O è più corretto trovare una soluzione intermedia, che tenga il piccolo comunque in contatto con la famiglia d’origine (magari attraverso l’affidamento ai nonni)? Il pm aveva chiesto che, nel caso in cui la decisione sull’adottabilità venisse «rimandata» (come è avvenuto), non ci fossero contatti tra madre e figlio. Per ora, invece, quando Martina vedrà il bambino dovrà sempre essere presente qualcuno, medici o infermieri, dell’ospedale.

Califano Mita Medici, a 17 anni, ebbe «una storia importante» con Franco Califano: «Lui era già un giovane uomo. Me ne parlava continuamente il nostro amico comune Gianni Minà: io me lo immaginavo proprio come un vero Califfo in stile Ali Babà. Uno grosso, grasso, con il turbante in testa, le piume, gli anelli, i bracciali. E invece...». Invece Califano era nel pieno del suo fulgore. «Era bellissimo, di grande fascino. Quella sera cominciammo a parlare e per me, che ero poco più di una ragazzina e che quelli della sua età li consideravo dei “matusa”, mi sembrava quasi strano ritrovarmi affascinata. Era gentile, dolce, pieno di accortezze, iniziò a corteggiarmi, mi conquistò e andammo a vivere insieme». La loro casa era una sorta di comune. «A quell’epoca, parlo della fine degli Anni 60, si respirava aria di ribellione, di libertà. La nostra casa era davvero una comune, perché nella stessa palazzina vivevano tanti altri artisti, tra i quali Renzo Arbore. La sera ci riunivamo a casa degli uni o degli altri, si faceva musica, si cucinava, si cantava. Ne ho un ricordo straordinario, era un tempo di grande creatività». Poi la storia finì. «Lo lasciai perché mi aveva detto una bugia. Mi aveva detto che era in un posto, invece era in un altro». Questione di donne? «Non ricordo, forse sì, o forse era solo il fatto che mi aveva detto una cosa per un’altra e allora pensai: se mi mente su una questione così banale, quante altre volte mi avrà mentito e mi mentirà? Detto fatto, me ne andai. Ma la nostra relazione continuò a durare nell’amicizia e nell’affetto che ci ha legato fin quasi alla fine». Anche durante le vicende giudiziarie che lo travolsero. «Gli sono sempre stata vicina: mentre era in carcere ci scrivevamo lettere». (Costantini, Cds)

Doggy bag 1 Secondo un sondaggio della Coldiretti, il 20% degli italiani talvolta porta a casa i resti della cena fuori, ma il 25 ritiene che sia un gesto da maleducati o da poveracci o da cafoni, quindi si vergogna di chiedere al ristoratore di impacchettarglieli. Insomma, per quel che riguarda la «doggy bag», la sporta nella quale si portano a casa gli avanzi, in teoria per darli al cane, più spesso per metterli nel microonde e riabbuffarcisi, un italiano su cinque sarebbe disposto a usarla, uno su quattro no. (Mattioli, Sta).

Doggy bag 2 In America nessuno si vergogna a chiedere al cameriere la doggy bag. Ad esempio nel 2009, quando venne per la prima volta a Roma, Michelle Obama andò a cena da «Maccheroni», una trattoria romanissima vicino al Pantheon, e dopo aver mangiato carbonara, amatriciana e lasagne, stupì tutti facendosi impacchettare i resti. Mentre Rihanna è stata di recente paparazzata mentre usciva da un ristorante di Santa Monica portando sottobraccio la bottiglia di vino iniziata e non finita. Anche in Europa le cose stanno cambiando. A Berlino esistono in due quartieri frigoriferi pubblici dove lasciare gli avanzi per chi ha bisogno. In Francia è appena stata approvata la legge che istituisce il reato di «spreco alimentare» (fino a due anni di galera) e a Lione è partito un progetto pilota per generalizzare l’uso del «doggy bag», ma ribattezzato «gourmet bag». Anche in Italia qualcosa si muove. Di recente, la Cassazione ha dato ragione a un cliente che voleva portarsi a casa gli avanzi e torto al ristoratore trentino che non glieli aveva voluti impacchettare. E il Comieco (alias il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica), in collaborazione con Slow Food, ha lanciato un’iniziativa, «Se avanzo mangiatemi». Una squadra di designer e di illustratori ha creato borsine per gli avanzi così chic che nessuno dovrebbe più vergognarsi di chiederle, e del resto nei 75 ristoranti lombardi dove sono già disponibili vanno, pare, benissimo (ibidem).

Spazzatura In Italia ogni cittadino butta nella spazzatura 76 chili di cibo all’anno (ibidem).

(a cura di Roberta Mercuri)