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 2015  agosto 19 Mercoledì calendario

«La politica di oggi appare come un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi». Così monsignor Galantino torna all’attacco e se la prende soprattutto con la Lega di Salvini e Forza Italia. Ma la Santanchè ribatte: «Si vede che come capo dei vescovi se ne intende assai»

Clima sempre più rovente tra eminenti prelati – in particolare monsignor Nunzio Galantino – e alcune forze politiche – leggi soprattutto la Lega di Matteo Salvini – al punto da indurre il segretario generale della Cei a rinunciare alla Lectio magistralis su Alcide De Gasperi che lo stesso Galantino avrebbe dovuto tenere ieri a Trento. Dopo le recenti polemiche sull’immigrazione, il segretario della Conferenza episcopale motiva la sua rinuncia al convegno sullo statista trentino «col fine di evitare, con la mia sola presenza, di contribuire a rafforzare le polemiche in un clima invano esasperato». «Mi sono convinto – prosegue Galantino – che la disponibilità a fare un passo indietro a volte sia la via migliore affinché alcune idee di fondo e alcuni valori si accreditino, puntando ad affermarsi».
La stessa decisione di Galantino di non andare a Trento creava due fronti. Da un lato, in ambienti cattolici, si lamentava il «brutto segnale» con cui, secondo Lorenzo Dellai, «chi come monsignor Galantino ha il coraggio di dire parole di verità viene indotto a stare zitto, e chi invece come la Lega ogni giorno le spara una più grossa dell’altra finendo sempre in tv e sui giornali». Anche il dem Giuseppe Fioroni, apprezzata la «grande saggezza» di Galantino, mette in guardia dal configurare una sorta di «Chiesa del silenzio». Sul fronte opposto, in testa a tutti, come sempre, il leader leghista Salvini che liquida la rinuncia del vescovo con un secco «poteva pensarci prima», aggiungendo di «non avercela con la Chiesa, ma con due o tre vescovi comunisti che dovrebbero andare in giro con la bandiera rossa invece che con la tonaca».
Insomma, polemiche sempre aspre, anche se nel centrodestra non mancano, sull’immigrazione, espressioni di netta presa di distanze da Salvini come quella di Renato Schifani: «Si può polemizzare – avverte il senatore Ncd – ma mai offendere violentemente la Chiesa che invece va ringraziata per quello che ha fatto e che fa in tema di assistenza, accoglienza, beneficenza. Un compito ineguagliabile». Polemiche che erano destinate ad inasprirsi quando a Trento veniva data lettura del testo della Lectio inviato da monsignor Galantino, in un passaggio del quale si affermava che, a differenza di quella di De Gasperi, «la politica di oggi appare come un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi». La prima replica al veleno, quella di Daniela Santanchè: «Da che pulpito la predica! Offese gratuite a chi si impegna per la cosa pubblica. Quanto a cooptati, harem e furbi, evidentemente – osservava la deputata di FI – Galantino come capo dei vescovi se ne intende assai».
CINQUE GIORNATE DI MILANO
Al di fuori della polemica con la Chiesa, sempre alta resta la tensione tra opposizioni e governo sull’immigrazione. Anche sulla spinta del governatore della Lombardia Maroni che ha promesso «guerra» alla politica del governo sui migranti, Salvini conferma lo «sciopero» anti-Renzi del 6-7-8 novembre, paragonandolo alle Cinque giornate di Milano. Poco importa al leader del Carroccio che viga ancora il no di FI a un’agitazione che «avrebbe il solo risultato di paralizzare per tre giorni l’Italia». Salvini annuncia che ne parlerà a Berlusconi per convincerlo. Ma il Cavaliere è premuto da più di un esponente di FI che, come Osvaldo Napoli, afferma: «Salvini non ha il diritto di trascinare il centrodestra in una campagna elettorale permanente o di strumentalizzare un problema grave come l’immigrazione, spingendo così il voto moderato verso altri lidi».