La Stampa, 19 agosto 2015
«Li ricacciavano nella stiva a frustate»: arrestati per omicidio otto scafisti. I racconti dei sopravvissuti nell’imbracazione partita dalla Libia: i 49 soffocati il giorno di Ferragosto volevano uscire, li hanno fatti morire. Altri sbarchi in Calabria, soccorsa un barca a vela che stava per affondare
«Molti hanno tentato di uscire per prendere aria ma sono stati respinti a colpi di cinghia e altri oggetti e pedate in testa. Di conseguenza gli otto arrestati hanno cagionato la morte, verosimilmente per asfissia, di 49 persone, stipate nella stiva dove arrivavano anche i gas di scarico». Il procuratore facente funzioni di Catania, Michelangelo Patanè, racconta come sono morti i 49 migranti, il giorno di Ferragosto. Gli investigatori hanno individuato e ieri hanno arrestato otto scafisti, libici, marocchini e siriani, uno ha solo 16 anni, e hanno già le idee chiare su cosa è accaduto su quell’imbarcazione dove erano in 361, partiti dalla Libia.
«Omicidio»
Per la procura i 49 uomini che hanno perso la vita, sbarcati lunedì nel porto di Catania assieme ai 312 vivi, sono stati uccisi. L’ipotesi di reato con cui gli 8 scafisti sono finiti in carcere è infatti quella di omicidio, oltre alla «solita» di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e questo proprio a causa del comportamento del comandante dell’imbarcazione, un marocchino di appena 20 anni, e dell’equipaggio che hanno picchiato gli uomini rinchiusi nella stiva che tentavano di uscire perché stavano soffocando, per mancanza d’aria e per i gas di scarico del motore.
Tanto ne sono sicuri gli investigatori della polizia che dal container frigo delle Nazioni Unite in cui i 49 cadaveri sono stati tenuti e poi trasportati nell’obitorio di uno degli ospedali di Catania, l’autopsia sarà fatta solo su pochi, quelli che presentano ferite gravi, per gli altri basterà un’ispezione cadaverica.
Le accuse dei parenti
Questo per non prolungare ulteriormente lo strazio dei parenti che erano sulla stessa barca e che sono stati tra i principali accusatori degli scafisti, individuati ancor prima che la nave norvegese Siem Pilot di Frontex attraccasse sulla banchina del porto di Catania in una giornata, lunedì, che per la città avrebbe dovuto essere di festa per la patrona Sant’Agata e che invece è stata vissuta con il lutto. Sulla nave, infatti, c’era già un militare della Guardia di finanza che tiene i collegamenti per l’operazione Frontex e che assieme al comandante norvegese ha raccolto le prime dichiarazioni, consegnate poi ad alcuni investigatori giunti sulla nave da Catania quando ancora la Siem Pilot era in navigazione.
Tra i sopravvissuti ci sono anche 116 marocchini che, non essendo profughi, saranno rimpatriati con un charter mentre gli altri sono già in viaggio per città del Nord tra cui Torino, Milano, Bologna.
Ieri è stata un’altra drammatica giornata di salvataggi e sbarchi. Al largo della Calabria su una barca a vela c’erano 116 tra siriani e iracheni, recuperati dalla Guardia costiera e dalla nave croata «Mohorovicic» e sbarcati a Messina. La notte precedente nella stessa zona era arrivato un barcone con 350 persone a bordo e il cadavere di un uomo morto di stenti.