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 2015  agosto 18 Martedì calendario

Il figlio della coppia dell’acido. Oggi il tribunale deciderà a chi affidare piccolo Achille, nato dalla relazione tra Martina Levato e Alex Boettcher. Lei, che ieri lo ha riconosciuto, dice che senza il piccolo è disperata, «distrutta», la nonna fa sapere che lotterà per la custodia del nipote ma i giudici potrebbero scegliere, per il bene di Achille, di renderlo adottabile come richiesto dal pm del Tribunale dei minori di Milano

Se si pensa a quello che ha fatto Martina Levato, distruggendo con l’acido la faccia e la vita del suo ex fidanzato si capisce che non vincerebbe il concorso di mamma dell’anno. Ma è giusto toglierle il figlio, renderlo adottabile come richiesto dal pm del Tribunale dei minori di Milano Anna Maria Fiorillo? Qual è la vera giustizia per lei, per il piccolo Achille, per il padre per i nonni, per la società? Una domanda che scuote le coscienze e le sensibilità e apre un dibattito umano e giuridico. «Qualsiasi scelta in una caso del genere fa male», spiega la Fiorillo, «ma le cose sarebbero potute andare anche peggio se il bambino avesse avuto dei contatti con la madre dopo il parto, creando così delle aspettative e generando una maggiore sofferenza non solo per il bambino ma anche per gli adulti coinvolti in questa vicenda». In mattinata, il tribunale dei minori si riunirà in camera di consiglio per prendere una decisione provvisoria o definitiva.
Martina, che ieri ha riconosciuto legalmente il figlio (lo stesso farà il padre Alexander Boettcher) è disperata, «distrutta», come riferisce l’avvocato della studentessa che ha partorito il giorno di Ferragosto. «Dopo il cesareo, Martina dormiva e non ha potuto vedere il figlio neanche per un secondo. Situazioni analoghe le ho viste con partorienti tossicodipendenti o alcoliste, ma questo è un altro caso».
Il trasferimento
E non rimane indifferente a questa nascita neanche il pm di Milano Marcello Musso, titolare dei procedimenti sulle aggressioni con l’acido. È stato lui a chiedere il trasferimento alla clinica Mangiagalli per Martina Levato e ieri si è presentato in clinica con un pacchetto. Dentro due scarpine bianche accompagnate da un bigliettino: «Ad Achille con infinita tenerezza per un lungo cammino».
Un lungo cammino che non poteva però iniziare peggio. Tolto alla madre e dal suo seno in attesa che i giudici decidano quali saranno le braccia destinate ad abbracciarlo e a crescerlo. Per don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus, il giudice ha «preferito lavarsi le mani e applicare le normali procedure». «Io sarò il solito fuori di testa, scrive su Famiglia cristiana online, «ma insisto ancora una volta nel chiedere che Martina tenga il frutto dei suoi nove mesi, pronto ad accettarla sempre in una delle mie comunità per mamme e bambini». Ed effettivamente accade raramente che i figli delle detenute vengano tolti alla nascita, a meno che il pm non ravvisi una condizione di pericolo per il piccolo.
I nonni materni del piccolo vogliono averlo con loro, appoggiati anche dalla madre di Alexander, Patrizia Ravasi che si appella ai giudici del Tribunale dei minori perchè non consumino questo strappo. «Lotterò per mio nipote», dice. E con l’apertura dell’adottabilità i genitori biologici hanno comunque diritto di fare ricorso.