Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  agosto 18 Martedì calendario

Houellebecq contre Le Monde. La guerra dello scrittore al quotidiano francese o più precisamente a una sua giornalista colpevole – secondo l’autore di Sottomissione – di fare «un miscuglio di fatti veri, di affabulazioni credibili e di insinuazioni malevoli». Lei si chiama Ariane Chemin e sta lavorando a un reportage a puntate, ovviamente non autorizzato, che s’intitola le «Sei vite di Michel Houellebecq». Il direttore Fenoglio giura che dimostrerà il rigore della sua autrice: «Le intimidazioni e le ingiurie contro di lei sono inaccettabili». E in effetti nell’inchiesta per adesso non sembrano esserci cattiverie gratuite né grandi rivelazioni. L’impressione è che Houellebecq stia giocando con i media che dice di temere, e che stia vincendo la partita: è vero che si nega a Le Monde ma concede anche una lunghissima intervista a Le Figaro

Dice Michel Houellebecq: «Gli inconvenienti della celebrità non sono quelli che pensate. Essere riconosciuti per strada da persone che apprezzano quel che fate, che sono gentili, è piacevole. Forse nel caso di Depardieu ce ne sono troppi, può diventare fastidioso; ma non arriverò mai a quel punto. Il vero inconveniente della celebrità sono i media, quelli che vi danno la caccia. In questo momento sono inseguito da Le Monde, più precisamente da Ariane Chemin. Quel che fa di solito è un miscuglio di fatti veri, di affabulazioni credibili e di insinuazioni malevole. In realtà, siamo al livello di “Voici  e di  Closer (due settimanali di gossip, ndr )».
Con questa dichiarazione a Jean-René Van der Plaetsen del «Figaro Magazine», lo scrittore più celebre di Francia ha reso pubblica la guerra che lo oppone in queste settimane a Le Monde. Ieri il giornale del neodirettore Jérôme Fenoglio ha pubblicato la prima di sei puntate di un lunghissimo reportage non autorizzato – «Sei vite di Michel Houellebecq» – sull’autore di Sottomissione (Bompiani).
A fine giugno, la giornalista Ariane Chemin aveva contattato Houellebecq per spiegargli il progetto di Le Monde di una serie di articoli sulla sua vita invitandolo a partecipare. «Mi rifiuto di parlarle e chiedo alle persone che conosco di adottare lo stesso atteggiamento», ha risposto via email Houellebecq, mettendo in copia decine di protagonisti del mondo letterario francese, da Bernard-Henri Lévy a Frédéric Beigbeder a Michel Onfray. Houellebecq poi ha esortato gli amici a ricorrere al tribunale nel caso in cui  Le Monde avesse insistito: «Il procedimento giudiziario in fin dei conti è semplice, e piuttosto redditizio», aggiunge nella email, con stile da perfetto romanzo houellebecqiano.
Scrittore amatissimo e talvolta odiato, in ogni caso molto letto – Sottomissione ha venduto oltre 500 mila copie solo in Francia —, Houellebecq è solito scegliere con cura gli interlocutori dopo una prima pessima esperienza con Denis Demonpion e l’ Houellebecq non autorisé pubblicato nel 2005, nel quale il giornalista era andato a scovare sua madre. Houellebecq si lamenta di avere a che fare non solo con i giornalisti letterari, ma «anche con quelli a metà strada tra investigazione e gossip».
Nella guerra tra Houellebecq e «Le Monde» ha preso la parola, in una delle sue prime uscite pubbliche, anche il direttore Fenoglio: «Le intimidazioni e le ingiurie contro l’autrice della nostra inchiesta sono inaccettabili – ha detto all’Afp —. La nostra serie dimostrerà, ancora una volta, il rigore del suo lavoro». E in effetti nel servizio di «Le Monde» per adesso non sembrano esserci cattiverie gratuite né grandi rivelazioni.
L’impressione è che Houellebecq stia giocando con i media che dice di temere, e che stia vincendo la partita. Perché oltre a negarsi a  Le Monde, ha concesso una sterminata intervista al Figaro Magazine: cinque puntate, delle quali sono apparse finora le prime tre, compreso uno straordinario colloquio a cena con il filosofo Alain Finkielkraut.
Quel che «Le Monde» faticosamente ricostruisce cercando di parlare con l’entourage dello scrittore, per esempio sulla stravagante scelta di abitare in una brutta torre di uno dei più brutti quartieri di Parigi (la Chinatown del XIII arrondissement), Houellebecq lo racconta con semplicità al concorrente «Figaro» : «Ho scelto di vivere qui perché mi sento più tranquillo. I cinesi sono molto discreti. Preservo il mio anonimato».