Il Sole 24 Ore, 18 agosto 2015
A proposito di diseguaglianze: gli amministratori delegati delle maggiori società britanniche guadagnano 183 volte di più del salario medio nazionale. Secondo un rapporto pubblicato ieri dall’High Pay Centre, i Ceo delle prime cento società in Borsa (Ftse 100) portano a casa in media 4,9 milioni di sterline, pari a 7,7 milioni di dollari, all’anno
Più che un divario è un abisso: gli amministratori delegati delle maggiori società britanniche guadagnano 183 volte di più del salario medio nazionale. Secondo un rapporto pubblicato ieri dall’High Pay Centre, i Ceo delle prime cento società in Borsa (Ftse 100) portano a casa in media 4,9 milioni di sterline, pari a 7,7 milioni di dollari, all’anno.
Nel 2010 gli stipendi dei capi erano in media di 4,1 milioni di sterline, 160 volte di più della media nazionale di 27mila sterline. Negli ultimi cinque anni quindi le retribuzioni degli amministratori delegati sono aumentate a un ritmo di molto superiore a quelle degli altri lavoratori a tempo pieno. Una persona che riceve il salario minimo ci metterebbe 400 anni a guadagnare quello che un Ceo guadagna in dodici mesi.
In Gran Bretagna lo stipendio medio è di 488 sterline a settimana (764 dollari) in base ai dati dell’Ufficio nazionale di statistica, un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente. Dal 2000 a oggi l’incremento è stato del 56,6 per cento. Secondo Deborah Hargreaves, direttrice del centro studi che ha compilato il rapporto, «stipendi di queste dimensioni vanno ben oltre quanto è logico o necessario per remunerare e incentivare i dirigenti. Direi che le strutture di corporate governance in Gran Bretagna sono troppo deboli e ci sono troppi conflitti di interesse.
È tempo di agire per ridurre il divario tra i super-ricchi e le persone di reddito medio».
L’High Pay Centre invita tutte le società a pubblicare i dati sulla differenza tra lo stipendio del Ceo e quelli degli altri dipendenti a tutti i livelli.
L’ultimo Governo nel 2013 aveva approvato alcune riforme per rendere più trasparente la remunerazione dei dirigenti delle imprese, ma secondo Hargreaves nonostante le buone intenzioni «le riforme non sono state sufficienti a creare un contesto in cui tutti sono ricompensati in modo equo e proporzionale al lavoro che svolgono. Si è creata una piccola élite di persone con stipendi astronomici».
In seguito alle riforme introdotte gli azionisti possono votare contro le retribuzioni dei Ceo, ma in pratica pochi lo fanno. Nonostante le proteste, le assemblee annuali di solito approvano i pacchetti proposti e i voti contrari sono un’esigua minoranza. Il Ceo più pagato in Gran Bretagna è Martin Sorrell del colosso pubblicitario Wpp: lo scorso anno la sua remunerazione è salita da 30 a 43 milioni di sterline.
La Cbi, la Confindustria britannica, ha detto ieri che stipendi elevati devono essere giustificati da «una performance altrettanto eccezionale» e ha sot tolineato l’importante ruolo degli azionisti. «Nelle società del Ftse 100 e anche oltre è importante che i consigli di amministrazione e gli azionisti abbiano il controllo della situazione. Ora hanno un voto sulle politiche retributive ed è importante che lo usino in modo efficace».
L’Adam Smith Institute, un think tank liberista, ha invece dichiarato ieri che il ruolo del Ceo e più che mai cruciale perché può determinare il successo di una società. «Lo stipendio di un a.d riconosce talento e capacità eccezionali in un mercato globale altamente competitivo, – ha detto il vicedirettore Sam Bowman. – Le decisioni indovinate del Ceo sono praticamente inestimabili».