Il Messaggero, 18 agosto 2015
Alla fine, cinque mesi dopo, lo stilista Domenico Dolce si è scusato per le sue frasi di condanna della procreazione medicalmente assistita e dell’adozione da parte di coppie omosessuali: «Mi dispiace tanto. Non volevo offendere nessuno. Ho parlato a lungo con Stefano di questo argomento e mi sono reso conto che le mie parole erano inadeguate»
«Mi dispiace tanto. Non volevo offendere nessuno». Marcia indietro patinata ieri per lo stilista Domenico Dolce – si è scusato dalle pagine di Vogue – a cinque mesi dalle sue nette e contestatissime affermazioni di condanna della procreazione medicalmente assistita e dell’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. «Ho fatto un esame di coscienza – ha spiegato Dolce – Ho parlato a lungo con Stefano di questo argomento e mi sono reso conto che le mie parole erano inadeguate».
Una riflessione durata cinque mesi, fatta di ripensamenti personali ma anche, e forse, soprattutto, di attacchi pesanti. E di una pressione improvvisa, di certo inattesa, che si è abbattuta sulla griffe Dolce&Gabbana, per immagine e probabilmente incassi, a livello internazionale. L’intervista ai due stilisti milanesi, omosessuali dichiarati da anni, pubblicata da Panorama a fine marzo, complici la notorietà della maison, l’uscita ritenuta da molti non in linea con i personaggi e il tema decisamente caldo, è rimbalzata subito su internet, social e media di tutto il mondo, animando commenti, dibattito e, più ancora, condanne. O forse, direttamente, sanzioni. Molti grandi nomi dello showbiz, infatti, hanno deciso di boicottare apertamente la griffe. In campo contro i prima amatissimi Dolce & Gabbana sono scesi addirittura Elton John, Madonna, Ricky Martin e Victoria Beckham, personalità che sono diventate icone del mondo gay o gay friendly, capaci di muovere opinioni, persone, mode e tendenze.
DIETROFRONT
Così, dopo cinque mesi di battaglia, o meglio assedio, Dolce ha capitolato. In un’intervista, anche questa volta a due voci con Gabbana, ha alzato la sua bandiera bianca e si è arreso chiamando errore quella che prima aveva solo definito opinione. Ora sarà di nuovo il mondo social e socialite a decidere se sia stata solo una svista momentanea.
Domenico Dolce, nell’intervista additata, era sceso nel dettaglio, moltiplicando parole e definizioni per rendere più chiaro il concetto. Si era detto contrario ai figli nati da madri surrogate, chiamandoli «figli della chimica» e addirittura «bambini sintetici». Aveva parlato di «uteri in affitto, semi scelti da un catalogo» e si era perfino lasciato andare a ipotesi sui possibili futuri tormentati. «E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre – aveva detto – Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni». Una condanna senza sconti, dunque, e senza appello.
«SOLO BAMBINI»
E invece, l’appello c’è stato. Dopo il “ricorso” presentato da molti nomi noti, dopo l’abbandono di big che erano clienti affezionati, dopo la perdita di immagine – e la caduta di stile – Domenico Dolce ha chiesto scusa. I bambini sono «solo bambini», ha affermato. Tutti. «Non c’è bisogno di etichette, etichette per i bambini». No, per i bambini, forse, no.