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 2015  agosto 17 Lunedì calendario

Un’altra strage di migranti in mare • Sui migranti Salvini attacca i vescovi e Renzi • I misteri di Tianjin • Un aereo indonesiano si schianta a Papua: 49 morti • Il Quirinale taglia le case di servizio • Presi i due killer dei coniugi di Brescia • Quando Donald Trump perseguitava la principessa Diana

 Migranti 1 A Ferragosto altri 49 morti sono stati recuperati dalla stiva di un barcone - soffocati dai fumi degli idrocarburi e dalla mancanza d’aria - e ora attesi nel porto di Catania. Intanto Alfano, nella tradizionale conferenza stampa di Ferragosto, ha comunicato che dal 1 gennaio al 15 agosto 2014 «gli sbarchi di migranti erano stati 104.255, mentre nello stesso periodo di quest’anno sono stati 103.226». Mille in meno. Le persone ospitate dallo Stato sono oltre 89mila, 43mila quelli che hanno chiesto l’asilo politico «di cui a 22mila è stato detto di no».

Migranti 2 Matteo Salvini attacca, una volta ancora, vescovi e governo sui migranti. Da Ponte di Legno, in provincia di Brescia, dove è intervenuto alla Festa leghista, ha detto: «È in atto un genocidio del popolo italiano e il premier Renzi è complice degli scafisti. Migranti e profughi stanno sostituendo gli italiani». E ancora: «Libera Chiesa in libero Stato. Il vescovo fa il vescovo e non rompe le palle ai sindaci e a chi amministra le città».

Quirinale Un piccolo sconcio è stato scoperto e soppresso dal Presidente della Repubblica. Si tratta dei 58 appartamenti (alcuni lussuosi) che venivano assegnati praticamente gratis a consiglieri e funzionari del Colle già molto ben retribuiti. Per capirsi: in pieno centro storico, nella zona sopra Fontana di Trevi, dove un paio di stanze costano perlomeno 2 mila euro di affitto, questi privilegiati pagavano al massimo 300 euro mensili per abitazioni da 100 metri quadri e meno di mille per godere di 9 stanze con grande terrazzo. Tra i vecchi assegnatari ci sono personaggi del tempo che fu, tipo la segretaria di un ex Presidente passato a miglior vita oppure l’autista di un segretario generale pure lui defunto. Ma in futuro dovranno cercarsi casa. Un decreto di Mattarella, emanato il 6 agosto e reso noto ieri, rivoluziona i criteri di assegnazione. Via tutti gli inquilini, tranne quei rari funzionari che debbono restare a disposizione 24 ore su 24 (questi ultimi continueranno a pagare poco). Lo sgombero avrà luogo entro il 31 dicembre 2017, dopodiché se necessario interverrà la forza pubblica. Fino ad allora nessuno verrà messo per strada. Gli attuali inquilini potranno trattenersi nei prossimi due anni, ma pagando decisamente di più. Il Quirinale ha chiesto di quantificare la cifra all’Agenzia del Demanio, e questa ha elaborato una tabella che parte da 821 euro mensili per 25 metri quadri e sale a 4533 euro per 224 metri quadri. Chi rimane in attesa dello sfratto dovrà versare il 30 per cento del canone subito e il 60 nel 2017.

Tianjin 1 Cinque giorni dopo la catastrofe che ha sconvolto la zona del porto nella metropoli cinese di Tianjin, 160 chilometri a Sudest di Pechino, le autorità non hanno ancora risposto alle domande che milioni e milioni di cinesi hanno posto sui social network. E cioè: quanti sono i morti? Quanti i dispersi tra gli abitanti di Tianjin e tra i vigili del fuoco mandati a combattere i roghi causati da esplosioni così enormemente potenti da aver creato scosse sismiche di 2,9 gradi sulla Scala Richter? E soprattutto, qual era la sostanza chimica che ha innescato il disastro e quanto è tossica, visto che ieri è stata evacuata tutta la zona in un raggio di tre chilometri dall’epicentro? Per ora sappiamo solo con certezza che l’esplosione più violenta è avvenuta mercoledì 12, intorno alla mezzanotte locale (le sei del pomeriggio in Italia): la palla di fuoco nel cielo di Tianjin è stata fotografata da un satellite giapponese in orbita spaziale. Per tutta la notte le autorità hanno parlato solo di una dozzina di morti e hanno detto che il grande terminal del porto continuava a funzionare normalmente. Ma dal mattino di giovedì sono cominciate ad arrivare immagini da «ground zero»: bacini di stoccaggio per sostanze chimiche sventrati, al loro posto crateri nel terreno, piazzali dove erano parcheggiate migliaia di vetture pronte per il mercato cinese spazzati da un vento rovente e distruttore. Dietro questi impianti, a poche decine di metri, c’erano quartieri abitati dalla gente, avvolti in una nube di fumo che aveva reso l’aria irrespirabile. Poco a poco le autorità hanno ammesso che c’erano molti dispersi tra gli abitanti della zona e che i mille vigili del fuoco inviati a combattere una battaglia impossibile avevano pagato un tributo atroce. I pompieri hanno perso ufficialmente 21 uomini, ma 85 sono scomparsi nei roghi: carbonizzati, vaporizzati dalle temperature inumane. Ieri sera i corpi di vigili e civili in qualche modo ricomposti, anche se irriconoscibili, erano 112, i feriti quasi mille, i dispersi un numero ancora da accertare.

Tianjin 2 Il capo di stato maggiore della regione militare di Pechino ha ammesso solo ieri che nell’area erano stoccate centinaia di tonnellate di sostanze tossiche. La stampa cinese ha identificato il cianuro di sodio, che se inalato può essere fatale e poi granulato di carburo di calcio, nitrato di potassio e di sodio. A contatto con l’acqua il carburo di calcio reagisce creando l’acetilene, altamente esplosivo. Le tonnellate pare fossero 700, mentre la legge imporrebbe di non concentrarne in un deposito oltre 10, proprio per la pericolosità del materiale. I vigili evidentemente non sapevano della presenza di questi elementi quando sono stati mandati a intervenire per domare un incendio che sembrava pericoloso ma controllabile: invece, 40 minuti dopo il loro arrivo c’è stata l’esplosione principale, quella palla di fuoco gialla e arancione vista dal satellite.

Tianjin 3 Un centro di monitoraggio Usa ha rilevato che sul web cinese il tema di Tianjin è comparso in poche ore 1,4 miliardi di volte: e subito la censura ha decuplicato (letteralmente) il numero degli interventi per cancellare critiche e domande imbarazzanti.

Papua Un ATR42-300 della compagnia indonesiana Trigana Air Service è scomparso ieri dai radar dopo soli 33 minuti di volo. E’ sparito con i suoi 49 passeggeri e i suoi cinque membri d’equipaggio, senza che nessuna richiesta d’aiuto arrivasse dalla cabina di pilotaggio. E’ finito, secondo quanto ha detto il ministro dell’Interno alcune ore dopo citando il racconto di alcuni abitanti di un’impervia regione, contro una montagna nella zona degli altopiani di Bintang. Il volo interno IL267 da Jayapura, capoluogo della provincia indonesiana di Papua, sarebbe dovuto durare meno di un’ora. Ma dopo 33 minuti la torre di controllo ha perso ogni contatto e i radar non hanno più ricevuto alcun segnale. La zona sorvolata dall’aereo è un susseguirsi di montagne, giungla, precipizi e foresta spesso impenetrabile. In quel momento le condizioni meteo erano pessime, con pioggia battente, forti venti e nebbia. Il responsabile dei servizi di soccorso e ricerca di Papua, Susanto, ha riferito di aver inviato un velivolo e più di 150 soccorritori ai quali alcuni abitanti di Okbape, un remoto villaggio del distretti di Bintang, hanno raccontato di aver visto l’aereo volare “piano” prima di andare a schiantarsi contro la montagna. Tra i 49 passeggeri, tutti indonesiani, c’erano anche cinque bambini tra cui due neonati.

Killer A uccidere Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, titolari della pizzeria «Da Frank» a Brescia, sono stati due commercianti che pare volessero prevalere sul concorrente, che si prendeva, da solo, tutto il mercato degli avventori della notte. Uno è il il titolare del “Dolce & Salato” di via Valsaviore 78, il pachistano Kashif Razaq, 34 anni. L’altro è un suo dipendente indiano. Il movente sarebbe legato dunque a interessi economici, i due avrebbero confessato in questura a Brescia il duplice delitto ma gli inquirenti ritengono di non potersi accontentare della motivazione che è stata loro raccontata. La concorrenza, da sola, sembra un movente insufficiente per giustificare un delitto. Pare probabile che l’uccisione dei coniugi sia legata all’attentato che subì il primo luglio il loro dipendente albanese di 43 anni: mentre stava rientrando a Roncadelle, dove abita, dopo una notte di lavoro, alla guida della sua Punto venne affiancato da un’auto dalla quale qualcuno sparò tre colpi: due lo raggiunsero al torace, uno al braccio. Frank, interpellato dalla polizia, non spiegò i motivi dell’intimidazione (probabilmente voleva essere un’esecuzione) al dipendente. «Disse di non saperne nulla ». Il sospetto è che potessero avercela con Frank anche quelli che lui diceva di non riuscire a togliersi di dosso, forse i pachistani ai quali nel 2011 aveva venduto un locale, pare per una somma intorno a 700mila euro, che poi si erano trovati costretti a chiudere alle 22 per un’ordinanza comunale che voleva evitare il proliferare dello spaccio di droga. Mentre Seramondi – che aveva comprato un altro locale, proprio di fronte – poteva rimanere aperto, diventando il punto di riferimento dei nottambuli. I poliziotti hanno trovato anche lo scooter e il fucile da caccia con le canne segate usato per il delitto. I due killer stavano cercando di disfarsene.

Trump La giornalista Selina Scott ha rivelato che Donald Trump aveva un debole per la principessa Diana e quando il matrimonio con Carlo finì arrivò a perseguitarla. «Bombardò Diana con enormi bouquets di fiori, ciascuno del valore di centinaia di sterline». Quei regali erano accompagnati da bigliettini in cui il miliardario americano esprimeva «la sua grande considerazione per la principessa» ma con insistenza vagheggiava un futuro da condividere sotto lo stesso tetto. «Chiaramente Trump vedeva Diana come l’ultima moglie trofeo» da esibire. Di questi bigliettini non c’è traccia. Però Selina Scott giura che Diana «cominciò ad avvertire la sensazione di essere perseguitata da Trump e me lo disse». «Come mi devo comportare?», le domandò durante una cena. E aggiunse: «Mi sta facendo accapponare la pelle». «Io le suggerii di gettare i bigliettini nella pattumiera» (Cavalera, Cds).

(a cura di Roberta Mercuri)