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 2015  agosto 17 Lunedì calendario

Quant’è difficile multare gli ambulanti in spiaggia. Sono sempre più numerosi i venditori extracomunitari sugli arenili, soprattutto marocchini o del Bangladesh. Hanno permessi di soggiorno regolari ma residenze fittizie: così le sanzioni vanno a vuoto

Partono la mattina in autobus e vanno al mare, anche loro. Carichi di ogni genere di mercanzia. Gli ambulanti, sul litorale romano, non si limitano ai costumi e asciugamani ma si sono specializzati nella colazione, nello spuntino di metà mattina e nel pranzo. Ci sono le grattachecche preparate con ghiaccio sintetico sulla cui provenienza non c’è alcun controllo, fino ai bomboloni farciti. I bagnanti vengono letteralmente presi per la gola: nei giorni scorsi tra Ostia e Torvaianica, gli agenti della municipale hanno scoperto una squadra di venditori originari del Bangladesh e del Marocco che raggiungevano la spiaggia a bordo dei mezzi dell’Atac e lì, nella prima parte della mattinata, vendevano ciambelle, cornetti, patatine in busta, e dalle undici in poi passavano a calmare l’arsura con birre e acque gelate.
Gli abusivi setacciano soprattutto le spiagge libere e dove le possibilità di guadagno sono moltiplicate dalla presenza dei bambini, target privilegiato. Offrono un bazar gastronomico: dai bomboloni alle pannocchie arrostite su chioschi mobili fino alle bibite gasate. I vigili del Gruppo Mare hanno sequestrato 800 tra bottiglie e lattine e 50 chili di paste, vecchie rimanenze dei bar, tutte in cattivo stato di conservazione. Le compravano all’ingrosso al prezzo di 40 centesimi e li rivendevano al doppio. Sono gli stessi proprietari di chioschi che danno in conto vendita le bevande. Fanno firmare un foglio con un inventario delle bibite che serve da promemoria agli ambulanti che partono per le spiagge con lattine e bottiglie ancora congelate, via via si scongelano sotto lo scoppio del sole e a fine giornata, se rimaste invendute, vengono ricongelate ancora. Due anni fa ad Acilia, vicino alla stazione, sequestrarono 61 frigo bar in un negozio che faceva da deposito.
«È un assalto: ogni tre minuti c’è un ambulante che propone un acquisto. Hanno permessi regolari ma residenze fittizie, che non sono veri e propri domicili, presso enti di carità come via Dandolo, via Modesta Valenti e via Pizzirani, e quindi non sono rintracciabili», spiegano dal comando. Un business che frutta anche 300 euro al giorno.
IL BILANCIO
C’è poi tutto il business della merce contraffatta come borse, occhiali, cinture, orologi. Nelle spiagge vip della Costa Smeralda e di Forte dei Marmi girano col catalogo dei pezzi in edizione limitata dei marchi più prestigiosi (da Hermés a Chanel) e rivendono pezzi falsi, ma uguali e identici a quelli blindati in vetrina. Niente ormai è immune dalla contraffazione. Per dare un’idea: dal primo gennaio 2013 al 30 giugno 2014 sono stati sequestrati quasi 114 milioni di pezzi, di cui 87 milioni di falsi. Più complicato è ricostruire la filiera che lega i commercianti alla merce. Sono soprattutto stranieri che sbarcano il lunario con le vendite estive, ma ci sono anche quelli disposti a fare un salto di qualità. Come i senegalesi scoperti a Comacchio, nel Ferrarese, dentro un appartamento-laboratorio in cui si incollavano su 2 mila capi d’abbigliamento smarchiati, i loghi firmati.