Un libro in gocce, 24 maggio 2010
Terroni di Pino Aprile
«Quanto vale il Meridione, staccato dal resto d’Italia? Poco. Saremmo l’ultimo paese dell’Europa unita, forse non avremmo nemmeno i requisiti per farne parte». Però «non dovendo più far media con il reddito del Nord, diverremmo immediatamente il paese europeo ad avere maggiore diritto agli incentivi economici per lo sviluppo». [298]
«Il Sud fece registrare una delle più interessanti riprese economiche della sua storia quando, al tramonto del 2000, perse la Cassa per il Mezzogiorno e per alcuni anni non ebbe alcuna forma di incentivo statale» [297].
«Al Nord si malsopporta la pretesa lombarda di egemonia; le identità più profonde, come quella veneta, non amano ora, nel pieno di un’azione politica comune, d’esser tributarie di quella Milano-centrica (…) il Centro-nord non è omogeneo; pur tolto di mezzo il Sud, ci sarebbero zone e Regioni a reddito inferiore, rispetto alle altre. E il tema, sia pure con differenze meno forti, si riproporrebbe pari pari». Per non parlare delle regioni a statuto speciale. «Giuseppe De Rita (…) ricorda che già nel 1845 si diceva che l’Italia era un”semenzaio di nazioni”». [295]
«Così com’era, l’Italia non poteva restare. Così comìè, non resterà. Così come dovrebbe essere, purtroppo non diverrà» (Gregorovius, all’inizio del Risorgimento) [293-294]
«In Sicilia è sorto il primo supermercato che vende”solo Sud”, ne sono programmati già una mezza dozzina nel resto d’Italia; uno a Udine» [289]
«Italiani del Nord e del Sud si conobbero guardandosi attraverso il mirino del fucile» (Salvatore Scarpino) [288]
«Dei meridionali vale quello che si dice dei cretesi:”Fanno più storia di quella che riescono a consumare sul posto”» [280]
«Sono centocinquant’anni che l’Italia è un paese unito a mano armata, sull’idea della minorità del Meridione e dei meridionali. Idea condivisa tanto a Nord che a Sud» [264]
L’impotenza appresa, cioè l’esperienza dei perdenti, cioè il fallimento della ribellione che suona come conferma della superiorità dei vincitori e dell’inferiorità dei perdenti (esprimento di Stanford ecc.) [ 258]
«I napoletani non hanno altra aspirazione se non il godimento tranquillo delle proprie miserie» (Renato Fucini, toscano, poco dopo l’Unità) [253]
«Ottentotti, irocheni, beduini, peggio che l’Affrica, degenerati, ritardati, selvaggi, degradati: così i meridionali vennero definiti dai fratelli del Nord venuti a liberarli» [253].
«Matera è l’unico capoluogo italiano irraggiungibile in treno» [241]
Sui fondi Fas, destinati prevalentemente al Sud e trasferiti al Nord per costruire le ferrovie vedi [240]
Carri di quarta classe, vagoni a cielo aperto, senza sedili, che l’Italia unita fece viaggiare solo al Sud (definiti”incivili” in un dibattito parlamentare) [240-241]
Sulla durata di un Catania-Palermo in treno [239]
«La Calabria non appartiene, geologicamente, al Mezzogiorno, ma al sistema alpino: si staccò con la Corsica dalla regione ligure-provenzale e migrò, sino a incastrarsi fra Sicilia e Pollino» [237-238]
«La guerra alla ’ndrangheta fermerebbe per anni i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria (…) qui è come la Fiat, ci campa mezza Regione. Se gli chiudi la fabbrica che mangiano?”C’è, forse un interesse collettivo a non finire l’autostrada” (Domenico Cersosimo» [236]
Sulle famiglie della”ndrangheta [232]
’U Tiradrittu in [229]
«Appena si seppe che sarebbe partita la ristrutturazione dell’A3 (Salerno-Reggio Calabria)”andammo tutti a ordinare la Mercedes nuova” confidò un collaboratore di giustizia a Facciolla”L’avremmo pagata con i soldi dell’autostrada. Che è il nostro investimento per la vita. Per contratto” avverte il magistrato”le imprese hanno poi diritto alla manutenzione del tratto che hanno costruito”». [223]
«La Calabria non ha un’economia. Ha solo lavori pubblici» (Eugenio Facciolla, magistrato) [222]
«La Salerno-Reggio Calabria deve essere a pagamento, perché il ticket ha funzione pedagogica, crea cittadinanza» (Domenico Cersosimo, economista) [214]
«La mobilità delle merci, sulla A3, è unidirezionale: su cento camion che la percorrono, novantanove portano merci dal Nord al Sud e uno dal Sud al Nord» (Cersosimo) [214]
«Incomincia l’Unità d’Italia» (Arrigo Benedetti nel 1964, quando fu inaugurata la Milano-Napoli) [211]
Costruzione della Milano-Laghi in [208] prima autostrada al mondo.
«Una ricerca dei primi del Novecento rivelò che, tolte Campania e Puglia, nel resto del Sud su 1848 comuni 1321 erano privi di strade» [208]
Mille trecento miliardi investiti in autostrade nel 1954 e tutte si fermavano a Roma [208]
Sulla Salerno-Reggio Calabria vedi libro di Leandra D’Antone in [207]
«Mongiana, già capitale siderurgica, contende al confinante paese di Nardodipace lo scomodo primato di comune più povero d’Italia» [187]
Mongiana vota no al plebiscito sull’annessione [182]
«Noi mongianesi sradicati ci siamo trovati a lavorare nelle fonderie del Bresciano. Siamo centocinquanta famiglie di Mongiana, circa 500 persone, solo a Lumezzane, che è ormai la vera Mongiana» [177]
Mongiana fu condannata perché l’impianto siderurgico era in montagna e lontano dal mare, senonché l’acciarieria di Terni è sempre in montagna e ancora più lontana dal mare «spendendo molto di più di quanto sarebbe bastato alla ferriera calabrese per essere rimessa in sesto» (Manno-Matacena,”Le Reali Ferriere ed Officine di Mongiana”) [176-177]
Sulla commessa rifiutata da Torino [176]
A Mongiana «non c’è manco un fabbro, oggi, dove 1200-1500 operai e tecnici siderurgici specializzati rendevano autosufficiente l’industria pesante del Regno delle Due Sicilie» [172-173]
«Mongiana, sulle Serre calabresi (…) era il più ricco distretto minerario e siderurgico delle Due Sicilie e dell’Italia intera. Fui soppresso dal governo unitario, per un grave difetto strutturale: era nel posto sbagliato, nel Meridione». Ivi vari dati su Nord e Sud, subito prima e dopo l’unità [170-171].
Sulla sporcizia dei meridionali. «Quando i piemontesi razziarono la Reggia di Caserta e stilarono un inventario del bottino, scrissero di un oggetto non identificato a forma di chitarra: non avevano mai visto un bidè» [168]
«Per le famiglie in difficoltà si spende in Emilia Romagna nove volte più che in Calabria, dove gli handicappati possono contare su aiuti otto volte inferiori che in Lombardia» (chiedersi però chi spende) [162]
I punteggi bassi degli studenti meridionali dopo le correzioni di Vito Peragine: «sui risultati degli studenti meridionali influiscono strutture scolastiche molto peggiori di quelle che sono al Nord, edifici spesso fatiscenti, attrezzature assenti o scarse, comunque inferiori, e situazioni familiari più difficili (gli studenti spesso devono concorrere a integrare il reddito familiare).”Quando si va a valutare il peso di queste condizioni la distinzione geografica si riduce e appare la vera scaturigine della differenza: gli studenti che hanno scuole migliori e meglio attrezzate, minori difficoltà economiche in casa e maggiori garanzie di mettere a frutto, nel mondo del lavoro, il loro impegno formativo, rendono di più» [163]
La Cassa Depositi e Prestiti: oltre 40 dei suoi 100 miliardi sono risparmi dei meridionali [160]
«Il 98% delle erogazioni ordinarie delle Fondazioni bancarie finiva nelle 12 regioni del Centro-nord e solo il 2% nelle 8 del Sud. Si può dire”che ogni contributo deciso dalla politica andrà sostanzialmente a sostenere il Nord” (Floris) (…) sempre stato così (nel 1996 si scoprì che la banca nazionale per aiutare lo sviluppo del Sud, l’Isveimer, finanziava la Fininvest di Berlusconi, con 450 miliardi)». [155]
Con i miliardi della Cassa per il Mezzogiorno (Casmez), uguali allo 0,5-0,7% del Pil, hanno costruito: «18 mila chilometri di strade, 23 mila di acquedotti, 40 mila chilometri di reti elettriche, 1.600 scuole, 160 ospedali. E allora com’è che il Mezzogiorno ha una dotazione di infrastrutture inferiore del 30 per cento e più rispetto al Nord? Con quali soldi hanno fatto al Nord tanto di più senza Cassa per il Settentrione e fondi straordinari? Una consueguenza di questo divario è che le medie aziende del Sud, quando crescono, si trasferiscono al Nord, per godere di maggiori facilità di trasporti, migliori infrastrutture, sconti dalle banche, minore criminalità» [153]
Raccomandati gli «spaghetti alla Cipolla di Tropea del Sorrisi e baci, i migliori di Milano».
Federico Pirro (’Grande industria e mezzogiorno 1996-2007”) «ha contato 904 impianti con 500 o più addetti, in gran parte di multinazionali con loro stabilimenti in tutto il Mezzogiorno e sede legale, in molti casi, al Nord o all’estero». [150]
«Il conte Rossi di Montelera tenne una relazione”assai divertente”, al Rotary, per sostenere che i meridionali dovevano frequentare corsi, nei comuni di partenza, a spese della Cassa per il Mezzogiorno, per imparare a lavarsi, a comportarsi con le ragazze e a parlare torinese» [143]
«Le persone hanno un valore, in senso economico, e ne producono. Le aree soggette a immigrazione si arricchiscono perché ricevono esseri già formati e in grado di rendere. Il costo della loro formazione è a carico delle regioni di partenza, ma va a vantaggio di quelle di arrivo. Il professori Antonio Mastrodonato, dell’Università di Bari, in Capitali umani (così si chiamano gli emigranti), calcolò a quanto corrispondesse la ricchezza acquisita dal Centro-Nord per i 5,1 milioni di meridionali che vi trasferirono dal 1952 al 1981. Con i dati ufficiali del costo della vita e applicando (come già fece Manlio Rossi Doria)”agli emigrati i metodi di calcolo usati nella stima degli animali da lavoro”, ottenne che il Capitale umano che il Sud cedette al Nord, in quei trent’anni, fu di 547 mila miliardi di lire, a prezzi del 1986. Rapportando allo stesso anno la somma impiegata dalla Cassa per il Mezzogiorno, nello stesso trentennio (102.800 miliardi),”si rileva che essa è meno di un quinto della perdita subita” dai meridionali con l’emigrazione» [141-142].
«Imparate una lingua e andatevene» (De Gasperi). [142]
«È assurdo (…) è più conveniente trasferire la manodopera verso Nord» (il presidente della Confindustria Angelo Costa, uscendo da un incontro sulla ricostruzione dal paese da cui Giuseppe Di Vittorio «uomo di forza omerica e sindacalista durissimo» uscì piangendo) [139-140]. «Così Torino prima si prese il Meridione, poi i meridionali».
Sulla ricchezza prodotta dalle rimesse dei meridionali emigrati vedi [139]
«Arrivano in Italia dagli Stati Uniti i soldi del piano Marshall per risanare il sistema produttivo scassato dal conflitto. Ma quello del Sud (distrutto il 35% degli impianti industriali, oltre il 50% delle centrali elettriche; contro il 12 del Nord) è troppo malridotto: immessi nel circuito economico del Settentrione quei finanziamenti renderebbero molto di più (…) e si arriva al paradosso che i guasti sono al Sud, il risarcimento va a Nord» [137]
L’Istituto di Incoraggiamento, una specie di Ministero delle Partecipazioni statali in funzione nel Regno delle Due Sicilie. Abolito con l’Unità, ripristinato poi a beneficio dell’industria del Nord, tolto nuovamente di mezzo «quando il sistema produttivo settentrionale è in grado di camminare da sé e quello meridionale fuori gara» [137-138]
Il caso della Germania negli anni Cinquanta: pretende la riduzione dei dazi su alcuni suoi beni industriali minacciando di non importare più prodotti agricoli dal sud [ 138]
Esodo da Sud a Nord negli anni Trenta (analogo anni Sessanta) in [135-136]. «Mangiato voi, mangiato tutti pensate bene di dare sussidio alle famiglie numerose, da poter vivere i loro figli porca madonna basta. Ossequio saluti fascisti». Libro di Anna Treves [135-136]
«Se nun ci cuniscite / oh! Per la madonna / nui simme li fascisti / de Peppine Caradonna» [133]
«Già nel 1906 il ministro Pantano varò il progetto per attribuire alle cooperative settentrionali gli appalti delle bonifiche nel Sud (con contributi pubblici)» [131]
«Già prima della guerra i due terzi di tutti gli stanziamenti militari erano spesi nella Valle del Po e praticamente tutte le forniture per la Marina Militare assegnate alla sola Liguria (i più grandi, numerosi e moderni canieri navali erano in Campania, ma l’Italia unita non li vide; e quelli chiusero uno dopo l’altro)» [129]
Gunnar Myrdal: «(…) fallimento dell’Italia verso il suo Sud: fallimento solenne, innegabile, immenso, che dovrebbe rappresentare un caso di coscienza per ogni italiano onesto» [127]
Turati sosteneva che il divario Nord-Sud fosse di natura storica. Salvemini allora gli rispose: «Nel 1860 noi meridionali fummo rovinati in nome dell’Unità; nel 1887 in nome dell’Industria; non ci mancherebbe altro che fossimo rovinati ora in nome della Storia» [126]
Il 1887, l’anno cioè in cui si ruppe il trattato commerciale con la Francia in nome degli interessi dell’industria settentrionali e si colpirono quindi le esportazioni agricole del Sud, mandando in rovina decine di imprenditori che avevano investito su agrumenti ecc. profittando anche dei buoni prezzi di dopo l’Unità. (vedi Luigi De Rosa La rivoluzione industriale, oppure Piero Bevilacqua Breve storia dell’Italia meridionale). [125]
Dall’unità alla fine dell’Ottocento il Sud pagò il triplo di tasse rispetto a prima. «La alla Liguria si restituivano 135 lire ogni 100 di prelievo; alla Puglia 43,5» [122]
«Ettore Ciccotti, deputato lucano, nel 1904 chiese che la sua regione fosse abbandonata dallo Stato perché potesse con le proprie risorse badare finalmente a se stessa» [122]
«Si calcolò che ogni 1.212 italiani”iniquamente tassati” mille erano meridionali» [122]
«Queste Camere rappresentano l’Italia come io rappresento il Gran Turco» (Massimo d’Azeglio) [121]
Sul risanatore di paludi Afan de Rivera vedo [120]
«Nel 1876 e nel 1886 si varano norme per aiutare i comuni piccoli e poi quelli poveri, perché piccoli. Così il Sud dove prevalgono i centri popolosi (nel 1861 erano il doppio che al Nord) ma poveri, è sfortunatamente fuori da entrambe le leggi: la Lombardia riceve 79,44 lire ogni diecimila abitanti, il Piemonte 68,81, la Calabria 12,79; e per finanziare l’istruzione, alla Liguria si dànno 15.625 lire ogni diecimila abitanti, alla Calabria 80 (…) All’alba del Novecento lo Stato spende 93 lire per abitante in Lazio (cioè Roma, per i lavori da capitale), 71,15 in Liguria e appena 8,77 in Basilicata [120-121]
«Con la sola vendita dei beni ecclesiastici e demaniali requisiti dell’ex regno borbonico, la nuova Italia incassò 600 milioni di lire (500 miliardi di euro attuali) che presero la via del Nord. Al Banco dfi Napoli si vieta di espandersi nel resto d’Italia, mentre da Torino le banche aprono filiali al Sud; al Banco di Napoli, per legge, potevi chiedere di convertire la moneta (davi carta, pigliavi oro); la stessa operazione era proibita con la Banca Nazionale di Torino (…) Quando nacque la Banca d’Italia scrive di Di Fiore «al Mezzogiorno ne furono concesse 20 mila azioni contro le 280 mila del centro-nord» [119]
«L’Unità è stata purtroppo la nostra rovina economica. Noi eravamo nel 1860 in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’Unità ci ha perduti» (Giustino Fortunato) [118]
«La prima azione dei Mille appena sbarcati? Allungare le mani sulla cassa comunale. Francesco Crispi, segretario del condottiero e siciliano, incamererà poi cinque milioni di lire dal Banco di Sicilia; e un milione e quattrocentomila di rimborsi che risulterebbero però già rimborsati, riferisce Gulì» [114]
«I trombettieri furono la rovina del Regno di Napoli» [Gulì]
«Quando i Savoia furono costretti all’esilio, 18 treni partirono per la Svizzera» [115]
Pier Carlo Boggio, morto poi a Lissa: «Somme ingenti, somme favolose scompaiono colla facilità e rapidità stessa colla quale furono agguante dalle casse borboniche». «Che fine fa questa montagna d’oro? Francesco Saverio Nitti, che ebbe accesso ai documenti, contò più di 443 milioni di lire-oro (dei 664 di tutta l’Italia messa insieme)». Vedi tutto il calcolo in [115]
Filippo Curletti: ”La verità sugli uomini e sulle cose del Regno d’Italia” (ruberie ecc., Curletti era l’agente provocatore di Cavour) [112]
«Quando si vede un regno di sei milioni (erano nove) e un’armata di centomila uomini vinte colla perdita di otto morti e diciotto storpiati chi vuol capire capisca» (Massimo d’Azeglio al nipote Emanuele) [112]
Gente che parla italiano in Italia al momento dell’Unità (a parte i toscani): duecentomila su ventidue milioni [109]
Sulle strade e i collegamenti via mare del Regno delle Due Sicilie (nonché su altri primati industriali) vedi [108]
«I prodotti pregiati dell’agricoltura meridionale sono troppo cari per il resto d’Italia. Solo l’11,8 per cento delle esportazioni e l’8,5% delle importazioni delle Due Sicilie è con gli altri stati preunitari, perché «l’economia meridionale apparteneva al circuito commerciale che la ricollegava saldamente ai paesi del Nord e del Centro Europa» (Banti, La Nazione del Risorgimento) [107]
«Negli anni precedenti l’invasione dal Sud non emigra nessuno» [107]
«Alla mostra parigina del 1856 il Regno delle Due Sicilie viene premiato come Paese più industrializzato d’Italia, il terzo nel mondo» [106]
Giudizi positivi su Napoli di contemporanei in [105-106]
La Campania è oggi la regione europea con più poveri e più disoccupati [104]
«Nel 1891 il reddito pro-capite della Campania è ancora superiore a quello nazionale «comparabile a quello della Lombardia, mentre in Puglia e nelle isole maggiori è analogo a quello nazionale» [103]
Secondo Vittorio Daniele e Paolo Malanima (Il prodotto delle regioni e il divario Nord-Sud in Italia. 1861-2004) «se tra Nord e Sud c’è una divario adesso si tende a pensare che ci fosse già prima» ma in realtà «l’Italia era allora un paese povero e quando questo accade non c’è possibilità di grandi differenze tra una zona e l’altra. Si ragiona così: stabilito il limite di povertà intorno a 800-900 di una moneta immaginaria, l’Italia era prossima a quella quota, con circa 1.300. In tali condizioni si sta più o meno sulla stessa barca. Il divario cominciò a manifestarsi tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta dell’Ottocento. Fu contemporaneo cioè alla nascita della questione meridionale. I divari regionali, assai modesti nell’immediato periodo post-unitario, aumentano nettamente per quasi un secolo, riducendosi solo nei due decenni dopo la Seconda guerra mondiale (gli anni della Cassa del Mezzogiorno» [101-103]
Giustino Fortunato e Crocco in [80-81]
«L’uccisione di Umberto I è salutata con manifestazioni popolari di giubilo tra gli emigrati italiani all’estero» (Ercole Sori, L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale).
«Da un giorno all’altro nelle Due Sicilie le tante aziende che lavorano per lo Stato perdono le commesse. Tutte al Nord, dai cannoni alle matite. Le fabbriche coinvolte chiudono e si spara sui dipendenti che protestano, dall’acciaio alla zecca, cantieristica, edilizia, abbigliamento (divise) ferrovie. Un’ondata di fallimenti e di ristrutturazioni getta nella miseria decine di migliaia di lavoratori; moltissimi industriali e commercianti convertono le loro fortune da capitale di rischio, investimenti, a rendite, per metterle al sicuro. Ma”le rovinose e reiterate alienazioni di rendita napoletana effettuate dalle due prime luogotenenze ne fecero precipitare la quotazione da 108-113 fino a 75, fra l’allarme e la disperazione dei risparmiatori meridionali” (Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità)» [77]
«Il ministro degli Esteri Luigi Menabrea cercò di farsi dare una landa desolata per deportare i meridionali: in Patagonia, o nel Borneo, in Tunisia, in Eritrea, nel Mar Rosso (l’isola di Socotra), o in Mozambico, in Angola, sulla costa est dell’Australia, nell’arcipelago delle Nicobare (Oceano indiano) o a Timor, a Goa, a Macao. Dieci anni durò questa ostinata ricerca. Il generale Cadorna tentò di convincere il ministro degli Esteri inglese, lord Granville (l’esperto britannico per le colonie), che era la cosa migliore da fare, perché le esecuzioni in massa suscitavano sdegno all’estero e reazioni in loco. Deportateli nel Nord Italia, suggerì Granville. Già lo facciamo, non basta, rispose Cadorna. L’occupazione di una terra lontana, però, si diceva nel progetto del ministro, per fugare i dubbi delle potenze straniere, non mirava allo”stabilimento di una colonia”; sarebbe stata temporanea. E cioè?”Uno sterminio di massa” traduce Del Boca in Maledetti Savoia.» Alla fine dovettero smettero, data «la ripugnanza dell’intero governo (inglese) ai nostri progetti» (Cadorna). [76-77]
Debolezze dell’esercito borbonico durante i Mille in [75]
Fenestrelle e altre carceri in [74]
Dodici anni dopo l’unificazione, l’Italia, con una popolazione inferiore a quella degli altri paesi, ha la maggior quantità di detenuti in Europa [74]
«In un solo mese, denuncia Crispi in Parlamento, nella sola provincia di Agrigento vengono incarcerate 32 mila persone: che è poco meno della capienza di tutti gli istituti di pena italiani messi insieme oggi. I militari obbligano a tenere in galera anche gli imputati che vengono assolti, e il generale La Marmora ordina che non siano scarcerati quelli che hanno finito di scontare pena» [73]
Sulla renitenza alla leva e i giovani ignari che si consegnano [72]
Antonio Ciano, ne Le strade e gli eccidi dei Savoia, riunisce notizie di eccidi [69]
Elenco dei paesi degli eccidi in [66]
La”Gazzetta del Popolo” suggerì di «non solamente fucilare, ma impiccare, poiché la stessa corda può servire per molti altri» [56]
Garibaldi nel 1868: «Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosì colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio» [53]
Il pentimento del piemontese conte Alessandro Bianco di Saint-Jorioz in [52]
Nino Bixio al Sud eseguì da solo 700 fucilazioni [51]
Sull’assedio di Gaeta (1860-1861) 27 e seguenti
Pochezza dei lombardi in [18]
Notizie tratte da: Pino Aprile, Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero meridionali, Piemme 2010, pp. 305, 17,50 euro.