la Repubblica, 13 agosto 2015
Ivo Karlovic, dall’altro dei suoi due metri e undici centimetri, ha superato battendo Raonic il decimillesimo servizio vincente, per la precisione 10.004. Il record appartiene ad un altro croato, Goran Ivanisevic, con 10.183 aces, un primato iniziato nel 1968, e cioè dal giorno in cui il computer rese contemporanea una storia che era stata, sin lì, una leggenda
Il tennista di Zagabria Ivo Karlovic, dall’altro dei suoi due metri e undici centimetri, ha superato battendo Raonic il decimillesimo servizio vincente, per la precisione 10.004. Il record appartiene ad un altro croato, Goran Ivanisevic, con 10.183 aces, un primato iniziato nel 1968, e cioè dal giorno in cui il computer rese contemporanea una storia che era stata, sin lì, una leggenda. Il servizio vincente, in italiano, mai si era chiamato Ace, un riferimento anglosassone all’asso di picche che, nei mazzi di carte britannici, dal 1711, era stato oggetto di una tassa, imposta dalla famiglia reale. Nel tennis, con la terminologia britannica, e non certo in quella rinascimentale di Scaino da Salò (1555), si era sempre chiamato Ace la battuta che non venisse non solo raggiunta, ma nemmeno sfiorata, dal ribattitore. Poiché la rete ha raggiunto la sua attuale altezza di 1,07 metri ai paletti, e di 91,4 cm soltanto nel 1883, la vicenda della battuta – chiamata servizio dai giorni in cui un cosiddetto “servitore” porgeva la palla al battitore nei primi anni del Giuoco di Rachetta – dev’essere iniziata circa 500 anni fa.
La storia si è via via sviluppata, soprattutto sui campi in erba, sui quali la palla incontra meno attrito che sulla terra rossa. Ma ha raggiunto ora i suoi massimi livelli, con l’aumentata propulsività delle racchette, e col prevalere del numero dei campi cosiddetti duri su quelli in mattone tritato.
La soverchiante importanza dell’Asso – se così posso chiamarlo – non è stata tale sinché il gioco è rimasto nella fase delle racchette di legno. Si ricordano record improbabili, causa i sistemi di misurazione, che vengono attribuiti a Bill Tilden (vincitore di Wimbledon nel 1920, ‘21, ‘30 e di sette titoli USA), piuttosto che, nel dopoguerra, a Jack Kramer (Wimbledon ‘46, ‘47 e USA ‘47 ) e Gonzalez (USA ’48 e ‘49). Un momento in cui l’eccessiva importanza della battuta ha trovato un suo interprete capace di creare dubbi al pubblico e ai dirigenti, è stato quello di Ivanisevic, guarda caso, un altro croato, di Spalato, che rimane primo davanti a Karlovic. Nel torneo di Parigi Bercy 1993 precedente il Masters, Ivanisevic aveva battuto un così gran numero di aces che il pubblico aveva preso a rumoreggiare, fischiando addirittura lo spettacolo.
L’allora Presidente della Federazione Internazionale, il francese Philippe Chatrier, aveva sollevato ufficialmente l’argomento, chiedendosi se fosse il caso di rimpicciolire il rettangolo di servizio, o addirittura di limitare ad una sola palla la battuta. Ora il nome di Ivanisevic ritorna ad essere noto, non come quello del suo assistito Cilic, ma come il Battitore superabile da Karlovic con i suoi 10.004 aces contro i 10.183 dello spalatino, vincitore di Wimbledon 2001. Rimane la domanda che già si rivolsero gli appassionati di baseball quando si tentò di sostituire il bastone di legno con quello di plastica. È divertente un gioco con tanti fuori campo ? La risposta, nel baseball, fu negativa. Nel tennis non sappiamo.