Il Messaggero, 13 agosto 2015
Beppe Grillo e il terzo ritiro in due anni, eppure è ancora qui. Il primo lo aveva fatto il 3 aprile dell’anno scorso, nel bel mezzo delle europee: «O vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa. E non scherzo» (vinse il Pd), il secondo risale al 28 novembre, dopo aver lanciato il direttorio: «Sono un po’ stanchino, io, il camper e il blog non bastiamo più» e ora dopo aver dettato la linea dura ai suoi sull’immigrazione ci riprova: «Mi defilo dal movimento perché ho un’età pazzesca, una famiglia numerosa». Insomma, come si diceva, lasciare è più facile a dirsi che a farsi
Per la terza volta in due anni Beppe Grillo annuncia il ritiro dalla politica e dalla guida del suo Movimento 5Stelle. Questa volta lo fa in tv, dopo aver dettato la linea dura ai suoi sull’immigrazione. «Mi defilo dal movimento perché ho un’età pazzesca, una famiglia numerosa», ha spiegato l’altra sera a La7 il leader pentastellato.
«Ho fatto il mio tempo. Però ci sono, il Movimento è la mia vita». Di fatto, facendo due conti, è il terzo preavviso d’uscita che dà. Perché il primo lo aveva fatto il 3 aprile dell’anno scorso, nel bel mezzo della campagna elettorale delle europee: «O vinciamo, o stavolta davvero me ne vado a casa. E non scherzo». Poi le elezioni le stravinse il Pd col 40% dei voti ma Grillo, evidentemente avendoci ripensato, è rimasto al suo posto. Il 28 novembre, dopo aver lanciato il direttorio ha annunciato di nuovo il passo indietro. Utilizzando le stesse parole che pronuncia Forrest Gump alla fine della corsa nell’omonimo film, scriveva sul suo blog: «Sono un po’ stanchino, io, il camper e il blog non bastiamo più». Di preannuncio in preannuncio, però, è ancora qua. Sempre che non prevalga la voglia di tornare a fare tv, come ha ammesso lui stesso e come l’ex ideologo M5S Becchi gli rinfaccia su Twitter: «Ironia della storia. Il garante di un movimento nato nella Rete si”defila” comunicandolo attraverso giornali e tv. Ma non erano morti?».
IL GRAN RITIRO
Comunque in fatto di preannuncite Grillo è in buona compagnia. Berlusconi ha cominciato ad evocare il suo ritiro già nel 1996, due anni dopo la discesa in campo. La volta più famosa dell’ex Cavaliere però risale alla calda estate del 2011, quando da premier, a chi chiedeva se si sarebbe ricandidato rispondeva: «Assolutamente no. Il candidato premier del centrodestra sarà Alfano. Io, se potessi, lascerei già ora...». Lo ribadì poi nel 2012: «Non ripresenterò la mia candidatura a premier ma rimango a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol». Nel 2013, naturalmente, si è ricandidato. A proposito di abbandoni impossibile dimenticare Walter Veltroni. Che appena eletto sindaco di Roma, nel 2001, dichiarò: finito il mandato in Campidoglio vado in Africa a dare una mano. Veltroni lo ha ripetuto quasi ad ogni intervista per tutti e due i mandati. Salvo poi lasciare il Campidoglio a febbraio 2008 per spostarsi qualche centinaio di metri e diventare il primo segretario del Pd e candidato premier. E ancora oggi, che pure preferisce occuparsi di cultura e cinema, per il Pd continua a essere un riferimento importante.
Anche Umberto Bossi nei giorni caldi delle inchieste sulla gestione dei soldi del partito, nel 2012 si era lasciato sfuggire un «basta, mi faccio da parte. Andate avanti voi». Passata la bufera è rientrato a Montecitorio, ha combattuto per la segreteria e resta presidente federale della Lega Nord. Un altro che aveva annunciato l’addio alla politica era stato Sergio Cofferati che nel 2009 rinunciò a ricandidarsi a sindaco di Bologna per seguire la compagna e crescere il figlio a Genova. Nello stesso anno però si candidò all’Europarlamento, ricandidato anche l’anno scorso mentre questa primavera ha tentato di diventare governatore della Liguria spaccando poi il Pd. Insomma, come si diceva, lasciare è più facile a dirsi che a farsi.