Il Sole 24 Ore, 13 agosto 2015
La famiglia Agnelli si prende l’Economist. Con il 43 per cento Exor è diventata la maggiore azionista del gruppo editoriale. Il resto della quota del 50% detenuta da Pearson é stato rilevato con un buy back dagli azionisti esistenti del gruppo Economist, tra cui le famiglie de Rothschild, Cadbury e Schroder. In tutto Pearson ha incassato 469 milioni di sterline in contanti dalla vendita, che si aggiungono agli 844 milioni ricevuti il mese scorso da Nikkei per la cessione del Financial Times
Exor fa il grande salto avanti nell’editoria internazionale: la finanziaria della famiglia Agnelli é diventata il maggiore azionista dell’Economist Group, che pubblica l’omonima rivista. Exor ha confermato ieri di avere aumentato la propria quota dal 4,7% al 43,4%, acquistando dal gruppo Pearson il 27,8% delle quote ordinarie, oltre a tutte le azioni speciali di categoria B, per 287 milioni di sterline (405 milioni di euro), in un’operazione finanziata con mezzi propri.
Il resto della quota del 50% detenuta da Pearson é stato rilevato con un buy back dagli azionisti esistenti del gruppo Economist, tra cui le famiglie de Rothschild, Cadbury e Schroder. In tutto Pearson ha incassato 469 milioni di sterline in contanti dalla vendita, una cifra superiore alle previsioni della vigilia, che si aggiungono agli 844 milioni ricevuti il mese scorso da Nikkei per la cessione del Financial Times.
Pearson aveva acquistato l’Ft nel 1957, ereditando anche una quota del 50% dell’Economist che il quotidiano finanziario aveva in portafoglio dal 1928. Con la vendita annunciata ieri il gruppo britannico esce così del tutto dal settore dei media per concentrarsi sul suo core business di formazione globale.
«Aumentando il nostro investimento in The Economist siamo lieti di confermare il nostro ruolo di azionisti e sostenitori di lungo termine del gruppo, assieme alle famiglie Cadbury, Layton, Rothschild e Schroder», ha dichiarato ieri John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor, che fa parte del consiglio di amministrazione della rivista dal 2009.
«La nostra fiducia nel valore di questo investimento, – ha proseguito Elkann – è ancora più grande alla luce della decisione dell’Economist di investire in azioni proprie, che é un segnale di fiducia in un futuro brillante e redditizio per il gruppo. Insieme siamo convinti dell’enorme potenziale dell’Economist e in particolare della sua capacità di cogliere le molte opportunità di sviluppo che derivano dalla digitalizzazione del settore dei media».
La vendita, che deve ancora essere formalmente approvata ma ha il sostegno unanime del consiglio di amministrazione dell’Economist, dovrebbe concludersi nell’ultimo trimestre dell’anno. Per tutelare l’indipendenza editoriale della rivista, nessun azionista può controllare più del 50% delle azioni. Exor ha anche fatto sapere di avere approvato una modifica dello statuto dell’Economist che limita al 20% i diritti di voto di ogni singolo azionista. Di fatto quindi Exor con il 43,4% avrà lo stesso peso della famiglia de Rothschild, secondo azionista con una quota del 21% che con il buy back salirà al 25 per cento.
Elkann negli ultimi anni ha dimostrato il suo crescente interesse per il settore dei media. L’amministratore delegato di Exor era entrato nel consiglio di amministrazione dell’Economist sei anni fa, mentre due anni fa era stato invitato a far parte del board di News Corp, la società editorial del gruppo Murdoch. Exor ha anche importanti partecipazioni in Rcs Media Group e Italiana Editrice, che pubblica La Stampa e il Secolo XIX, in Italia, e in Le Monde e il Banijay Group in Francia. Nel settore dell’editoria invece ha interessi in Bantham Books e Random House.
Ora decuplicando la sua quota dell’Economist, uno dei titoli più prestigiosi dell’editoria globale, Exor consolida la sua strategia di internazionalizzazione oltre ad assicurarsi un buon flusso di dividendi.
John Fallon, chief executive di Pearson, ha dichiarato ieri che il gruppo «è orgoglioso di essere stato parte del successo dell’Economist negli ultimi 58 anni. Ora Pearson punterà il 100% delle sue forze sulla nostra strategia globale di formazione. Il mondo della formazione sta cambiando rapidamente e vediamo grandi opportunità di far crescere il nostro business a livello globale».
Il titolo Exor ha perso il 3% alla Borsa di Milano ieri scendendo a 44,16 euro. Gli analisti di Mediobanca Securities hanno invece un target price di 48,60 euro con un rating outperform perché, hanno spiegato ieri in una nota, «l’esposizione alle attività che ci piacciono, come Fiat Chrysler e Ferrari, suggeriscono un ulteriore rialzo del net asset value. Oggi lo sconto é del 15% circa».