Il Sole 24 Ore, 13 agosto 2015
Berlino frena l’accordo sulla Grecia: vuole verificare il piano. Furiosa lite al telefono tra Merkel e Tsipras. Questa sera il Parlamento greco voterà il pacchetto di 35 misure di liberalizzazione e di austerità, domani pomeriggio i ministri finanziari dei Paesi dell’eurozona si riuniranno a Bruxelles per approfondire e discutere i dettagli dell’intesa e Schäuble ha fatto sapere che formulerà una serie di domande. E la cosa lascia intendere che da parte della Germania ci sono grosse perplessità
Week-end di ferragosto con i riflettori puntati su Atene, Bruxelles e soprattutto Berlino per sapere se ci sarà o meno il via libera al terzo piano di aiuti alla Grecia. Quello cioè da 85 miliardi su cui il Governo Tsipras e i suoi creditori si sono accordati all’alba di martedì all’hotel Hilton di Atene dopo 20 ore di trattativa ininterrotta. Un’intesa tecnica che per diventare operativa deve ricevere il disco verde politico, come ha peraltro sottolineato la Commissione europea.
Il primo appuntamento è fissato per questa sera, più probabilmente questa notte, con il Parlamento greco, chiamato ad approvare, insieme all’accordo con le istituzioni internazionali, il pacchetto di 35 misure di liberalizzazione e di austerità (un documento di 400 pagine) che rappresenta la contropartita al piano. Il 13 luglio scorso furono una trentina i deputati di Syriza a non votare i provvedimenti proposti dal premier (e leader del partito). Se la fronda dovesse confermarsi, o addirittura aumentare, e quindi dovessero diventare indispensabili i consensi dell’opposizione, si aprirebbe la strada alle elezioni anticipate. Sempre oggi dovrebbe inoltre arrivare la decisione del Parlamento finlandese.
La seconda tappa è quella dell’Eurogruppo. I ministri finanziari dei Paesi dell’eurozona si riuniranno domani pomeriggio a Bruxelles per approfondire e discutere i dettagli dell’accordo, molti dei quali restano ancora da chiarire. Il vertice servirà in particolare per capire se gli impegni e gli obiettivi che l’intesa prevede per Atene (dal target del surplus primario, cioè al netto dell’onere del debito, all’ammontare delle privatizzazioni) sono credibili oppure no. Numerosi osservatori hanno già espresso forti perplessità sui due fronti: «Risultati troppo ambiziosi», ha detto per esempio Guntram Wolff del centro Bruegel a proposito di un saldo primario di bilancio che dovrebbe raggiungere l’1,75% nel 2017 e addirittura il 3,5% nel 2018; mentre altri osservano che Atene non ha in alcun modo la possibilità di realizzare privatizzazioni per 50 miliardi.
Il ministro tedesco Wolfgang Schäuble ha fatto sapere che in questa sede formulerà una serie di domande sull’accordo, facendo capire che da parte di Berlino ci sono perplessità. Anche se il suo portavoce ha negato che ci sia l’intenzione di respingere l’intesa.
Non è comunque detto che l’esito dell’Eurogruppo sia decisivo e non interlocutorio. A focalizzare l’attenzione è infatti il giudizio finale del Governo tedesco, che secondo l’annuncio del portavoce della Merkel, Steffen Seibert, «arriverà entro la fine della settimana», e da cui dipende tutto. La cancelliera e il premier greco si sono parlati a lungo al telefono sia lunedì sia martedì, cioè dopo l’annuncio dell’intesa. Secondo il quotidiano popolare tedesco Bild i due leader avrebbero litigato. Seibert ha negato, parlando di «uno scambio di opinioni», ma è noto che la Merkel preferirebbe la soluzione immediata di un prestito-ponte (che consentirebbe ad Atene di far fronte alla scadenza del 20 agosto, quando dovrà restituire 3,4 miliardi alla Bce) piuttosto che accettare in tempi brevissimi un accordo complesso che richiede una valutazione molto accurata per evitare che tra alcuni mesi ci si ritrovi ad affrontare l’ennesima emergenza (un accordo che sempre secondo Bild, Berlino riterrebbe insufficiente e con troppi elementi di incertezza, sulla partecipazione dell’Fmi, sulla sostenibilità del debito, sui tempi delle privatizzazioni). Ed è questa la posizione che la Merkel ha nuovamente espresso a Tsipras: non vogliamo un’intesa «rapida» ma «esaustiva».
Lo stesso Seibert, pur sottolineando l’attitudine del Governo greco («Costruttiva come da tempo non era»), ha spiegato che Berlino ha ricevuto il testo martedì sera e che ci vuole tempo per esaminarlo.
In queste ore ci sono delle forti pressioni da parte di Parigi (che ufficialmente non ha ancora espresso alcun commento ma è favorevole all’intesa, «i Greci hanno risposto nei tempi e con il livello di precisione fissati in luglio», dicono fonti dell’Eliseo) perché la Merkel si esprima positivamente. Ma anche al di là delle sue opinioni e valutazioni personali, la cancelliera deve fare i conti con un’opinione pubblica sempre più scettica nei confronti degli impegni presi da Atene (e poi disattesi) e un Parlamento dove cresce la fronda: il 17 luglio scorso ben 60 deputati della maggioranza avevano votato contro il principio di un terzo piano di aiuti alla Grecia. La Merkel ci penserà a lungo prima di convocare una seduta straordinaria del Parlamento, la prossima settimana, per votare il nuovo piano.
Tanto più che riserve vengono espresse anche dai dirigenti di altri Paesi obbligati a sottoporre l’intesa ai propri Parlamenti: Finlandia appunto, Olanda, Spagna. E più generalmente si rafforza il fronte di chi si chiede se ha senso continuare a vivere uno psicodramma che dura da cinque anni per un Paese che vale l’1,8% del Pil dell’eurozona, che ha falsificato i conti e che per decenni ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. In un club che si rispetti, e che fa rispettare le regole, un socio così verrebbe espulso. E siamo davvero sicuri che i mercati tanto citati, a ragione o più spesso a torto, non apprezzerebbero?