la Repubblica, 12 agosto 2015
Quanti allenatori italiani vincenti senza una panchina in questa strana estate calcistica. Da Ancelotti a Lippi, 30 scudetti a spasso. Disoccupati gli ultimi quattro ct azzurri e big come Capello e Spalletti. E per la panchina dell’Olympique Marsiglia che s’è appena liberata è una sfida tra Mazzarri e Prandelli
Dall’alto delle bacheche, impolverati solo per chi non ha memoria, trenta scudetti ci guardano. E non solo. Ci sono pure sei, anzi sette Champions League, perché bisogna contare anche quella d’Asia. Quattro Coppe Intercontinentali. Un Mondiale, quello del 2006. E gli ultimi quattro ct della nazionale italiana, anzi sei contando Arrigo Sacchi e Cesare Maldini, ormai ritirati. Aggiungete una ventina tra coppe, coppette e supercoppette varie, unite l’incommensurabile esperienza di decenni di panchine ad altissimo livello in Italia e nel mondo, e avrete il peso esatto dell’assenza, o del vuoto che lasciano quelli che in questo momento assistono, si riposano, fremono o imprecano perché “stanno a spasso”. La grande scuola degli allenatori italiani, dopo aver imposto metodi, mentalità e vittorie negli ultimi quarant’anni di calcio mondiale, adesso siede su un divano. Guarda allenare gli altri, e chissà se e quando tornerà. È la fine di un’era.
Giovanni Trapattoni è il decano in tutto: per età (76 anni) e per scudetti, visto che nessuno ne ha vinti più di lui (7, a cui bisogna aggiungere i tre che ha arpionato in Germania, Portogallo e Austria). Da un paio d’anni è fermo, dopo l’intensa e sfortunata (per colpa di Fifa e Uefa) avventura con l’Irlanda, ogni tanto c’è qualche nazionale africana che lo cerca e lo contatta, ma pare che persino lui ormai sia stufo. Fu tra i primi a indicare la strada, il Trap, andandosene ad allenare il Bayern 21 anni fa, in anticipo sulla diaspora dei grandi tecnici che si verificò nella seconda metà degli anni Duemila, quando ormai l’Italia cominciava a star troppo stretta a molti. Come a Carlo Ancelotti, che mollato il Milan nel 2009 ha finito col vincere la sua terza Champions League e il suo secondo Mondiale per club al Real Madrid (2014) dopo aver allenato Chelsea e Psg, imparando tre lingue diverse a cinquant’anni suonati, e ora si riposa a Vancouver, per l’esattezza, dove smaltisce una fastidiosa operazione e l’ultimo terribile anno da separato in casa con Florentino Perez. Carletto è uno di quelli che tornerà presto, sia per l’età (56 anni) sia perché di richieste ne avrà, e di altissimo livello.
Marcello Lippi dall’alto dei suoi 67 anni e del titolo di Berlino 2006, attende che si muova qualcosa dopo la fine dell’esperienza cinese, dove ha arrotondato il palmarès pure con la Champions asiatica. Anche lui sembra far parte di una generazione che ha dato moltissimo e ora si guarda intorno, in cerca dell’occasione giusta, ma deve essere proprio giusta, sennò meglio rimanere a casa. Fabio Capello negli ultimi anni ha lavorato e infine litigato con un paio di federazioni prestigiose (Inghilterra e Russia), si è tolto lo sfizio di partecipare a due Mondiali (e in quello del 2010 poteva andare avanti, non ci fosse stato il celebre gol-non gol di Lampard a Bloemfontein) e ora, a 69 anni, attende una chiamata dal Golfo Persico, o in particolare dall’Arabia Saudita: è una zona del mondo, quella, in cui c’è un’inesausta richiesta di tecnici esperti a livello internazionale, visto che fra 7 anni da quelle parti esploderà il Mondiale nel deserto.
È in effetti anche una questione economica, oltre che di età o di motivazioni, se molti nostri allenatori stanno a guardare. Sono arrivati a guadagnare cifre così alte che poi è difficile ricollocarsi. È il caso di Luciano Spalletti, 56 anni, che dopo il ricco ingaggio e i due campionati vinti con lo Zenit in Russia è in attesa, vana, di una chiamata al suo livello. E mentre tra i decani resiste ancora Claudio Ranieri (63 anni, al Leicester), la next generation segna il passo: sono fermi, dopo esperienze negative a vario titolo, due ex ct come Prandelli (57 anni) e Donadoni (51), o il tormentato Mazzarri (53, tuttora sotto contratto con l’Inter), tre che hanno provato ad agganciare l’onda lunga dei maestri ma in realtà non ci sono ancora riusciti. Sembrano avere il profilo adatto per l’Olympique Marsiglia, che in effetti è sulle tracce di almeno uno di loro e anche di un altro tecnico in attesa come Vincenzo Montella (un pargolo, coi suoi 41 anni). Uomini di campo e gestori di uomini, hanno bisogno di mollare il divano e di ritrovare il campo. Sennò impazziscono, o possono andarci vicino.