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 2015  agosto 12 Mercoledì calendario

A Mosca nasce la moschea più grande d’Europa. L’inaugurazione è prevista per il 23 settembre, Id al Adha, il giorno del sacrificio. Un regalo di Putin per aiutare gli islamici moderati

Mai visti da queste parti minareti tanto alti e possenti. Anche quelle mezze lune d’oro che brillano dai tetti sono uno spettacolo inusuale in mezzo ai grattacieli grigi e le reti delle tramvie della periferia di Mosca. Tra la gente del quartiere Mescianskij, che si prepara a ospitare “la moschea più grande d’Europa”, gli umori sono divisi. Migliaia di musulmani, che abitano e vivono nella zona, vedono la realizzazione di un sogno, dopo anni di preghiere semiclandestine in vecchi magazzini, parchi, perfino su un autobus speciale prenotabile a pagamento su Internet e attrezzato per poter svolgere il proprio dovere di credente in qualsiasi angolo del quartiere.
Tra gli altri abitanti della zona c’è meno entusiasmo. Da tempo l’Islam viene associato inevitabilmente al terrorismo e alle scene di violenza che i tg mandano in onda dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Inoltre il pregiudizio contro i milioni di immigrati dalle ex repubbliche sovietiche dell’Asia Centrale è diventato sempre più forte e preoccupante. Sono lavoratori a bassissimo costo, in condizioni bestiali, impiegati nei mille cantieri pubblici e privati della capitale. La crisi economica, i prezzi che salgono, il rublo che crolla hanno però alimentato il falso mito dello “straniero che ruba il lavoro” e fatto crescere i sentimenti xenofobi.
Tutto questo non preoccupa certo Vladimir Putin che si prepara a presenziare alla solenne inaugurazione prevista per il 23 settembre, Id al Adha, il giorno del sacrificio. Il presidente che ha usato molto la carta di una riscoperta fede ortodossa per far crescere la sua popolarità, sa bene quanto sia importante la forza della religione. La scelta di sostenere la costruzione della mega moschea è stata fatta mirando al favore dei musulmani moderati a fianco della lotta all’estremismo e anche pensando alla situazione internazionale con la tensione da Guerra Fredda con l’Occidente e la necessità di orientare sempre più verso l’Asia la sfera di interessi e commerci della Russia. Il gran muftì russo Ravil Gajnuddin ha invitato per la grande festa “alti rappresentanti” di governi che contano come la Turchia, l’Arabia Saudita, l’Iran.
I musulmani di Russia sono in continua crescita: oltre 19 milioni e seicentomila, il 14% dell’intera popolazione. Dipende dall’afflusso di migranti, dalla elevata natalità delle tante repubbliche musulmane sparse per la Russia. E soprattutto dal fenomeno generale di un’esplosione della ricerca di spiritualità e di adesione alle fedi religiose, seguito all’ateismo di Stato imposto nell’era sovietica.
La costruzione di luoghi di culto che rispondano a una tale richiesta, era inevitabile. A Mosca, che di musulmani ne ospita almeno tre milioni, ci sono solo sei piccole moschee sunnite e una sciita. Quella di Mescianskij, che si estende su quasi ventimila metri quadri potrà ospitare oltre diecimila fedeli. È già cominciata una disputa sul fatto che sia la più grande d’Europa. Certamente con i suoi minareti da 72 metri e la sua cupola da 46, sarà la più imponente. Ma non basta. Entro tre anni sarà comunque superata da una ancora più grande in costruzione nel cuore di Ufa, città del petrolio e capitale della musulmana repubblica di Baschiria.
E forse anche per esaltare la valenza del «regalo di Mosca ai suoi cittadini islamici» l’architettura della nascente moschea della capitale è stata studiata tendendo conto della tradizione russa. Le linee e lo schema si ispirano infatti alla tradizione tatara, la popolazione islamica più antica di Russia che da secoli vive in perfetta arominia con gli ortodossi, soprattutto nella regione del Volga e in Crimea. Anche i minareti sono stati disegnati con citazioni ben precise: la parte inferiore imita la celebre torre Spasskaja del Cremlino di Mosca, quella superiore invece riprende le linee della torre Sjujumbike, orgoglio islamico della capitale tatara Kazan.
Ma la freddezza dei non islamici resta appesa nell’aria come una minaccia. Il muftì si sforza di tranquillizzare gli abitanti del quartiere: «Sarà un bene anche per loro. Non vedranno più fedeli radunati per strada. E non si scandalizzeranno più per il rito del sacrificio». Il rito prevede infatti lo sgozzamento di un montone che fino all’anno scorso veniva eseguito per strada con grande scandalo dei non islamici, proteste, risse e scontri con la polizia. Sintomo di un’ostilità difficile da combattere.