Corriere della Sera, 12 agosto 2015
Jennifer Welter, la minuscola pioniera capace di varcare la frontiera del football americano. È lei che gestisce la difesa dei Cardinals. In parole povere, «se ci sfondano è colpa mia». Il suo primo assegno da linebacker era di 12 dollari (1 a partita). Ai Revolution ne prendeva 100 a match. Ma ora «allenare nell’Nfl non è una questione di soldi ma di passione»
«Non sono qui per rivoluzionare il mondo. Sono qui perché gli Arizona Cardinals mi hanno assunta».
Chissà perché all’insediamento dalla prima-donna-allenatrice-di-una-squadra-di-football-americano-maschile ci si aspettava l’enfasi del discorso della montagna. Dev’essere un errore di prospettiva: allenare nello sport professionistico è uno di quei lavori apicali in cui il genere non dovrebbe contare e in fatto di strategie, gestione del gruppo e rapporti interpersonali le donne sono dotatissime. «Ho giocato a rugby al college e a football americano femminile per dodici stagioni; ho passione per il gioco e una laurea in Psicologia dello sport che mi spinge ad apprezzare gli aspetti mentali dello sport. Farò il mio lavoro al meglio nella preseason e poi cercherò di essere confermata» ha detto il dottor Jennifer Welter, 37 anni, con accento strascicato del Sud (Florida, Vero Beach) rispondendo con pragmatismo all’incredulità dei media e varcando a piccoli passi veloci – è alta appena 158 cm e pesa 59 kg – la soglia stretta della storia.
Ed ecco a voi, ladies and gentlemen, dopo Corinne Diacre (Lega 2 francese di calcio), Amelie Mauresmo (tennis: dal giugno 2014 è il coach del top-5 Andy Murray), Becky Hammon (assistant coach di Popovich ai San Antonio Spurs in Nba, promossa coach titolare nella Summer League di basket), la minuscola pioniera capace di inoltrarsi, disarmata, nei territori inesplorati dell’ultima frontiera. Il football americano.
Dei linebacker degli Arizona Cardinals, quei molossi a guardia della difesa che rappresentano l’ideale proporzione tra massa/forza/cattiveria/velocità, Jen è la signora incontrastata. Nella parcellizzazione del più vivisezionato degli sport professionistici Usa, coach Bruce Arians le ha affidato il compito di coprire le folate dei runningback avversari, schierando Sam e Will (outside linebacker) e Mike (middle linebacker), come sono chiamati gli stopperoni in gergo, a cerniera della linea di scrimmage. Non ci avete capito nulla? Ci pensa Jen a semplificare: «Se ci sfondano, è soprattutto colpa mia».
A spingere Jennifer Welter nell’occhio del ciclone del più brutale e violento e aggressivo (la filosofia di base è quella della conquista del terreno, ad ogni costo) e maschile degli sport è stata la sua stessa storia. Reduce dai Dallas Diamonds della Women’s Football Alliance, era stata ingaggiata da Tommy Benizio, proprietario dei Texas Revolution, una franchigia minore del campionato maschile indoor (8 uomini per squadra contro gli 11 della Nfl), in cerca di un colpaccio mediatico alla Luciano Gaucci (Carolina Morace nominata tecnico della Viterbese in serie C1; correva l’anno 1999). Dall’essere la prima donna schierata con gli uomini – ruolo linebacker, avevamo dubbi? – alla pioniera che per tutta la preseason ha allenato i Cardinals nel ritiro dell’Università di Phoenix, il passo è stato breve. Qualcosa, negli Usa, sta cambiando: tre mesi prima dello sbarco di Jennifer Welter ai Cardinals, Sarah Thomas era diventata la prima donna-arbitro assunta full time dalla lega, pronta a fischiare dal 10 settembre, quando con la sfida tra Pittsburgh Steelers e New England Patriots si riapriranno le ostilità.
La massima ambizione di Jen, oggi, è «convincere le ragazzine che qualsiasi cosa si mettano in mente di diventare, lavorando duro e impegnandosi e non arrendendosi mai, quella cosa da grandi possono diventarla». Lei stessa in questi giorni è impegnata a convincere coach Arians a confermarla per la stagione regolare. Il suo primo assegno da linebacker era di 12 dollari (1 a partita). Ai Revolution ne prendeva 100 a match. «Allenare nell’Nfl non è una questione di soldi ma di passione» dice. La percentuale di tifose americane del football (45%, in crescita) tifa per lei.