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 2015  agosto 12 Mercoledì calendario

L’appello al ministro Franceschini dei “cento musicisti": «Revochi il decreto che ci punisce». Tra i firmatari del documento spiccano i nomi di Salvatore Accardo, Sylvano Bussotti, Ramin Bahrami, Gianluca Cascioli, Marcello Panni: compositori, interpreti, organizzatori uniti nella protesta contro le recenti decisioni prese dalla commissione Musica del ministero, che azzerano il contributo pubblico per molte associazioni. E Franceschini chiede una relazione sui criteri usati

«La situazione che si è determinata rischia di compromettere la sopravvivenza di centinaia di istituzioni musicali del nostro Paese. La richiesta che avanziamo è pertanto che il ministero, anticipando gli inevitabili, numerosi strascichi giudiziari che questa vicenda avrebbe e ponendosi invece dalla parte degli operatori e del Bene Comune, revochi i Decreti». Sono questi alcuni dei passaggi più significativi dell’appello rivolto ieri al Ministro Dario Franceschini da circa cento musicisti e istituzioni musicali italiane. Spiccano i nomi di Salvatore Accardo, Sylvano Bussotti, Ramin Bahrami, Gianluca Cascioli, Marcello Panni, Claudio Ambrosini, Gianni Tangucci: compositori, interpreti, organizzatori uniti nella protesta contro le recenti decisioni prese dalla commissione Musica del ministero, che azzerano il contributo pubblico per molte associazioni.
Informato dai suoi collaboratori, il ministro ha immediatamente chiesto al direttore generale ad interim dello spettacolo, Nicola Borrelli, e al presidente della commissione Musica, Valerio Toniolo, «una relazione su quanto è accaduto e sui criteri che sono stati adottati». Criteri e scelte che avevano portato alle dimissioni di uno dei cinque componenti della stessa commissione, la compositrice Silvia Colasanti.
Nicola Borrelli, attuale direttore generale del settore cinema, ha assunto questa ulteriore funzione sostituendo Salvatore Nastasi, che ha ricoperto il ruolo per dodici anni e «il cui incarico è scaduto», precisano fonti ministeriali.
Nei giorni scorsi il nostro giornale ha dato ampio risalto alla vicenda, riportando le diverse opinioni. Dal 1985, anno in cui è entrato in vigore il Fondo Unico per lo Spettacolo, che disciplina le assegnazioni dei contributi pubblici, è questa la prima volta che viene chiesto un provvedimento di revoca. Uno dei punti che più indignano i firmatari dell’appello è il giudizio sul valore artistico del loro operato. Se alla voce «qualità artistica» veniva attribuito dalla Commissione un punteggio inferiore a 10 su 30, automaticamente scattava l’esclusione da ogni contributo. E in molti casi, spesso a sorpresa, è accaduto proprio questo, anche nei confronti di realtà che gli scorsi anni avevano avuto una valutazione positiva: «Come è stato possibile usare come una clava l’arma del giudizio artistico e offendere la dignità degli operatori, per i quali è infamante trovarsi bollati di una simile etichetta, dopo anni di lavoro svolto con abnegazione e professionalità?», si chiedono i firmatari che hanno attivato una pagina Facebook.
L’incontro collegiale
Carlo Fontana, presidente dell’Agis, l’associazione alla quale fanno capo tutte le realtà di spettacolo del nostro paese, difende l’operato delle commissioni ministeriali, che «si sono assunte la responsabilità di scegliere, in un Paese come il nostro dove è scegliere e cambiare è sempre difficile». Ma prende l’impegno di far partire dal 1o settembre lettere di convocazione a tutti i soci per promuovere un incontro collegiale sulla nuova situazione che si è creata. Particolarmente penalizzate – nella musica come nel teatro – appaiono alcune tra le realtà italiane più attive nel campo della ricerca, della sperimentazione, dell’innovazione dei linguaggi e delle tecnologie. «Non può essere il sacrificio di alcuni lo strumento con cui si dimostra che il sistema previsto dal decreto funziona alla perfezione e che i conti tornano», conclude l’appello.