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 2015  agosto 12 Mercoledì calendario

I quarant’anni dello Squalo. La pellicola uscì nel 1975 negli Stati Uniti e pochi mesi dopo in Italia. Da allora nulla è stato più come prima. Nel cinema e in mare. La grande morte bianca entrò nell’immaginario collettivo come la nostra paura più ancestrale e terrificante sin dalla locandina. Dopo il film di Spielberg, molto trash e poco più

La sontuosa e irripetibile bellezza dello Squalo di Steven Spielberg ha raggiunto i fatidici “anta”. Il film uscì nel 1975 negli Stati Uniti e pochi mesi dopo in Italia. Da allora nulla è stato più come prima. Nel cinema e in mare. La grande morte bianca entrò nell’immaginario collettivo come la nostra paura più ancestrale e terrificante sin dalla locandina, in cui l’enorme muso appuntito dello squalo bianco, con le fauci spalancate, sale dal profondo degli abissi e si avvicina a una donna nuda che nuota, innocente e ignara.
Carcharodon carcharias: questo il nome scientifico in latino della migliore macchina da morte esistente in natura, come rivelò il “pescecanologo” Hooper (Richard Dreyfuss) a un incredulo Martin Brody (Roy Scheider), capo della polizia nell’isola di Amity, dove è ambientato il film di Spielberg, tratto dal romanzo di Peter Benchley: “Qui siamo di fronte a una macchina, una macchina che ha 200 milioni di anni. Una macchina perfetta, una macchina perfetta per nuotare, mangiare e produrre piccoli squali. Una macchina mangiatrice di uomini”.
L’invasione tra piovre e fantasmi
Lo Squalo di Spielberg vinse tre Oscar e realizzò incassi favolosi. La sua bellezza si fermò però al sequel di Jeannot Szwarc del 1978. Nei decenni successivi, fino a oggi, l’invasione cinematografica degli squali è stata come quella dei film a luci rosse. Trame esili, trionfo del trash, recitazione pessima. Se nel porno a contare sono l’amplesso o i preliminari, qui l’orgasmo è procurato dal Male che attacca e divora la sua preda, colorando ovviamente l’acqua di rosso. Persino in una vasca da bagno. È una scena di uno dei più improbabili shark movie di sempre, intitolato Ghost Shark. Lo spettro di un grande squalo bianco ucciso s’intrufola dappertutto. Piscine, vasche, finanche nei rubinetti. Squali-fantasma, mostri metà squali e metà piovra, squali che piovono nel cielo, squali attaccati dagli zombie, squali nella neve, squali preistorici, uomini che diventano squali, squali intelligenti come gli uomini, squali che risalgono fiumi, squali deportati nei laghi. Il filone aperto da Spielberg alla fine ha fatto esplodere un’epidemia senza rimedio.
 
Una motosega li seppellirà
Proprio gli squali sono i protagonisti di quello che è stato giudicato come il peggiore film di tutti i tempi: Sharknado, per il momento fermo a una trilogia. Uscito due anni fa, Sharknado ha una trama incredibile. Tornado e trombe d’aria risucchiano squali dal mare e li gettano tipo pioggia sulle città americane. Nella prima pellicola, a essere attaccata è Los Angeles e la scena finale è da culto: uno squalo bianco, dal cielo, sta per mangiare l’eroe del film, che però è armato di motosega. Lo squalo lo inghiotte ma l’uomo lo squarcia dall’interno con la motosega e ne esce vivo. Meglio ancora nel secondo Sharknado, stavolta a New York. Uno squalo ha mangiato una mano della moglie dell’eroe, solo quella, e nella scena finale, sempre con la motosega, l’uomo uccide il bestione e recupera la mano, cui sfila la fede che poi ridà alla moglie monca chiedendole di sposarsi di nuovo. Il terzo e ultimo è invece ambientato a Washington e il film si apre con la scena dell’eroe, lo stesso dei primi due, che corre dal presidente degli Stati Uniti per essere premiato con la motosega d’oro. La forza di questi film, per ammissione di produttore e regista, sta proprio nella loro bruttezza. Consapevoli, comunque, che “squali e disastri funzionano sempre”.
 
Dalla preistoria con furore
Dal cielo alla neve, la fantasia del Male primordiale è in una pinna che solca montagne imbiancate. In Canada, una valanga apocalittica ha risvegliato un preistorico squalo delle nevi. Il titolo del film è Avalanche Sharks. La preistoria ha dato molto agli shark movie. Anche perché la grande morte bianca è davvero l’evoluzione del Carcharodon Megalodon, gigantesco squalo poi estintosi (in realtà, tuttora la ricerca del megalodon è uno dei filoni più consumati anche nei documentari pseudoscientifici). In Shark Attack 3: Megalodon c’è uno squalo che misura quanto cinque balene. Nella scena clou c’è un party a bordo di un yacht. Il megalodon attacca e provoca il panico. Il party è organizzato da alcuni criminali. Uno di questi fugge su uno scooter d’acqua ma finisce diritto nella fauci dello squalo preistorico, che in precedenza aveva divorato un’intera zattera con cinque persone. Di rara bruttezza è poi Shark in Venice, girato però in Bulgaria. Uno squalo entra nella laguna veneziana e fa una strage. Per tornare ai mutamenti climatici: nell’australiano Shark 3D, l’onda di uno tsunami scaraventa grossi squali bianchi in un supermercato.
 
La lotta perenne contro i tentacoli
Accanto alle variabili meteo (tornado e tsunami) e preistoriche (Megalodon e poi anche Dinoshark) c’è infine la diabolica sperimentazione genetica. In Profondo Blu una coppia di squali più intelligente di Einstein e Zichichi mette a soqquadro una stazione marina durante una tempesta. Ma il capolavoro è Sharktopus, metà squalo e metà piovra (octopus). Memorabile la scena di Sharktopus che zampetta sugli scogli coi tentacoli e poi fa un sol boccone di una donna stesa al sole. In un altro film Sharktopus combatte contro Whalewolf, metà lupo e metà balena. La mutazione genetica si combina sovente con il gigantismo della preistoria. Ecco Mega Shark contro Giant Octopus oppure Mega Shark contro Kolossus, un mostro titanico creato da scienziati sovietici ma rubato da terroristi ucraini oppure ancora Mega Shark contro Crocosaurus, coccodrillone del Congo. È la riduzione del Male a macchietta, l’abuso continuo, senza sosta, di quell’idea geniale di Spielberg. Quando il barbuto Hooper-Dreyfuss tracciò il primo profilo dell’assassino dei mari: “Quella non è stata opera di un’elica, non è stato un fuoribordo né sono stati gli scogli e nemmeno Jack lo squartatore. È stato uno squalo”.