La Stampa, 11 agosto 2015
Andrea Pirlo alla scoperta della sua America: «Non lascio la Nazionale. Io sono a disposizione e cercherò di farmi trovare pronto. Poi sarà il mister a decidere. Lo scudetto? Lo rivince la Juventus. Lo dico per affetto, ma anche perché credo che sia ancora la squadra migliore in Italia»
«Lo scudetto? Lo rivince la Juventus. Lo dico per affetto, ma anche perché credo che sia ancora la squadra migliore in Italia».
Andrea Pirlo è nello spogliatoio dello stadio dei Red Bulls, un po’ abbacchiato. La sua nuova squadra, il New York City Football Club, ha appena perso il terzo «derby dell’Hudson» consecutivo e lui sta per andare sotto la doccia.
Quello che ha visto domenica sera probabilmente lo ha aiutato a capire meglio la nuova realtà in cui è arrivato, comprese le risse fra tifosi prima della partita. La passione per il calcio negli Stati Uniti sta crescendo, nel bene e nel male, e lo stadio dei Red Bulls era tutto esaurito per il derby fra le due squadre di New York. Arrivando, io stesso ho incontrato due famiglie che andavano alla partita: una di Brooklyn, ma originaria di Afragola, e una del New Jersey, ma originaria del Piemonte. In totale cinque ragazzini, tutti vestiti con la miglia di Pirlo, epoca Juve e nazionale. Anche qui, insomma, lui è un modello a cui guardano i tifosi. Per adularlo, nel caso di quelli del New York City Football Club, o per sfotterlo, nel caso dei fans dei Red Bulls. Prima della partita, infatti, nella loro curva hanno tirato su uno striscione in cui si vedevano Pirlo e Lampard appoggiati a un bastone, sotto la scritta «City Retirement Home», ossia «Casa di Riposo City».
Pirlo sarà pure venuto a New York per i soldi, come peraltro fanno ovunque tutti i professionisti, ma l’istinto del campione abituato a vincere è un riflesso incondizionato, e quindi comincia a parlare proprio da qui.
«L’esperienza nuova è bella, ma adesso bisogna trovare la condizione migliore per entrare in forma. Sono arrivato e dopo tre giorni ho iniziato a giocare. Non è facile, bisogna allenarsi un po’, perché un po’ di preparazione ci vuole».
Qualcuno dice che intorno non ha una squadra alla sua altezza. Come si è trovato con i nuovi compagni?
«No, no, sono bravissimi – risponde lui per spegnere sul nascere qualunque polemica – e mi hanno accolto benissimo. Sono molto contento».
Il calcio sta prendendo piede a New York, diventando un fenomeno sempre più popolare. Il sindaco Giuliani, poi, chiamava questa città «la capitale del mondo». Quanto ha influito sulla sua decisione di trasferirsi il fatto di venire qui, e come sono state le prime esperienze di vita a New York?
«Penso sia la città più importante del mondo. Quindi è un piacere essere qui e poter giocare per questa squadra. Speriamo di poter migliorare».
Manhattan offre possibilità molto diverse. Senza rivelare troppo di personale, dove hai scelto di vivere?
«Nella zona di Chelsea. Preferisco le parti un po’ più tranquille».
La Juventus ha aperto la stagione vincendo la Supercoppa.
«Hanno cominciato alla grande. Sono contento che abbiano vinto la Supercoppa, hanno chiaramente meritato. Ora speriamo che partano bene anche in campionato».
La sua impressione qual è? L’anno prossimo sarà ancora dominato dalla Juventus?
«Credo di sì e spero di sì».
Oltre a lei, hanno perso Tevez e Vidal: non eravate l’asse portante della squadra?
«Si, ma si sono rinforzati e si sono ringiovaniti. Quindi spero che li aspetti un altro anno di successi. Possono aprire un nuovo ciclo».
Quali sono le potenziali rivali?
«La Roma, come già negli anni scorsi, ma anche le due milanesi, che si sono rinforzate tutte. Sarà un campionato duro, però penso che la Juve resti la squadra più forte».
Nostalgia?
«Questi quattro anni a Torino sono stato benissimo, e saluto molto volentieri anche i tifosi».
Alla Nazionale pensa ancora?
«Io sono a disposizione e cercherò di farmi trovare pronto. Poi sarà il mister a decidere».