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 2015  agosto 11 Martedì calendario

Nell’anniversario della morte di Michael Brown un altro ragazzo nero è stato ucciso dagli agenti. È successo a Indianapolis, il quindicenne aveva forzato un posto di blocco. Intanto a Ferguson, nel Missouri, è stato imposto ieri sera lo stato di emergenza. La decisione è stata presa dal capo della contea di St. Louis, Steve Stenger, dopo che una improvvisa escalation di violenza, domenica notte, ha fatto rivivere scene di guerriglia urbana e un clima di paura

Nella città-simbolo della violenza della polizia e delle tensioni razziali in America – Ferguson, nel Missouri – è stato imposto ieri sera lo stato di emergenza. La decisione è stata presa dal capo della contea di St. Louis, Steve Stenger, dopo che una improvvisa escalation di violenza, domenica notte, nell’anniversario della morte di Michael Brown, ha fatto rivivere scene di guerriglia urbana e un clima di paura. Ci sono stati confronti con la polizia, atti di vandalismo, saccheggi nei negozi, spari tra gruppi di giovani rivali e spari contro gli agenti: che hanno risposto al tiro, ferendo gravemente il diciottenne nero Tyrone Harris. Addosso aveva una calibro 22 che è risultata rubata.
«Siamo tornati di colpo all’agosto 2014», ha ammesso il capo della polizia della contea, Jon Belmar. Un anno fa esatto, il diciottenne afro-americano Michael Brown, che era disarmato, fu ucciso lungo una strada di Ferguson da un poliziotto bianco, Darren Wilson. La vicenda scatenò proteste non solo nel Missouri, dove degenerarono, costringendo il governatore a mobilitare la guardia nazional: la morte di quel giovane era considerata la prova del razzismo della polizia.
Del resto le cronache continuano a essere piene di episodi simili: cioè di agenti bianchi che uccidono giovani neri. Negli ultimi dodici mesi è successo a New York, a Baltimora, a Los Angeles, a Cincinnati. Ed è successo anche l’altro ieri notte a Indianapolis: un quindicenne afro-americano, che era al volante (negli Stati Uniti la patente si ottiene molto prima che in Italia), non si è fermato allo stop intimatogli dai poliziotti, anzi, ha strusciato la loro auto nel tentativo di scappare, ed è stato freddato. Un episodio che rischia di rendere la situazione ancora più incandescente.
Domenica, per ricordare la morte di Michael Brown, erano state organizzate a Ferguson varie manifestazioni di protesta al grido di “Black Lives Matter” (Contano anche le vite dei neri). Un corteo con centinaia di persone, guidato dal padre del ragazzo, aveva percorso le strade della città, fermandosi nel punto in cui era stato ucciso e liberando in cielo due colombe bianche. E infatti tutto si era svolto in modo calmo e civile. Ma in tarda serata il clima è cambiato di colpo. Sono arrivate persone da fuori: dei “criminali”, secondo il capo della polizia Belmer. Le prime sparatorie sono avvenute tra gruppi rivali lungo la West Florissant street, epicentro delle proteste. Due ragazzi di 17 e 19 anni sono stati feriti al petto. E mentre si diffondeva il panico e la gente scappava o cercava protezione dietro alle auto in sosta, anche gli agenti, intervenuti in forze, sono finiti nel mirino dei facinorosi. Secondo le prime ricostruzioni, Tyron Harris avrebbe sparato con la pistola rubata a una macchina dove erano dei poliziotti in borghese, che sono subito usciti, inseguendolo e colpendolo più volte. Adesso è in ospedale con prognosi riservata. «La violenza oscura i messaggi pacifici di protesta e mette in pericolo gli abitanti delle comunità e gli agenti che li difendono», ha dichiarato il neo-ministro della giustizia, l’afro-americana Loretta Lynch. «Incidenti come quelli di domenica notte non fanno altro che vanificare il lavoro che andiamo facendo».
Ma proprio questo “lavoro” del governo, secondo molti militanti neri e varie organizzazioni anti-razziste, procede a un ritmo troppo lento e con troppe contraddizioni. Due inchieste, una locale, l’altra federale, hanno scagionato Darren Wilson, il poliziotto che sparò a Brown. Un rapporto di 102 pagine del ministero della giustizia, che ha evidenziato degenerazioni razziste tra le forze dell’ordine di Ferguson, ha portato solo alle dimissioni dell’ex-capo della polizia, ma per il resto è rimasto lettera morta. Anche per questo, ieri sera a Ferguson e St. Louis, si è voluto sfidare con atti di disobbedienza civile il clima poliziesco e lo stato di emergenza: il celebre filosofo Cornel West si è fatto arrestare assieme ad altri attivisti neri.