il Giornale, 11 agosto 2015
La Cina vuole scegliere il prossimo Dalai Lama ma la pretesa, volta a obiettivi politici, appare nel migliore dei casi ridicola. Secondo la tradizione del buddhismo tibetano, monaci incaricati di riconoscere l’incarnazione del Buddha vivente devono identificare in un bambino i segni che ne farebbero la reincarnazione dell’ultima guida. Esiste anche un’altra procedura, meno tradizionale e legata più alla Cina, quella dell’Urna d’Oro, che consiste in una specie di sorteggio
«Il partito comunista cinese sceglierà il prossimo Dalai Lama, punto e basta», avrebbe detto a fine luglio durante un incontro a porte chiuse del Politburo il presidente della Cina e segretario generale del movimento Xi Jinping. Secondo fonti interne all’amministrazione riportate dal sito Asia News, i vertici cinesi hanno deciso in queste settimane di trovare una soluzione a quella che definiscono la «questione tibetana» della reincarnazione del Dalai Lama, massima autorità spirituale del buddhismo tibetano e un tempo anche politica.
Il quattordicesimo Dalai Lama – il premio Nobel Tenzin Gyatso – è in esilio dal 1959, da quando l’esercito cinese ha conquistato la regione. Ora che la questione del suo successore si fa più pressante – Tenzin Gyatso ha compiuto a luglio 80 anni – il premio Nobel per la Pace, famoso nel mondo e con un grado di popolarità in Tibet altissimo, potrebbe persino rinunciare alla reincarnazione. Secondo la tradizione del buddhismo tibetano, monaci incaricati di riconoscere l’incarnazione del Buddha vivente devono identificare in un bambino i segni che ne farebbero la reincarnazione dell’ultima guida. Esiste anche un’altra procedura, meno tradizionale e legata più alla Cina, quella dell’Urna d’Oro, che consiste in una specie di sorteggio. «L’autorità del governo centrale è sempre stata importante nel processo di reincarnazione. Precedenti storici hanno chiaramente mostrato il vitale ruolo del governo centrale nel processo», è scritto in un comunicato del partito comunista cinese pubblicato dopo l’incontro di fine luglio a Pechino, e riportato dall’agenzia di stampa cinese Xinhua. La volontà dell’ateo partito comunista di avere un ruolo nella reincarnazione del Dalai Lama non può che avere un obiettivo tutto politico e Karma Yoshi, membro del Parlamento tibetano in esilio, ha commentato così la «pretesa» cinese: «È nel migliore dei casi ridicola».