Il Sole 24 Ore, 11 agosto 2015
La Russia è caduta in una recessione profondissima. Il Pil è precipitato del 4,6% rispetto a un anno prima. La crisi dell’economia, legata al calo dei prezzi petroliferi e alle sanzioni occidentali, si è aggravata nel secondo trimestre. Il rublo negli ultimi 12 mesi si è deprezzato del 43% nei confronti del dollaro
La Russia è in recessione profonda. La caduta dell’economia, legata al calo dei prezzi petroliferi e alle sanzioni occidentali, si è aggravata nel secondo trimestre: il Pil è precipitato del 4,6% rispetto a un anno prima, ha comunicato l’ufficio di statistica Rosstat. Il Governo aveva previsto un calo del 4,4% nel periodo aprile-giugno, dopo che nel primo trimestre il Pil era sceso del 2,2%. Quest’anno gli analisti stimano una flessione complessiva superiore al 3%, dopo la debole crescita dello 0,6% registrata nel 2014. Il dato farà riflettere il Cremlino, che solo nei giorni scorsi ha ordinato per decreto l’incenerimento dei prodotti alimentari sotto embargo sequestrati dalla dogana: una dimostrazione di forza poco apprezzata da un’opinione pubblica che comincia a sentire il peso della crisi. E farà riflettere anche l’Unione europea e alcuni Paesi in particolare (Germania e Italia) per i quali Mosca è un partner commerciale di rilievo. L’ulteriore indebolimento dell’economia russa cade in un momento particolarmente delicato per i grandi Paesi emergenti. Anche la Cina, dove di recente è scoppiata la bolla dei mercati finanziari, rischia di registrare un rallentamento più pronunciato del previsto: non tanto il 7% indicato dalle autorità di Pechino, il che equivarrebbe a un “soft landing”, ma un target realistico più vicino al 6%, qualcosa di simile a un temuto “atterraggio duro”.
Ad ogni modo il secondo trimestre, secondo gli analisti, segna il periodo più difficile del 2015 per l’economia russa, che subisce da inizio anno gli effetti della crisi monetaria di fine 2014, quando il rublo era scivolato a seguito della decisa flessione dei prezzi del petrolio, principale fonte di reddito per il Paese assieme al gas, e delle sanzioni economiche imposte contro Mosca a causa della crisi ucraina.
L’economia russa è dunque nel pieno della sua prima recessione degli ultimi sei anni e il rublo, che ha ripreso a scendere in coincidenza con il calo delle quotazioni petrolifere, viene scambiato a quota 70 contro l’euro: a metà aprile era risalito a quota 55. Negli ultimi 12 mesi la valuta russa si è deprezzata del 43% nei confronti di quella americana.
La Banca centrale russa, dopo aver fatto impennare il tasso di riferimento al 17% nel dicembre scorso, nel pieno della bufera valutaria sul rublo, ha abbassato il costo del denaro cinque volte quest’anno portandolo all’11 per cento. Ora il ciclo ribassista potrebbe interrompersi a causa della caduta del rublo e dei rischi di nuove fiammate dell’inflazione. L’indice dei prezzi al consumo ha toccato a marzo il 16,9%, ai massimi da 13 anni e a luglio era al 15,6 per cento.