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 2015  agosto 11 Martedì calendario

Italia, un lavoro meno precario. I nuovi contratti a tempo indeterminato nel privato salgono a 950 mila, il 36% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. E anche le trasformazioni dei rapporti di lavoro a termine in contratti a tutele crescenti sono aumentate del 30%. Per Matteo Renzi «siamo sulla strada giusta contro il precariato» e «il Jobs act è un’occasione da non perdere, soprattutto per la nostra generazione». L’altra buona notizia è che crescono anche i brevetti depositati (+ 2,8%)

Aumenta il lavoro stabile, dice l’Inps confermando l’andamento già espresso dai dati del ministero del Lavoro due settimane fa. Nei primi sei mesi di quest’anno i nuovi contratti a tempo indeterminato nel settore privato sono stati circa 950 mila, il 36% in più rispetto allo stesso periodo del 2014. E anche le trasformazioni dei rapporti di lavoro a termine (compresi gli apprendistati) in contratti a tutele crescenti sono aumentate del 30%. 
Cresce, dunque, la «quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati»: ora sono quattro su dieci (il 40,8%), un anno fa erano il 33,6%. Qualcosa si muove: secondo Matteo Renzi «siamo sulla strada giusta contro il precariato» e «il Jobs act è un’occasione da non perdere, soprattutto per la nostra generazione». Il premier accoglie con entusiasmo anche un altro dato, cui dedica un tweet in mattinata: «Per la prima volta dopo cinque anni cresce il numero di brevetti depositati (più 2,8%)». Sulla stessa linea il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che rimarca come «i provvedimenti varati in questi mesi dal governo e fortemente voluti da Area popolare stanno dando i loro frutti, favorendo la stabilità dei nuovi contratti», ora «siamo già impegnati sul fronte della defiscalizzazione e della riduzione delle tasse, con l’obiettivo di puntare così direttamente alla crescita». 
Le stabilizzazioni sono aumentate in particolare in Friuli (+85%) e Umbria (+67%), mentre Sicilia, Puglia e Abruzzo sono molto sotto la media nazionale. I nuovi rapporti di lavoro stabili sono 252 mila in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, circa 161 mila sono operai e 90 mila impiegati. È anche in aumento il lavoro full time rispetto al part time: sono a tempo pieno il 63,4% dei nuovi rapporti, 1,1 in percentuale in più che 12 mesi fa. 
Non c’è dubbio che la combinazione tra contratto a tutele crescenti e sgravi contributivi (fino a 8.060 euro all’anno per tre anni per le assunzioni fatte nel 2015), pensati proprio per rendere i contratti stabili più convenienti degli altri, ha avuto l’effetto di intervenire su una fetta di precariato. Ma i dati vanno letti in filigrana e, per avere un’idea della salute del mercato del lavoro, in combinazione con quelli dell’Istat sull’occupazione (che riguarda tutti gli occupati, non solo i dipendenti del settore privato), che nello stesso periodo è in calo dello 0,2% (-40 mila). C’è da rilevare poi che la percentuale dei contratti stabili sul totale ha fatto un balzo notevole, quasi 7 punti, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un po’ meno rispetto al 2013 (3 punti, erano il 38%). E che il picco di assunzioni/stabilizzazioni c’è stato in aprile, quando i contratti a tutele crescenti erano stati quasi il 45% dei nuovi rapporti di lavoro, ma tra maggio e giugno la curva si è invertita, per tornare al 34,5%. Bisognerà vedere cosa succederà nei prossimi mesi, se le aziende che hanno intenzione di assumere coglieranno l’occasione. E attendere un segnale dal governo su un’eventuale proroga in legge di Stabilità dei benefici per il prossimo anno. 
Un’indicazione importante sullo stato di salute dell’economia la darà l’Istat venerdì con i dati preliminari sul Pil, nel frattempo una lettura positiva viene dall’Ocse il cui «superindice» mostra «una crescita in consolidamento».