la Repubblica, 10 agosto 2015
Il disco d’oro destinato agli alieni ora si può ascoltare sul web. La Nasa pubblica online le foto e i suoni della Terra inviati nello spazio con il Voyager 38 anni fa. Ci sono saluti ai fratelli extraterrestri in 55 lingue. Tra 5 miliardi di anni sarà tutto ciò che resta di noi
Gli alieni, dotati di un’intelligenza superiore, non avranno difficoltà a costruire un grammofono per ascoltare il Disco d’oro lanciato nello spazio. Ma noi abbiamo ancora bisogno di Internet. La Nasa ha così deciso di divulgare sul sito SoundCloud il contenuto sonoro della “bottiglia nell’oceano” che nel 1977 l’umanità ha spedito nel cosmo, accanto a brani storici delle missioni Apollo e a varie registrazioni della “voce” dello spazio.
A bordo delle sonde Voyager 1 e Voyager 2, lanciate ormai ai limiti della nostra galassia e nello spazio interstellare, si trovano due dischi identici, d’oro, con suoni, immagini, voci e coordinate della Terra. In 30 centimetri di diametro gli scienziati della Nasa hanno sintetizzato tutto ciò che rappresenta l’umanità: il suono di un bacio e il pianto di un bimbo, il fruscio del vento, il rumore di onde e pioggia, un treno, un trattore e una carrozza a cavalli, un gregge di pecore e un martello pneumatico. Sentirli su SoundCloud non sarà un’esperienza nuova per noi. Ma sapere che questi suoni sono in viaggio a 16 miliardi di chilometri (Voyager 2) e 20 miliardi di chilometri da noi (Voyager 1) aggiungerà poesia all’ascolto. Fra 40mila anni le sonde incontreranno la stella AC +79 3888 e quel giorno forse un grammofono extraterrestre potrà riprodurre i suoni dell’umanità.
Carl Sagan, che lottò all’interno della Nasa per far passare l’idea del messaggio nello spazio, non era certo un ingenuo. «Le sonde saranno intercettate e il contenuto del Disco d’oro riprodotto solo se esistono civiltà avanzate capaci di viaggiare nello spazio interstellare», ammetteva all’epoca. «Ma lanciare questa bottiglia nell’oceano del cosmo la dice lunga sulla speranza che permea la vita di questo pianeta».
Oltre ai suoni della Terra, il Disco d’oro contiene 119 immagini (da un disegno di come avviene il concepimento alla Grande Muraglia), saluti in 55 lingue (quello in mandarino recita “Speriamo che stiate tutti bene. Vi pensiamo. Per piacere venite a trovarci quando avete tempo”) e 90 minuti di brani di Bach e Beethoven, Chuck Berry e Louis Armstrong, con tanta musica etnica. E se agli alieni non sarà dato ascoltare “Here comes the Sun” – brano scelto da Sagan – è perché la casa produttrice dei Beatles, la Emi, si oppose, temendo forse la violazione dei diritti d’autore.
«Il disco d’oro potra sembrare un’idea peregrina, ma non lo è» spiega Giovanni Bignami, presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. «Fra 5 miliardi di anni, quando il Sole avrà inghiottito la Terra, i due dischi a bordo dei Voyager e le due placche in viaggio sulle sonde Pioneer saranno le uniche cose rimaste di noi». Le due lastre di alluminio e oro in viaggio su Pioneer 1 e 2 rispettivamente dal 1972 e dal 1973 contengono l’immagine stilizzata di un uomo e una donna nudi (altro oggetto di polemica all’epoca) e una mappa del sistema solare. «Noi siamo riusciti a leggere i geroglifici. Non è impensabile che gli alieni decifrino il Disco d’oro» sottolinea Bignami. «Ma se poi quest’idea non servirà a farci conoscere dagli extraterrestri, sarà servita a noi per sognare. Sagan era un mago in questo. Se negli ultimi 50 anni abbiamo esplorato tutto il sistema solare lo dobbiamo in parte alla sua capacità di ispirare».
Sarà un segno della mancanza di ispirazione odierna, ma la sonda New Horizons, che un mese fa ha incontrato Plutone, a bordo non aveva proprio nessun messaggio. A farci sognare oggi è semmai il miliardario russo Yuri Milner, che a fine luglio ha stanziato 100 milioni di dollari per la ricerca di vita extraterrestre, insieme all’astrofisico Stephen Hawking.
A ispirare Milner, quando aveva 10 anni, fu proprio la lettura di un libro di Sagan sulla vita aliena.