La Stampa, 10 agosto 2015
Tenere i nervi saldi e non mostrare paura è ancora rimasta una caratteristica molto «british», e non sarà certo Elisabetta a cambiare l’agenda dei propri impegni perché qualcuno vuole ucciderla. I terroristi dell’Isis non sono niente di nuovo: ci sono già stati quelli dell’Ira, che hanno assassinato nel 1979 un cugino di Elisabetta, Lord Louis Mountbatten, e minacciato per anni la Royal Family. Alla madre, la Regina aveva confidato che temeva solo di restare invalida dopo un attentato, ma non di morire
Quando Marcus Sarjeant, un ragazzo che voleva diventare qualcuno, le esplose contro sei colpi di pistola il 13 giugno del 1981, Elisabetta si girò a guardarlo, visibilmente seccata. Poi calmò Burmese, la cavalla che montava e che si era imbizzarrita per gli spari e il trambusto, e proseguì al passo verso la Horse Guard Parade, come se niente fosse successo. I colpi erano a salve, ma nessuno in quel momento lo sapeva.
Se in qualunque paese del mondo fossero sparati dei colpi contro la massima autorità dello Stato, interverrebbero subito decine di auto a sirene spiegate, e ogni cerimonia verrebbe annullata in attesa di chiarire la situazione. Ma non in Gran Bretagna. Tenere i nervi saldi e non mostrare paura è ancora rimasta una caratteristica molto «british», e non sarà certo Elisabetta a cambiare l’agenda dei propri impegni perché qualcuno vuole ucciderla.
La Regina, in passato, ha parlato spesso di questo con suo marito Filippo e con la madre Elizabeth. I terroristi dell’Isis non sono niente di nuovo: ci sono già stati quelli dell’Ira, che hanno assassinato nel 1979 un cugino di Elisabetta, Lord Louis Mountbatten, e minacciato per anni la Royal Family. Alla madre, la Regina aveva confidato che temeva solo di restare invalida dopo un attentato, ma non di morire.
Elisabetta pensa che uno dei suoi doveri principali sia quello di farsi vedere dalla gente. Per questo viaggia su auto dai grandi finestrini o su carrozze scoperte, indossando abiti e cappelli che la rendano riconoscibile anche da lontano. Nonostante le minacce che riceve, intorno a lei non si vedono mai le guardie del corpo che proteggono rock star e politici. Quando cavalcava ancora, si ergeva sopra la folla nelle parate e sarebbe stato facilissimo prenderla di mira. La regina Vittoria subì sette attentati e reagì sempre con grande freddezza, perché non bisogna mai mostrare paura: l’importante è restare al proprio posto, qualunque cosa accada o possa accadere.
Persino i cavalli delle parate sono allenati nei Royal Mews di Buckingham Palace a non imbizzarrirsi per esplosioni o colpi di arma da fuoco e a mantenere la stessa freddezza di chi li cavalca.
D’altra parte, il self control della Regina è noto a tutti. Quando l’imbianchino Michael Fagan scavalcò il muro di Buckingham Palace nel 1982 ed entrò nella sua camera da letto, lei lo intrattenne e gli offrì delle sigarette in attesa dell’arrivo degli agenti di servizio. In tutto il suo lungo regno non è mai scappata davanti a una minaccia, e non lo farà certo adesso.