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 2015  agosto 10 Lunedì calendario

Chi fa vacanze intelligenti sa bene che la fauna in cui ci si imbatte in festival musicali e no, musei, mostre d’arte, scavi, città d’arte, rassegne cinematografiche e teatrali, biennali, triennali e quadriennali e quant’altro, rappresenta una serie di «tipi» umani e vacanzieri più o meno fissi. Il catalogo è questo

La scena culminante è quella in cui Anna Longhi, nei panni extralarge della moglie di Alberto Sordi, «fruttarolo» romano in vacanza coatta fra festival e musei, si addormenta su una sedia in una sala della Biennale di Venezia e viene scambiata per un’installazione d’arte contemporanea dagli altri visitatori. Correva l’anno 1978 e Le vacanze intelligenti, terzo, ultimo e migliore episodio del film collettivo Dove vai in vacanza?, faceva il verso a quei pochi eccentrici che rifiutavano i rituali canonici dell’estate italiana, stessa spiaggia stesso mare, e sceglievano la Cultura.
Naturalmente, tanto Remo Proietti (appunto Sordi) quanto la moglie «buzzicona» Augusta non avrebbero alcuna voglia di rinunciare alla loro rassicurante vacanza nazionalpopolare. Vengono forzati dai figli, «che hanno studiato» e che approntano loro un micidiale programma di festival e musei, per di più aggravato da una dieta. Nel finale, i nostri eroi tornano a casa, a Roma, e la trovano occupata dagli amici internazionali e ovviamente «capelloni» dei pargoli. Ma, con il tipico populismo del Sordi regista, tutto si appianerà davanti allo spaghetto conciliatore, secondo l’antica massima italiana che magnare riconcilia tutti, perfino gli intellettuali più pericolosi.
Il boom della cultura
Proprio rivedere quel film neanche tanto remoto (e tuttora divertentissimo) permette di apprezzare quanto siano cambiati usi, costumi e soprattutto consumi degli italiani. Perché il turismo culturale, come ha confermato una recente indagine di Federculture e Federturismo, «continua a crescere e rappresenta ormai oltre il 36% dell’intero mercato». Con le solite diseguaglianze, perché il Sud resta indietro: rappresenta il 25% del patrimonio storico-artistico nazionale, ma accoglie solo l’8% dei turisti stranieri. Però il dato è importante e, insomma, quella che ieri era un’eccezione oggi è quasi una regola. Gli ultimi dati disponibili, quelli del primo trimestre di quest’anno, dicono che i visitatori di musei e aree archeologiche sono cresciuti del 9.9%.
Ora, chi fa vacanze intelligenti sa bene che la fauna in cui ci si imbatte in festival musicali e no, musei, mostre d’arte, scavi, città d’arte, rassegne cinematografiche e teatrali, biennali, triennali e quadriennali e quant’altro, rappresenta una serie di «tipi» umani e vacanzieri più o meno fissi. Sostanzialmente, quattro.
La prof democratica
La definizione fu inventata dal grande Edmondo Berselli. Non tutte le professoresse democratiche fanno effettivamente le prof (ma molte sì, e in ogni caso sono democratiche), ma tutte condividono la fede cieca nei «totem culturali» (sempre Berselli) ovviamente di sinistra e politicamente corretti. Corrono a vedere quel che si «deve» vedere, perché ne hanno parlato gli intellettuali giusti sui giornali giusti. I risultati sono talvolta grotteschi. Per esempio, alla mostra bolognese con La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer e poco altro. Quadro celebre, santificato da un romanzo e da un film entrambi di successo, quindi con resse e risse per entrare. Ma nessuna, fra le professoresse incolonnate nella Bologna pazza per la Ragazza, sapeva che a poche centinaia di metri c’era la Pinacoteca nazionale. Piena di Raffaello e vuota di visitatori.
Il genitore educativo
Sono quelli che sacrificano le vacanze per acculturare i pupi, i quali preferirebbero di gran lunga passarle all’Aquafan o a Gardaland come tutti. Alla fine, naturalmente, fanno tutti delle pessime vacanze: i pupi perché si annoiano, i genitori perché si preoccupano della loro salute mentale quando, davanti alla Gioconda o al Gattopardo restaurato, i figli iniziano a parlare nostalgicamente di Riccione e dell’ultimo Mad Max.
Lo straniero colto
Il grand Tour, si sa, è finito da un paio di secoli. L’unica cosa che hanno i comune Goethe e il tedesco medio in vacanza in Italia è che sono passati tutti e due dal Brennero. Però capita tuttora di imbattersi in stranieri che conoscono l’Italia molto meglio degli italiani e correggono guide che sbagliano di un anno la data della battaglia di Montaperti o didascalie che attribuiscono a Palma il vecchio un Palma il giovane. I peggiori sono i francesi, perché lo fanno notare, e i giapponesi, perché non lo fanno notare affatto ma assumono un’espressione dolente. Con gli americani si va sul sicuro: non sanno nulla.
Il vero snob
Tutti ne abbiano incontrato qualcuno. Sono quelli che ti dicono di andare nella località X ma, mi raccomando, di evitare la splendida cattedrale per la quale è universalmente celebre. Bisogna invece andare nella chiesetta secondaria. Lì, ignorare la navata centrale e dirigersi nella seconda cappella a destra (se è chiusa – ed è sempre chiusa – cercare il sagrestano e dargli la mancia). Poi, schifare l’altar maggiore e guardare a sinistra. Il secondo quadro dall’alto è la rarissima, unica testimonianza di un dimenticato ma fondamentale maestro del Quattrocento, noto solo all’amico vero snob e adesso anche a te. Bella soddisfazione. Poi torni a casa e ti fai due spaghi. Proprio come Remo Proietti.