Il Sole 24 Ore, 10 agosto 2015
Dalla Tasi all’Imu, altre 8mila aliquote. Crescono ancora il carico sull’abitazione principale e l’imposta municipale sugli altri immobili. Ritocca di qua e correggi di là, infatti, i Comuni hanno modificato 3.735 volte le aliquote della Tasi, mentre i correttivi all’imposta municipale unica sono stati 4.042. Risultato: 7.777 modifiche piccole o grandi che i proprietari degli immobili, e gli inquilini nei casi in cui la Tasi riguardi anche loro, dovranno affrontare nel saldo da pagare entro il 16 dicembre
Dopo due anni di disonorato servizio la Tasi si appresta a uscire di scena, se la prima puntata del piano taglia-tasse annunciato dal premier Matteo Renzi troverà nella manovra di fine anno la possibilità di partire davvero. Nelle stesse settimane in cui i tecnici del Governo faticheranno sulle quadrature di bilancio, però, i contribuenti dovranno fare i conti con l’ultima rata del tributo sui servizi indivisibili che, prima di dire addio ai contribuenti, mette a segno due mosse per farsi rimpiangere il meno possibile: un altro piccolo aumento del carico sull’abitazione principale, e una nuova decisa impennata nel numero di aliquote, grazie all’incrocio con l’imposta “gemella” Imu, che moltiplica le variabili da gestire per i contribuenti. Ritocca di qua e correggi di là, infatti, i Comuni hanno modificato 3.735 volte le aliquote della Tasi, mentre i correttivi all’imposta municipale unica sono stati 4.042. Risultato: 7.777 modifiche piccole o grandi che i proprietari degli immobili, e gli inquilini nei casi in cui la Tasi riguardi anche loro, dovranno affrontare nel saldo da pagare entro il 16 dicembre.
I sindaci, con l’eccezione di quelli siciliani, non hanno più la possibilità di modificare ancora i parametri dei due tributi, ma la raccolta delle delibere da parte del ministero dell’Economia continua e, una volta recepiti anche i ritardatari che hanno deciso le nuove aliquote ma non le hanno ancora trasmesse a Via XX Settembre, il conto delle modifiche potrà superare di slancio quota 8mila.
«Questo caos endemico – riflette Bonfiglio Mariotti, presidente di Assosoftware – si è esteso ormai anche alle scadenze, come mostra il caso paradossale dell’Imu agricola, ai cambiamenti imposti a pochi giorni dai termini di versamento e alle delibere comunali, spesso di una complessità senza precedenti».
Dopo una trattativa serrata con le amministrazioni locali, infatti, il Governo ha deciso per la prima volta da molti anni di non far slittare all’autunno i termini per chiudere i preventivi dei Comuni, per cui le modifiche alle aliquote arrivate dopo il 30 luglio scorso avrebbero effetto solo dal prossimo anno, quando però il panorama della fiscalità locale sugli immobili dovrebbe subire l’ennesima, radicale rivoluzione. Solo in Sicilia, anche grazie alle insistenze del ministro degli Interni Angelino Alfano, i tempi si sono allungati fino al 30 settembre, com’era stato già deciso anche per Città metropolitane e Province, ma questa proroga “selettiva” dipende da un caos normativo prodotto dall’Assemblea regionale sull’avvio anche nell’isola della riforma della contabilità.
Il censimento, riassunto nel grafico qui a fianco, realizzato grazie ai dati di ItWorking, la società del sistema Assosoftware che ha monitorato per Il Sole 24 Ore le aliquote 2015 di Imu e Tasi decise dai Comuni italiani, mostra i risultati di questo lavorio delle amministrazioni locali. In entrambi i tributi, mostra la banca dati che è stata integrata ai software gestionali, prevalgono le conferme rispetto all’anno scorso, ma come accennato non mancano i movimenti che a dicembre modificheranno i conti a carico dei contribuenti in modo più o meno sostanzioso a seconda dei casi.
Nel quadro della Tasi applicata sulle diverse tipologie di immobili, modifiche in aumento e in diminuzione praticamente si pareggiano, perché le prime sono 1.945, mentre le seconde si fermano a 1.790; la Tasi, però, è prima di tutto il tributo dell’abitazione principale, e in questo settore (pertinenze comprese) gli aumenti doppiano le riduzioni. Il tributo sull’abitazione principale cresce rispetto all’anno scorso in 354 Comuni, mentre diminuisce in 183 casi: la conseguenza è un lieve aumento dell’aliquota media, che dunque a consuntivo promette di far crescere un po’ il bottino da 3,4 miliardi di euro realizzato nel 2014. In senso opposto vanno invece le aliquote sugli altri immobili, che però rappresentano circa un quarto della Tasi totale.
L’Imu, invece, cresce in otto casi su dieci. Anche nella “vecchia” imposta municipale unica le conferme dei parametri già decisi negli anni scorsi dominano il quadro, ma chi decide di rivedere le aliquote in genere le spinge all’insù, con una tendenza che riguarda sia le case concesse in locazione sia quelle mantenute vuote. Si tratta di un altro piccolo segno della febbre che continua a crescere nei bilanci locali, con cui dovrà fare i conti anche la partita delle coperture che si giocherà nella manovra per il 2016.