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 2015  agosto 07 Venerdì calendario

Nuovo attacco hacker al Pentagono. A lanciarlo sono stati i russi, si sono introdotti tramite i social media poi hanno attivato un programma di software che nel giro di un solo minuto ha raccolto e distribuito su Internet i dati di almeno 4.000 degli impiegati di massimo livello del ministero della Difesa

Un nuovo attacco pirata particolarmente sofisticato ha colpito la centrale del Pentagono, mettendo a repentaglio i dati personali di migliaia di impiegati della difesa americana. A lanciarlo sono stati i russi, come hanno detto ieri alla rete televisiva NBC fonti anonime, ma interne alla centrale. Gli hackers avevano come bersaglio gli Stati Riuniti del Pentagono, e la loro missione è stata rapidissima. Si sono introdotti ancora una volta tramite i social media, ormai un classico per questo tipo di assalti, poi hanno attivato un programma di software che nel giro di un solo minuto ha raccolto e distribuito sull’Internet i dati di almeno 4.000 degli impiegati di massimo livello del ministero della Difesa.
L’ALLARME
L’allarme è scattato quasi immediatamente, ma non c’era più nulla da fare per impedire la violazione. L’unico provvedimento preso dal ministero è stato il blocco totale della circolazione della posta elettronica privata per tutti gli impiegati, limitatamente ai messaggi non classificati, per due settimane. Le stesse fonti confermano che la violazione ha colpito solo materiale non classificato, e che non c’è stata fuga di materiale sensibile. L’episodio si è verificato il 25 di luglio, e la misura scadrà il prossimo fine settimana. Gli americani sono sicuri della paternità russa dell’attacco, e pensano che sia partito dall’interno di strutture governative di Mosca, anche se non sono in grado di concludere che il Cremlino le ha ordinate. Non è certo la prima volta che pirati elettronici, al comando di governi stranieri o nella speranza di vendere il materiale sottratto, colpiscono le sfere più alte del governo americano.
I PRECEDENTI
Due mesi fa hacker cinesi sono riusciti ad appropriarsi delle informazioni relative a quattro milioni di impiegati federali, alcuni in servizio e altri in pensione. Gli stessi cinesi sono sospettati di aver avuto accesso a parte non classificata della posta del presidente Obama. Anonimo resta invece l’attacco che ha raccolto i nomi e i fascicoli di 21 milioni di americani, per i quali il governo di Washington aveva richiesto per vari motivi approfondimenti di indagine. Il presidente statunitense ha detto più volte che la materia va affrontata seriamente, e che i furti sono da considerare l’equivalente di un atto di guerra, ma finora il livello delle risposte non ha mai superato le note diplomatiche di condanna che hanno fatto seguito agli attacchi.