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 2015  agosto 07 Venerdì calendario

«Volevano il bicameralismo paritario, e invece rischiano di far crollare Palazzo Madama». Parla Roberto Calderoli, l’uomo che ha scritto di suo pugno 510mila emendamenti sul ddl di riforma costituzionale che «diventeranno un milione. A fronte di un milione di emendamenti la struttura non riuscirebbe neanche a stampare. Per regolamento infatti il milione di emendamenti dovrà essere stampato e distribuito a ogni senatore. Non parlo a vanvera, io studio». Tra questi anche un ordine del giorno in cui si introduce l’elettività dei senatori e si ristabiliscono le funzioni del Senato. «Se venisse approvato, ritirerei gli altri. Ne lascerei soltanto quattro»

«Facciano quello che vogliono. Andiamo in aula saltando il passaggio in commissione? Il mezzo milione di emendamenti diventerà un milione». A poche ore dalla scadenza per la presentazione degli emendamenti sul ddl di riforma costituzionale Roberto Calderoli, senatore del Carroccio, prepara la strategia per fermare l’azione dell’esecutivo di Matteo Renzi.
Davvero ha scritto di suo pugno 510mila emendamenti?
«Sì, è tutta farina del mio sacco. Mi avvalgo anche del sostegno del personale degli uffici legislativi e di alcuni docenti universitari. E poi di una serie di volontari. Che pur di fermare le riforme lavorano gratuitamente».
Scusi, questo numero spropositato di emendamenti potrebbe facilitare il passaggio diretto all’aula per azzerare l’ostruzionismo.
«Il governo non sa che fra i 510mila c’è anche un ordine del giorno che verrà prima di tutto il resto».
Cosa dice questo ordine del giorno?
«Ne ho presentato uno in cui si introduce l’elettività dei senatori, si ristabiliscono le funzioni del Senato, e, soprattutto, si reintroducono i pesi e i contrappesi per i motivi detti sopra. Perché altrimenti è una dittatura».
Se venisse approvato l’ordine del giorno farebbe dietrofront… 
«Li ritirerei e ne lascerei soltanto quattro».
Dunque il destino della riforma del Senato è appeso al suo ordine del giorno?
«Facciano quello che vogliono. Il mezzo milione di emendamenti diventerà un milione in aula. A fronte di un milione di emendamenti la struttura di Palazzo Madama non riuscirebbe neanche a stampare. Per regolamento infatti il milione di emendamenti dovrà essere stampato e distribuito a ogni senatore. Non parlo a vanvera, io studio. Pensa te cosa succederebbe se andasse tutto in tilt? Sarebbe la fine. Così si va il voto».
Le viene da ridere?
«Certo, qui rischia che venga giù tutto. Volevano il bicameralismo paritario, e invece rischiano di far crollare Palazzo Madama. Le dico di più: quando presenterò gli emendamenti per l’aula chiederò un coinvolgimento della Sovraintendenza affinché valuti come un Palazzo di quel valore storico possa reggere quel carico di carta».
Qual è la via d’uscita?
«Posso suggerire una soluzione: dovranno mettere in Aula un gran bel maxi schermo e dotare tutte le 320 postazioni di monitor. Oltre a questo devono modificare il regolamento. Peccato che in giunta per il regolamento non abbiano più la maggioranza».
È il gatto che si morde la coda. Dica la verità: si è messo d’accordo con la minoranza del Pd?
«Non mi metto d’accordo con nessuno. È chiaro che noi la pensiamo alla stessa maniera non solo della minoranza del Pd, ma anche della maggioranza dei senatori renziani. Peccato non possano proferire parola. Ah, se i senatori potessero votare liberamente. Due terzi del Palazzo voterebbero come me».
Evoca anche lei il Vietnam?
«Macché Vietnam, per me il Vietnam è stata la guerra più inutile».