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 2015  agosto 06 Giovedì calendario

Il mistero di Natalia Molchanova, la donna pesce scomparsa a Formentera per un tuffo con gli amici. La pluriprimatista di apnea è scesa a 30 metri senza pinne. Forse vittima delle correnti

La donna pesce. La regina dei tuffi profondi. Per dirla con le parole di Enzo Maiorca «la più tosta nel regno dell’apnea». Natalia Molchanova domenica ha infilato la sua muta viola, il suo abito preferito, la sua seconda pelle. Ha preso su di sé due chili di zavorra, ha lasciato le pinne in barca e si è tuffata nel blu delle Baleari, al largo di Formentera, per raggiungere una profondità di trenta, quaranta metri al massimo. «Niente», per una come lei: 41 record mondiali e 23 titoli di campionessa assoluta in 53 anni di vita. Eppure quel tuffo, fatto per divertirsi con gli amici e non per inseguire un primato, per Natalia è stato l’ultimo.
I compagni di immersione non l’hanno più vista tornare in superficie. E a questo punto, dopo quattro giorni di ricerche, la quasi ufficialità arriva dal figlio Alexey: «Sembra che mia madre resterà in fondo al mare».
Gli ultimi ad averla vista sono i tre amici con cui Natalia domenica aveva preso una barca a noleggio. A tre chilometri dal porto di La Savina il gruppo ha spento il motore e via, in acqua. Dopo qualche tuffo Natalia si è staccata dal gruppo. Quando gli amici non l’hanno più vista tornare hanno iniziato a cercarla, quindi hanno chiamato i soccorsi via radio. Elicotteri, imbarcazioni. Amici sommozzatori sono arrivati sul posto. Ma di lei nessuna traccia in questo tratto di mare dove le correnti sono forti e imprevedibili. Ieri le squadre di soccorso hanno interrotto le ricerche di profondità, affidate solo a un robot messo a disposizione dalla famiglia. Mentre continueranno quelle di superficie.
Il legame di Natalia Molchanova con l’acqua e il mare era cominciato con le gare di nuoto. Anche lì sono arrivate presto le medaglie. Poi la famiglia, i figli, l’hanno allontanata dai primati. Fino al suo ritorno, questa volta come campionessa di apnea. Con record che sono tutt’oggi imbattuti. In assetto costante, dove si può contare solo sulle proprie forze: 71 metri a rana, 91 in immersione libera, 101 con l’aiuto delle pinne. Anche il record di apnea statica è tutt’ora suo: 9 minuti e 02 secondi trattenendo il fiato. Così come quelli raggiunti in piscina nuotando senza mai respirare per 182 metri a rana e 237 con le pinne. «Era una superstar dell’apnea e tutti pensavamo che nulla potesse farle del male», ha dichiarato Kimmo Lahtinen, presidente della federazione mondiale Aida.
Ecco perché quel tuffo di trenta, quaranta metri nel blu delle Baleari per lei è «niente». «Un tuffo normale, giusto per guardare sotto come va, un tuffo di quelli che una come lei fa tutti i giorni, più volte al giorno», assicura Enzo Maiorca, che quei 101 metri in assetto costante lì ha raggiunti nel 1988, con il suo ultimo record. «Un tuffo dove non serve essere vincolati con un cordino di sicurezza al cavo guida. Certo... lì le correnti sono davvero imprevedibili».
Umberto Pelizzari, 17 record mondiali, di Natalia ricorda l’eleganza in acqua e la capacità di ascoltare. Ma soprattutto quell’attenzione per la sicurezza che accompagna ogni campione nel tentativo di superare i propri limiti. «Figuriamoci in un tuffo per lei così al di sotto delle sue potenzialità. Forse un malore le ha impedito di raggiungere la superficie, qualcosa che poteva succederle anche sul divano di casa – azzarda –. Il 90 per cento dei problemi che si possono avere dopo un tuffo in apnea si verificano tra i due metri di profondità e la superficie». Ma Natalia, la donna pesce, in superficie non è mai arrivata. Forse ha ragione il figlio d’arte Alexey, quattro record mondiali a 28 anni, quando dice che resterà in fondo al mare: «Cosa che, penso, le piacerebbe».